Oman
Indice(Salţanat ’Umān). Stato dell'Asia sudoccidentale (309.500 km²). Capitale: Mascate (Masqaţ). Divisione amministrativa: regioni (5), governatorati (3). Popolazione: 2.909.000 ab. (stima 2008). Lingua: arabo (ufficiale), inglese. Religione: musulmani (ibaditi) 73,6%, musulmani sunniti 14,1%, induisti 7,4%, cristiani 3,7%, altri 1,2%. Unità monetaria: rial Omani (1.000 baiza). Indice di sviluppo umano: 0,839 (53° posto). Confini: Golfo di Oman (NE), Mar Arabico (E e S), Yemen (SW), Arabia Saudita (W), Emirati Arabi Uniti (NW). Membro di: CCG, Lega Araba, OCI, ONU e WTO.
`Oman. Cartina geografica.
`Oman . Scorcio della regione montuosa di Dhufar.
De Agostini Picture Library/C. Sappa
`Oman . Una rigogliosa oasi presso Bahla.
De Agostini Picture Library/C. Sappa
`Oman . Un gregge di capre a Nakhl.
De Agostini Picture Library/C. Sappa
Generalità
Stato dell'Asia, affacciato sulle coste orientali della Penisola Arabica, e bagnato per una lunga striscia di terra dalle acque del Mar Arabico, non ancora confluite nel vicino Oceano Indiano, l'Oman si spinge sulla terraferma fin nel cuore degli Emirati Arabi Uniti, entro i cui confini sorgono due territori soggetti alla sua giurisdizione: Madha, un minuscolo agglomerato di case, e la penisola di Musandam, l'estrema enclave settentrionale che domina lo stretto di Hormuz. Oltre al passato coloniale, alla commistione tra tradizione e modernità, alla scoperta dei giacimenti petroliferi e a una ricchezza diffusa di recente acquisizione, l'Oman condivide con i vicini Stati arabi una parte di quello che viene chiamato il “Quarto vuoto”: la sezione sudorientale dell'Ar-Rub' al-Khālī, il deserto che occupa quasi un quarto dell'intera Penisola Arabica e che ne influenza morfologia, clima e organizzazione degli insediamenti. Famoso nell'antichità per la produzione e il commercio dell'incenso, l'Oman ha attraversato diversi secoli di isolamento prima di abbracciare la fede islamica, subire la dominazione portoghese, interessata alla posizione del Paese nelle rotte commerciali, e rifiorire sotto la dinastia degli Ya' aruba, prima, e del sultanato di Said bin Sultan (a metà dell'Ottocento) poi. Sotto la sua guida, infatti, il Paese raggiunse in breve tempo dimensioni e prestigio imperiali, fino a controllare alcuni territori africani della costa orientale e l'isola di Zanzibar. Tuttavia, i successivi passaggi di potere non riuscirono a far fronte alle profonde divisioni etniche e politiche interne, sottolineando nel contempo quanto l'abbandono delle pratiche tradizionali e l'apertura verso la modernità fosse un processo solo parzialmente compiuto. Alla fine del XX secolo, la salita al potere di Qabus ibn Saʽīd, che da quasi quarant'anni regna in Oman, ha segnato finalmente l'inizio della rinascita, grazie alla quale il Paese è gradatamente uscito dall'isolamento e dall'arretratezza che lo aveva connotato per buona parte del secolo. Modernizzazione economica, investimenti infrastrutturali, valorizzazione della formazione professionale, diffusione dell'istruzione, crescita culturale sono solo alcuni degli interventi che hanno caratterizzato l'amministrazione illuminata del governo. In equilibrio tra la salvaguardia della tradizione e del ricco passato culturale e la lusinga esercitata dalle potenzialità di un'economia florida e di una società avanzata, l'Oman vive dunque una condizione di stabilità sociale e politica, pur se in un contesto non ancora contrassegnato da una piena democratizzazione, come testimonia per esempio la partecipazione solo parziale dei cittadini al governo della cosa pubblica.
Lo Stato
Sultanato indipendente, già costituito sino al 1970 dall'imamato omonimo e dal sultanato di Masqaţ, l'Oman è indipendente dal 1971 ed è una monarchia assoluta; ogni potere è detenuto dal sovrano, che governa assistito da un'Assemblea consultiva di sua nomina. Nel 1992 tale Assemblea è stata, tuttavia, sostituita da un Consiglio consultivo del Sultano, maggiormente rappresentativo e con funzioni più ampie della precedente; dal 2000, il Consiglio viene eletto a suffragio limitato. Il sistema giudiziario in vigore si basa sulla Common Law britannica e sulla legge islamica; la giurisdizione internazionale non è riconosciuta. La giustizia è amministrata dalla Corte Suprema, ma è in fase di attuazione un sistema di corti civili a livello regionale. Nel Paese è in vigore la pena di morte. La difesa dello Stato è tripartita nelle tre armi tradizionali: esercito (uno dei corpi armati della regione meglio equipaggiati), marina e aviazione. Il servizio di leva si effettua su base volontaria, a partire dai 18 anni d'età. Per quanto riguarda il sistema dell'istruzione,dal 1970 è iniziato un programma di riorganizzazione scolastica e notevoli progressi sono già stati conseguiti, sia in termini di frequenza, sia in termini di incremento di edifici scolastici e di insegnanti. Nonostante le misure intraprese, il tasso di analfabetismo registrato nel Paese è ancora elevato (15,6%). L'istruzione del resto non è obbligatoria; quella primaria interessa i bambini compresi nella fascia di età che va dai 6 agli 11 anni. Quella secondaria, che va dai 12 ai 17 anni, è suddivisa in due cicli di 3 anni ciascuno. L'unica università dell'Oman, la Sultan Qaboos University, è stata aperta nel 1986. Benché la lingua ufficiale sia l'arabo, nelle scuole secondarie si usa anche l'inglese. Le minoranze ismailite e induiste possiedono invece scuole e insegnanti propri.
Territorio: geografia fisica
Paese vasto, ma in massima parte arido e povero, l'Oman forma una specie di grande arco all'estremità sudorientale della Penisola Arabica, affacciandosi al golfo omonimo e al Mar Arabico tra il capo Masandam, sullo stretto di Hormuz, e il capo Dharbat Ali, per ca. 1600 chilometri. Esso include varie regioni storico-geografiche, tra cui essenzialmente a N il Mascqaţ (stretta fascia per lo più montuosa fronteggiante il Golfo di Oman), e al centro l'assai più esteso Oman propriamente detto, territorio in prevalenza pianeggiante, chiuso a N dai rilievi del Masqaţ e ampiamente affacciato a E al Mar Arabico, mentre a W, dove i confini sono largamente imprecisi, si distende verso la depressione desertica del Ar-Rub' al-Khālī; all'estremità meridionale è infine il Dhufar (o Ẓufār), regione montuosa affacciata al Mar Arabico tra i capi Naws e Dharbat Ali, e confinante con lo Yemen . Dal punto di vista geografico l'elemento principale e più interessante del Paese è costituito dai rilievi del Masqaţ, tettonicamente estranei alla Penisola Arabica e che piuttosto si possono ascrivere al sistema montuoso iraniano, dal quale sono divisi mediante il Golfo di Oman. Si presentano con una serie di pieghe, disposte secondo l'andamento della costa, con potenti sedimentazioni, per lo più calcaree, sovrapposte a rocce archeozoiche; si sviluppano per ca. 600 km, con forme però raramente erte o accidentate, ma piuttosto assimilabili a quelle di un vasto altopiano. Il sistema, che in genere si mantiene su altitudini di 1200-1500 m, tocca i 3017 m nel Al-Jabal Al Akhḍar, o Montagna Verde: sono i venti monsonici, che scaricando sui fianchi del massiccio precipitazioni relativamente copiose, tali da consentire un certo sviluppo della vegetazione in una regione marcata dall'aridità, hanno valso alla montagna tale appellativo. Dopo le monotone distese della regione omanica, il Paese torna a farsi accidentato nel Dhufar. Orlo rialzato dall'immenso tavolato arabico, i monti del Dhufar (Gebel al Qamar, Gebel al Qara') segnano l'estremo tratto orientale del rilievo costiero dell'Arabia meridionale, che assai più vigorosamente è rappresentato, nella cuspide occidentale della penisola, dai monti dello Yemen. La presenza dei rilievi, che toccano i 1463 m nel Gebel Simhan, favorisce anche nel Dhufar l'insediamento umano, per le migliori condizioni idro-climatiche: sulla costa infatti si trovano numerose oasi , alimentate dagli uidian che scendono dai monti. § I rilievi del Masqaţ digradano più dolcemente all'interno nella regione di Al Dhahira, solcata dagli uidian che si disperdono nelle aree saline del Ar-Rub' al-Khālī: lungo questi corsi d'acqua temporanei sorgono parecchie oasi, sicché anche il Al Dhahira è discretamente popolata. § Attraversato dal Tropico del Cancro, l'Oman rientra nel dominio dei climi tropicali caldi e asciutti; le scarsissime precipitazioni, in media 100 mm annui, sono apportate dai monsoni: solo sul Al Jabal Al-Akhḍarl si raggiungono i 300 mm annui di pioggia. L'altitudine, oltre a “catturare” l'umidità delle masse d'aria, interviene a mitigare le temperature, ma nella maggior parte del Paese si hanno valori assai elevati: a Mascate la media annua è di ben 28 ºC, con inverni caldi (23 ºC) ed estati torride (34 ºC), rese più gravose dall'altissima percentuale di umidità dell'aria. D'estate inoltre l'interno dell'ʽOman può essere investito da venti caldi e asciutti, tra cui il simun, che proviene dal deserto.
Territorio: geografia umana
La popolazione è formata in prevalenza da arabi, ma numerosi sono anche gli indiani, i pakistani e gli iraniani di antica immigrazione, qui giunti per organizzare fiorenti commerci e oggi rappresentanti di una casta sociale privilegiata. Numerosi sono anche i neri africani, fatti affluire come schiavi e di cui l'Oman fu a lungo importante mercato. È presente inoltre una piccola minoranza di egiziani. Negli anni Ottanta del Novecento, di fronte alla massiccia presenza di lavoratori provenienti da altri Paesi, soprattutto asiatici, le autorità hanno varato leggi per la promozione dell'occupazione tra i cittadini omaniti. Nell'interno del Paese si hanno gruppi piuttosto esigui di nomadi o seminomadi, dediti all'allevamento, che per lo più si spostano stagionalmente dal deserto ai centri pedemontani. La maggior parte degli Omaniti è però, sedentaria e vive nei maggiori centri urbani, in oasi o in villaggi agricoli. La densità demografica media è molto bassa, 9 ab./km², a causa delle difficili condizioni climatiche. Tuttavia la popolazione si ripartisce in modo differenziato: infatti gli abitanti si concentrano soprattutto nel Masqaţ e, in particolare, nella fascia costiera, dove sorgono tutti i centri maggiori come As-Sīb, Maṭraḥ, Bawshar, Ṣuḥār e Mascate. La capitale fu sede di un vero e proprio impero marittimo in gran parte basato sulla tratta degli schiavi dell'Africa orientale; ancor oggi è dominata da antiche torri e fortezze, sui picchi rocciosi che coronano il porto. Altri attivi centri sono Ṣūr e, nel Dhufar, Ṣalālah; tra le maggiori oasi dell'interno è quella di Nazwá, posta sulle pendici meridionali del Al-Jabal Al Akhḍar e i cui abitanti si dedicano in prevalenza ad attività tessili e alla lavorazione dei metalli.
Territorio: ambiente
Se si eccettuano le oasi, cui un prezioso sistema di canali sotterranei fornisce acqua d'irrigazione, la vegetazione si riduce a un magro mantello di graminacee che cede alle distese desertiche del Ar-Rub' al-Khālī; sui fianchi dei monti più esposti alle masse d'aria umide si hanno verdi praterie e macchie boschive. Il governo omanita è impegnato da anni nella tutela delle risorse idriche, fortemente limitate e minacciate dalle infiltrazioni saline, e nella conservazione del patrimonio naturalistico, considerate la presenza sul territorio di specie a rischio di estinzione e i pericoli dell'inquinamento dovuto alle fuoriuscite di petrolio, specialmente sulle coste. Un parco nazionale (Al Saleel, nella regione di Ash Sharqīyah), due riserve naturali (Jebel Samhan, nell'area meridionale del Paese, e Dimaaniyat Islands, nei pressi di Mascate, una riserva sulle coste del Dhufar (Khawrs) e una per le tartarughe (Ra's al Hadd) costituiscono le aree protette, che coprono l'8,2% del territorio e ospitano una fauna ricca e diversificata: orice e leopardo dell'Arabia, capra, cammello, gazzella, lupo, gatto selvatico; animali marini e uccelli stanziali e migratori, come l'ibis, l'avvoltoio, il cormorano, la cicogna, il fenicottero e il falcone. A questi siti protetti si deve aggiungere l'Oasi dell'orice d'Arabia, un ecosistema desertico peculiare che ospita anche piante endemiche e altre specie animali, patrimonio UNESCO dal 1994 poi eliminato dalla lista a causa della decisione del governo di ridurne del 90% l'area.
Economia
Rimasto sino agli anni Settanta del sec. XX praticamente ai margini della moderna economia mondiale, l'Oman ha conosciuto un significativo sviluppo attraverso lo sfruttamento del petrolio, estratto a partire dal 1967 per conto della compagnia nazionale Petroleum Development Oman Co. L'economia è dunque dominata dal greggio, la cui produzione però è cominciata a calare dal 2001, e del gas naturale, il cui sfruttamento, al contrario, è in espansione. A partire dagli anni Ottanta del Novecento gli introiti derivanti dalla produzione petrolifera hanno permesso l'investimento negli altri settori e comparti. Inizialmente l'impegno statale si è concretizzato in particolare in opere di infrastrutture agricole (dighe e impianti d'irrigazione) e nel potenziamento dell'industria leggera. I piani successivi hanno consentito di incrementare le spese a favore dei servizi e dell'industria non petrolifera. Il Paese è riuscito a ottenere un costante innalzamento del prodotto interno lordo pro capite, che ammontava a 18.988 $ USA nel 2008, comunque il più basso dell'area, registrando, sempre nello stesso anno, un PIL di quasi 36 miliardi di $ USA. La florida economia del sultanato, che ha spesso risentito sia delle tensioni regionali, come nel caso della guerra del Golfo, sia delle cicliche fluttuazioni dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali, subendo numerosi periodi di crisi. I piani economici hanno puntato quindi anche sulle privatizzazioni e sulla ripresa degli investimenti dall'estero anche se il nuovo innalzamento dei prezzi del petrolio nei primi anni del Duemila ha in parte decelerato questa fase di rinnovamento e causato un aumento dell'inflazione. Le autorità sono comunque orientate all'espansione degli altri comparti, in particolar modo il terziario (servizi, turismo e nuove tecnologie), anche attraverso la privatizzazione (energia, acqua, servizi, telecomunicazioni) e all'apertura agli investimenti stranieri, favoriti dalla sigla di accordi di libero scambio con altri Paesi. Attraverso il Consiglio di Cooperazione del Golfo l'Oman intrattiene rapporti commerciali con l'Unione Europea, la Cina e il Giappone. § Il settore dell'agricoltura concorre in maniera modesta alla formazione del PIL ed ha prevalentemente carattere di sussistenza. Nelle oasi si coltivano palme da dattero, cereali (sorgo, miglio, orzo), ortaggi (pomodori) e tabacco; antiche tradizioni ha anche la frutticoltura, specie la coltivazione degli agrumi e, in seguito, delle banane; cotone e canna da zucchero trovano invece un certo spazio nel Dhufar. § Particolarmente curato è l'allevamento di ovini e caprini, di bovini, presenti nel Dhufar, e di cammelli. § Maggior importanza ha però la pesca, soprattutto delle sardine, che costituiscono la principale risorsa economica per molte genti costiere e che sono anche in buona parte esportate. Nell'ultimo decennio del sec. XX si sono avuti benefici dall'ampliamento della flotta e dalla costruzione di un impianto per la conservazione e la surgelazione del pesce, mentre di contro si sono fatte più percepibili forme di inquinamento legate in particolare alle attività petrolifere. Si raccolgono ancora per antichissima consuetudine le ostriche perlifere. § L'attività di tipo industriale è centrata sullo sfruttamento degli idrocarburi ma non mancano altre imprese manifatturiere; inoltre prospera un vivace artigianato. La scoperta del petrolio ha indotto una serie di fondamentali trasformazioni nel settore secondario, che contribuisce oggi a quasi due terzi del PIL. Altre risorse minerarie sono l'oro, l'argento, la cromite e il rame, che alimenta gli impianti metallurgici di Ṣuḥār. Inoltre sono attive le industrie di lavorazione dei materiali da costruzione e cemento (Raysut, nell'estremo Sud, e Rusail, a nord di Mascate), di prodotti chimici, fibre ottiche e il tessile, oltre agli impianti di raffinazione del petrolio e per la produzione di gas naturale liquefatto (LNG). Nuovi progetti riguardano la produzione di fertilizzanti, alluminio e acciaio. § Con i proventi delle royalties sul petrolio sono stati soprattutto potenziati i servizi sociali, scuole e ospedali in primo luogo, nonché le infrastrutture viarie e delle comunicazioni in genere. Il sistema stradale, notevolmente incrementato, si avvale soprattutto della superstrada, completata nel 1977, che collega Mascate con il vicino emirato di Dubai; le altre principali arterie raccordano Maṭraḥ con l'oasi di Nazwá e la città di Ṣalālah con Raysut, nel Dhufar. L'Oman dispone degli aeroporti internazionali di Seeb presso Mascate e di Ṣalālah (compagnia di bandiera è la Oman Air), nonché di numerosi porti come quelli di Ṣalālah e di Qabus, presso Maṭraḥ, cui si aggiunge il terminal petrolifero di Mina al Fahal, collegato per oleodotto ai principali giacimenti petroliferi. Il commercio internazionale, più che decuplicato in pochi anni, è basato sull'esportazione del petrolio e del gas naturale liquefatto; per il resto il Paese esporta datteri, agrumi, pesce, prodotti chimici e metalli. Le importazioni sono eminentemente rappresentate da macchinari e mezzi da trasporto, prodotti industriali vari, generi alimentari. La bilancia commerciale è largamente attiva; gli scambi più intensi si svolgono, per quanto riguarda l'export, con la Cina, la Corea del Sud, il Giappone, la Thailandia, il Sudafrica e gli Emirati Arabi Uniti, mentre, per ciò che concerne l'import, soprattutto Emirati Arabi Uniti e Giappone. Il turismo, favorito dalle politiche governative, ha trovato enorme sviluppo sulla falsariga di altri Paesi del Golfo, con un'ampia offerta di infrastrutture: hotel di lusso, centri sportivi e commerciali ecc.
Storia
Patria e rifugio di arditi navigatori e di pirati fin dall'antichità, l'Oman fu controllato dai Portoghesi dagli inizi del sec. XVI sino al 1648 allorché furono cacciati dall'imām Nāṣir ibn-Muršid. Nel 1741 alla dinastia dei Banū Yaruh si sostituì quella degli Abu Saʽīd che condusse una politica espansionistica fregiandosi del titolo di sayyd (signore). Durante la prima metà dell'Ottocento il sultanato fu il più potente Stato dell'Arabia; ma dovette anche far fronte a tentativi annessionistici dei Paesi vicini e al pericolo di secessione da parte delle tribù dell'interno che, all'inizio del sec. XX, riuscirono a reggersi in quasi assoluta indipendenza. Tuttavia anche l'Oman (ma fino all'agosto 1970 il sultanato si chiamò Mascate e Oman) finì per cadere nell'orbita inglese: i “rapporti speciali” con la Gran Bretagna, più volte richiamati da accordi (si ricorda il Trattato del 1939), ebbero termine nel 1971, quando la Gran Bretagna decise di ritirarsi dal Golfo Persico e il sultanato riacquistò la sua piena indipendenza. Il sultano Qabus ibn Saʽīd ha cercato di rompere il precedente isolamento culturale ed economico. Ammesso nella Lega degli Stati Arabi nel 1971, il sultanato, dal 1972, col sostegno delle truppe iraniane, fu portato a contrastare la guerriglia del Fronte popolare di liberazione dell'Oman sostenuto dal confinante Yemen. Sconfitta la guerriglia (1975), l'Oman concluse una tregua con lo Yemen (1976). I rapporti tra i due Paesi furono poi normalizzati nel 1982. Dopo il ritiro delle truppe iraniane, l'Oman stipulò un accordo militare ed economico con gli USA cui furono concesse basi aeree e navali. La collocazione nel campo dei Paesi arabi moderati fu quindi ulteriormente consolidata in seguito agli eventi della guerra Iran-Iraq, pur essendosi allora manifestate delle nuove aperture diplomatiche (segnatamente la ripresa dei contatti con l'Unione Sovietica): espressione formale ne fu il rafforzamento delle intese con il Consiglio per la Cooperazione nel Golfo. La raggiunta pacificazione definitiva con lo Yemen quindi permise allo Stato di dedicare maggior attenzione allo sviluppo economico industriale. Negli anni Novanta, stabile dell'assetto istituzionale di una monarchia sostanzialmente assoluta, temperata solo da un Consiglio consultivo (Majlis al-Shura) di nomina sovrana, il Paese mantenne la sua collocazione all'interno dello schieramento moderato del mondo arabo. I buoni rapporti già stabiliti con i Paesi occidentali, più particolarmente con gli Stati Uniti, si rafforzavano in seguito alle vicende legate alla guerra del Golfo (1991). Il sultano avviò un processo di democratizzazione promuovendo un programma di riforme riguardanti l'economia e la politica con, a riguardo, la creazione di un parlamento eletto direttamente dai cittadini. Nel 1997 furono estesi i diritti alle donne: nelle elezioni successive il governo scelse due donne per la formazione del Consiglio consultivo e il sultano nominò quattro donne nel Consiglio di Stato. Sempre nello stesso anno l'Oman stabilì accordi commerciali e diplomatici con Israele, ma il processo si arrestò a causa dell'opposizione della Lega Araba. Nel 2002 il sultano estendeva il diritto di voto a tutti i cittadini di età superiore ai 21 anni e alle elezioni del 2003, che coinvolgevano per la prima volta tutta la popolazione, furono elette anche due donne tra gli 83 membri del Consiglio consultivo. All'inizio del 2011 avvenivano manifestazioni popolari che chiedevano riforme politiche e sociali, e le dimissioni del governo. In marzo il sultano Qabus procedeva a un rimpasto di governo, sostituendo dieci ministri, tra cui quelli di economia, industria e interno.
Cultura: generalità
L'Oman è, come i suoi vicini della Penisola Arabica, un Paese profondamente islamico. Tuttavia, benché questo comporti, per esempio, l'applicazione di molte limitazioni sociali che discriminano la figura femminile, l'interpretazione dei precetti coranici è qui meno oppressiva rispetto alla limitrofa Arabia Saudita. Se, da un lato, in molti villaggi si vive ancora secondo usanze tradizionali, se non tribali, di contro nelle città lo sviluppo e la modernità hanno trovato, più che altrove, un alto grado di integrazione con l'eredità storica. Nell'architettura, in primis, che ha utilizzato soluzioni in cui molti elementi classici sono stati mantenuti e inseriti in costruzioni moderne, evitando il contrasto e l'ostentazione presenti in altri centri urbani mediorientali. Proprio l'equilibrio estetico tra storia e innovazione fa di Mascate, la capitale, un luogo piacevole in cui poter entrare in contatto con le diverse anime del Paese. Qui hanno sede le istituzioni culturali più importanti, riunite sotto la supervisione del Ministero dell'eredità nazionale e della cultura: vi sono il Museo dell'Oman, fondato nel 1974, in cui sono conservati molti oggetti di arte islamica, il Museo nazionale (1978), il Museo di storia naturale (1983). Nella capitale si trovano anche tre forti del XVI secolo, Mutrah, Jalali e Mirani (in tutto l'Oman ne restano diverse centinaia, di epoche diverse, così come molti sono i castelli nel deserto) e la suggestiva residenza del sultano. I siti culturali omaniti dichiarati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità sono il Forte di Bahla (1987); le Aree archeologiche di Bat, al-Khutm e al-Ayn (1988); la Via dell'incenso (2000); i Sistemi di irrigazione Aflaj (2006). Tra gli eventi culturali di primo piano si ricordano la Fiera internazionale del libro di Mascate, importante appuntamento annuale dell'editoria araba, e le esibizioni dell'Orchestra sinfonica reale.
Cultura: tradizioni
In Oman, e soprattutto nelle regioni dell'entroterra, sono ancora vive molte delle tradizioni locali. Le usanze e le pratiche indigene trovano espressione privilegiata nell'abbigliamento, nella grande varietà di danze e canti che accompagnano le celebrazioni religiose o civili e nei prodotti tipici dell'artigianato. Gli uomini spesso indossano il tradizionale dishdashah, una sorta di camicione, accompagnato da un turbante, il muzzar; le donne portano ampi pantaloni (sirwal), una lunga veste dai colori sgargianti (thawb), e una sorta di foulard sul capo (hijab). La danza e il canto sono vere e proprie arti, praticate da uomini e donne in tutto il Paese ma con alcune differenze da zona a zona. Nella regione di Ash Sharqīyah, per esempio, i canti sono divisi in tre categorie, con scopi diversi: vi sono canti del mare, del deserto e della città. La razha, diffusa invece in quasi tutto il sultanato, è un tipo di danza in cui i protagonisti recitano versi e utilizzano le tradizionali e bellissime spade, la cui lavorazione è tra le più pregiate e apprezzate del Medio Oriente. Nella penisola di Musandam, viceversa, i balli e le coreografie sono accompagnati molto spesso dai ritmi incalzanti delle percussioni. Nell'artigianato le eccellenze dell'Oman sono, oltre alle già menzionate spade, gli altrettanto famosi pugnali ricurvi, i khanjar dai foderi in argento decorato, le sculture in legno, i tessuti impreziositi da pietre e gioielli. A metà strada fra la produzione artigianale e quella industriale sta la realizzazione di imbarcazioni (le più note sono i sambuchi o dhow), attività locale di antica origine legata allo stretto rapporto fra questo popolo e il mare. La cucina nazionale non riserva particolarità che si differenzino dai tipici cibi arabi. Riso, carne (cucinata in molte maniere e con spezie diverse, come la shuwa, la cui preparazione richiede da 24 a 48 ore) e pesce costituiscono la base della gastronomia omanita, solitamente non piccante e contornata da dolci e bevande a base di latte o yogurt. Le principali festività sono quelle previste dall'Islam, a cui si sommano ricorrenze civili quali il National Day, che celebra la cacciata dei portoghesi nel XVII secolo, o il giorno del compleanno del sultano. Tra le attività sportive tradizionali si ricordano le corse con i cammelli e con i cavalli; da molti anni sono peraltro diffusi sport occidentali quali calcio o rugby.
Cultura: letteratura
Anche in Oman, come nel resto dei Paesi della Penisola Arabica, la produzione letteraria più sviluppata è quella poetica. Tra gli altri spicca il nome di ʽAbd ar-Raḥmān Rafī (n. 1938), che scrive sia poesie tradizionali dalle rigide regole stilistiche sia, come la maggior parte dei poeti arabi contemporanei, poesie moderne dal verso libero, e di Sheikh Abdullah bin Ali Alkhalili (1922-2000), autore di sei raccolte di poemi che spaziano dai temi religiosi alle istanze nazionalistiche, dall'epica all'elegia. Tra i poeti della nuova generazione emerge Sayf al-Riḥābī (n. 1956), scrittore e giornalista Sayf al-Riḥābī scrive i suoi versi nel genere della cosiddetta poesia in prosa, e le sue poesie parlano dell'unità della cultura araba contemporanea e dell'aspirazione degli intellettuali arabi alla libertà. Ha pubblicato diverse raccolte tra cui Nawras al-ğunūn (1981; Il gabbiano della follia) e al-Ğabal al-ahḍar (1982; La Montagna Verde). Nel genere del racconto breve citiamo Sa‘ūd al-Muzaffar che pubblica le raccolte Yawm qabla šurūq al-šams (1987; Il giorno prima del sorgere del sole) e Wa ašraqat al-šams (1987; Il sole è sorto).
Bibliografia
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