risonanza magnetica nucleare (medicina)
(propr. tomografia a risonanza magnetica nucleare). Tecnica diagnostica non invasiva, fondata sul principio delle onde radio, che consente una precisa visualizzazione degli organi e delle strutture interne senza che vengano utilizzate radiazioni ionizzanti o mezzi di contrasto. Il fenomeno della risonanza magnetica nucleare (RMN) si fonda sulla capacità posseduta da alcune molecole (soprattutto quelle della parte liquida intra- ed extracellulare) di passare, se sottoposte all'azione di un campo magnetico, da un determinato livello energetico a un altro (“situazione basale”). L'applicazione di un secondo campo magnetico, che abbia direzione diversa dal primo, comporta un'ulteriore modificazione della situazione energetica e il raggiungimento di uno “stato di eccitazione”. Il ritorno delle condizioni “basali”, che si ottiene interrompendo l'applicazione del secondo campo magnetico, si traduce in una cessione di energia che può essere valutata con la misurazione di alcuni parametri, chiamati “tempi di rilassamento”, con conseguente ritorno ai valori energetici primitivi. L'assorbimento, e la successiva cessione di energia, possono essere tradotti graficamente e successivamente elaborati sotto forma di immagini grazie all'ausilio di speciali e sofisticate apparecchiature. L'apparecchiatura necessaria per eseguire una RMN comprende un magnete, un sistema di rilevazione dei segnali emessi dalle molecole eccitate, una gabbia di Faraday e un elaboratore del segnale ottenuto. Le molecole capaci di sviluppare il fenomeno della risonanza sono numerose; tra queste l'idrogeno, il carbonio, l'ossigeno e il fosforo. Le più sfruttate a fini diagnostici sono quelle di idrogeno il cui segnale di risonanza, diverso da tessuto a tessuto in relazione alla sua composizione, consente di evidenziare il contrasto esistente tra i diversi tipi di tessuti permettendo di differenziarli con precisione. Tra gli organi che più si prestano a essere studiati con la risonanza magnetica nucleare vi sono quelli che compongono il sistema nervoso centrale (cervello, cervelletto e midollo spinale) nei quali questo esame permette la diagnosi delle malformazioni congenite, delle malattie su base vascolare, dei tumori e delle patologie degenerative. Altre applicazioni diagnostiche sono rappresentate dalle patologie dell'apparato muscolo-scheletrico (in particolare nello studio della colonna vertebrale, delle articolazioni e dei legamenti), dalle malattie degli organi viscerali (fegato e vie biliari, pancreas, reni, ghiandole surrenali), del cuore (malattie del pericardio, alcune patologie delle camere cardiache) e dei vasi sanguigni (per esempio, nelle malattie congenite e acquisite dell'aorta toracica).