Parkinson, morbo di

malattia cronica, detta pure paralisi agitante, propria dell'età presenile e senile. Insorge abitualmente tra i 50 e i 60 anni, ma può comparire anche al di sotto dei 40 anni, e ha andamento cronico con durata che può superare i 20 anni. § Eziologia, patogenesi e diagnosi. Le possibili cause della malattia restano ancora un argomento di ricerca. L'ipotesi per esempio di Parkinson indotto da virus non è stata ancora dimostrata. Tra le cause certe invece sono state identificate sia una componente genetica (20%) che ambientale (80%). Ricercatori italiani e statunitensi hanno identificato nel braccio lungo del cromosoma 4 una zona dove, con molta probabilità, si trova uno o più geni coinvolti nel morbo di Parkinson ed è noto che circa il 15% dei malati ha parenti affetti dalla stessa malattia. Per quanto riguarda l'influenza di fattori ambientali è stato osservato che in alcune aree particolarmente inquinate, dove vengono utilizzati pesticidi, erbicidi, idrocarburi o altre sostanze in grado di indurre parkinsonismo, la prevalenza del morbo è maggiore. Per questo motivo la diffusione del morbo sembra essere più estesa nelle campagne che nelle città. La patogenesi della malattia è stata ampiamente identificata nella drastica diminuzione a livello di alcune strutture del sistema extrapiramidale (sostanza nera, striato) della dopamina, uno dei principali neurotrasmettitori del sistema extrapiramidale. Tale carenza è responsabile di un'alterazione fondamentale dell'equilibrio con altri neurotrasmettitori attivi in queste strutture anatomiche, soprattutto l'acetilcolina, la cui attività, non più bilanciata dalla dopamina, diventa prevalente. Sembra inoltre certo che anche altri neurotrasmettitori quali, per esempio, l'acido gamma-amminobutirrico, l'acido glutammico e la serotonina, svolgano un ruolo non trascurabile, anche se non ancora del tutto precisato. La malattia incomincia in modo lento e subdolo con lieve tremore al capo o alle mani, le quali spesso ripetono a lungo piccoli movimenti (atto di sbriciolare il pane, di filare la lana, ecc.); la scrittura diviene tremula e con caratteri minuscoli (micrografia); il tremore dagli arti superiori si propaga a quelli inferiori e quando è molto accentuato può generalizzarsi o colpire un solo lato del corpo; la rigidità muscolare provoca di solito un atteggiamento in flessione e una particolare immobilità statuaria del viso (facies parkinsoniana); l'andatura è a piccoli passi e a gambe lievemente piegate; la parola è scandita, esitante all'inizio ed esplosiva in seguito; fra le alterazioni secretorie sono importanti la scialorrea, l'aumento della secrezione sudoripara e sebacea, la poliuria; il carattere spesso peggiora e subentra una facile irritabilità. La diagnosi si basa nella maggior parte dei casi sull'osservazione clinica e deve essere il più possibile precoce. L'esame clinico neurologico può essere integrato dal ricorso alla Tomografia Assiale Computerizzata(TAC) o alla Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) per effettuare una diagnosi differenziale ed escludere altre patologie quali i tumori o la demenza multiinfartuale. Un nuovo test funzionale, basato sulla Tomografia a Emissione di Fotone Singolo (SPECT) e sull'uso di un radiotracciante dei recettori per la dopamina (ioflupane), permette di ottenere un'immagine dettagliata del cervello e di cogliere precocemente la riduzione numerica dei neuroni quando ancora i sintomi non si sono manifestati e la perdita dei neuroni è intorno al 5 per cento. § Terapia. La terapia del morbo di Parkinson prevede l'uso di farmaci combinati variamente fra loro in diversi schemi terapeutici. Il principale è costituito dalla L-DOPA, precursore della dopamina, che viene trasformato in dopamina da una carbossilasi presente sia nel cervello sia nel fegato e da farmaci anticolinergici, utili per smorzare l'aumento di attività dell'acetilcolina. A questi si sono progressivamente aggiunti negli ultimi anni l'amantadina, farmaco antivirale capace di stimolare la sintesi e il rilascio di dopamina, la bromocriptina, avente azione dopamino-agonista, gli inibitori delle monoamminossidasi, che riducono il catabolismo della dopamina, prolungandone quindi l'effetto, gli anticolinergici che riequilibrano la bilancia tra dopamina e acetilcolina e le nuove molecole quali il pramipexolo che, oltre a esercitare un'azione protettiva nei confronti dei neuroni dopaminergici residui, rallenta la progressione della malattia. Tutti questi farmaci vengono spesso usati in maniera alternata per ridurre gli effetti collaterali che in una terapia così prolungata inevitabilmente tendono a manifestarsi. L'intervento chirurgico, che consiste nella lesione delle strutture extrapiramidali responsabili, è riservato ai casi con tremore grave o associato a ipertonia emilaterale e resistenti alla terapia medica. Negli ultimi anni è stata sviluppata la stimolazione cerebrale profonda cronica di talamo, pallido e subtalamo. Tramite un elettrodo stimolante, collegato con un generatore di impulsi, viene inibita in modo reversibile la funzionalità dei neuroni prescelti. Si ottiene in questo modo un miglioramento dell'acinesia, che consente di ridurre il dosaggio della levodopa e quindi di diminuire le discinesie indotte dal farmaco.

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