Placòfori
sm. pl. [sec. XIX; dal greco pláx plakós, lastra, piastra1+-foro]. Classe (Placophora) di Molluschi Eterotecti primitivi esclusivamente marini, detti anche Loricati e Poliplacofori. "Per l'anatomia di un placoforo vedi disegno al lemma del 15° volume." Hanno corpo rivestito da 8 piastre calcaree allungate trasversalmente e articolate fra loro, sicché il corpo si può avvolgere a palla: questa struttura è omologa alla conchiglia degli altri molluschi. Il corpo, fornito di un piede a suola, simile a quello dei Gasteropodi, che si estende su tutta la faccia ventrale, non presenta distinzioni tra capo e tronco. Il mantello circonda una stretta cavità ai lati del piede, fascia la conchiglia ventralmente e ne circonda il margine laterale con una piega detta perinoto; talvolta ricopre anche l'intera superficie dorsale della conchiglia. Nel solco del mantello trovano posto ciuffi di branchie, in numero variabile, con le specie ma anche con l'età, da alcune unità a oltre 20. Nella cavità boccale è presente una radula, specie di raspa formata da dentelli chitinosi. Il cuore è formato da un ventricolo e due atri. L'apparato escretore consta di 2 nefridi che originano internamente nella cavità pericardica e sboccano all'esterno con un poro escretore. Il sistema nervoso è di tipo primitivo, con un cingolo periesofageo dal quale si dipartono un paio di cordoni pedali e un paio viscero-palleali. Fra gli organi di senso, sono particolari l'organo subradulare, probabilmente gustativo, e gli esteti, numerosissimi e diffusi sul mantello; questi, le cui funzioni non sono ben note, sono talvolta trasformati in ocelli, mentre non sono presenti occhi sul capo. I Placofori sono a sessi separati e il loro sviluppo passa attraverso uno stadio larvale simile alla trocofora. Questi molluschi, per esempio il genere Chiton, sono abbastanza diffusi nei mari italiani, prevalentemente nella zona litoranea dove vivono attaccati alle rocce. Si tratta di organismi bentonici; i più piccoli Placofori si rinvengono spesso a grandi profondità (oltre 4000 m), mentre quelli più grandi vivono generalmente a basse profondità o nella zona intertidale. Questi ultimi manifestano spesso un comportamento particolare, poiché abbandonano la tana la notte per nutrirsi, per poi fare ritorno esattamente nello stesso luogo.