Pompósa
frazione del comune di Codigoro (provincia di Ferrara), situata a 1 m s.m. alla sinistra del Po di Volano. È celebre per l'abbazia benedettina, sorta forse nel sec. VII sull'antica via Romea. Dipendente direttamente dalla sede pontificia, sotto gli Ottoni era considerata monasterium in Italia princeps; il suo abate era principe dell'Impero e i privilegi ottenuti, assieme alle molte donazioni, ne fecero un centro religioso e culturale di prim'ordine: Guido d'Arezzo vi compose la scala musicale; san Pier Damiani alcuni suoi scritti; nei sec. XI-XII vi furono raccolti migliaia di manoscritti. Protetta dagli Estensi dal sec. XIII, nel XV fu abbandonata a seguito di un terremoto. La sua preziosa biblioteca, particolarmente importante tra il sec. XI e il XV (sono noti i due cataloghi che segnano le date estreme della sua fioritura, quello del 1093 e quello del 1459), fu dispersa al tempo della Rivoluzione francese; di essa furono recuperate ca. 3000 pergamene donate a Montecassino. Nel complesso dell'abbazia è di notevole risalto artistico la basilica di Santa Maria, costruita nei sec. VIII-IX in forme di derivazione ravennate, cui si uniscono elementi lombardi. Nel 1026 fu aggiunto il portico a tre archi ornato da terrecotte, sculture e scodelle in maiolica. Interessante costruzione preromanica è il campanile, innalzato nel 1063 dall'architetto Deusdedit (Diodato), suddiviso in nove ordini percorsi da sottili lesene e caratterizzato da un progressivo alleggerimento verso l'alto dovuto alla graduazione delle aperture. L'interno della basilica, a tre navate, è decorato da affreschi di scuola bolognese; più importanti quelli dell'abside, di Vitale da Bologna (1351). Del monastero restano alcuni locali, fra cui la sala del Capitolo, ornata di affreschi trecenteschi di un maestro riminese allievo di Giotto, e il refettorio, anch'esso affrescato.