Lìpari
Indicecomune della Città Metropolitana di Messina (81 km), 44 m s.m., 88,61 km², 12.266 ab. (liparesi o liparoti), patrono: san Bartolomeo (24 agosto).
Lipari. Paesaggio della principale fra le isole Eolie.
De Agostini Picture Library/G. Veggi
Lipari. Un tratto della costa presso punta Palmeto.
De Agostini Picture Library/G. Roli
Lipari. Veduta di Lipari, principale centro dell'omonima isola.
De Agostini Picture Library/M. Leigheb
Lipari. Una veduta degli scavi sul Castello che hanno riportato alla luce una stratigrafia archeologica (dall'Età del Bronzo all'epoca romana) di grande interesse.
De Agostini Picture Library/ G. Roli
Generalità
Centro delle isole Eolie (o isole Lipari), situato sulla costa sudorientale dell'isola di Lipari, la maggiore dell'arcipelago, di natura vulcanica. L'abitato sorge in una baia riparata, a S del promontorio di Monterosa. A N di questo è la frazione Canneto, alle pendici della colata rossastra di ossidiana della Forgia Vecchia; lungo la costa settentrionale è l'abitato di Acquacalda. Lipari ha due località marine: Marina Corta e Marina Lunga. Rientrano nel territorio comunale le altre isole dell'arcipelago (Vulcano, Filicudi, Panarea, Alicudi e Stromboli) a eccezione di Salina, tutte costituite dalla parte emersa di antichi vulcani. L'isola di Vulcano è la più meridionale delle Eolie, separata dall'isola di Lipari da uno stretto braccio di mare, detto “le Bocche di Vulcano”; Filicudi, di forma ovale, è situata tra Alicudi e Salina; Panarea è l'isola più piccola dell'arcipelago, la più antica dal punto di vista geologico e la meno elevata; anche Alicudi ha un'estensione molto contenuta (5,2 km²) ed è la più occidentale, mentre Stromboli è la più orientale e si presenta con il caratteristico cono vulcanico arrotondato sulla cima.
Storia
Abitata fin dal Neolitico, Meligunis ebbe una civiltà propria, il cui sviluppo fu legato allo sfruttamento delle colate di ossidiana e alla lavorazione della ceramica. Tra i sec. XIX e XVIII a. C. fu importante scalo sulle rotte del Mediterraneo. Intorno al 575 a. C. fu colonizzata, con le isole circostanti, da Rodi e Cnido; la colonia greca ebbe il nome di Lipara. Durante la prima guerra punica Cartagine ne fece un'importante base navale e tale continuò a essere anche sotto i Romani, che la conquistarono nel 252 a. C. Nel sec. XVI l'isola venne saccheggiata dai Turchi guidati da Khayr ad-Dīn, detto Barbarossa, che deportò gli abitanti come schiavi. Fu in seguito riedificata e ripopolata da Carlo V e da allora seguì le sorti della Sicilia e del Regno di Napoli.
Arte
Marina Corta è collegata da un istmo alla penisoletta su cui sorge la chiesa delle Anime del Purgatorio; Marina Lunga, dove è l'approdo delle navi, è sovrastata dal Palazzo Municipale e dalla chiesa di Sant'Antonio. Corso Vittorio Emanuele è la strada principale, mentre su via Garibaldi si innestano i suggestivi vicoli interni. Il parco archeologico di contrada Diana conserva resti dell'abitato del Neolitico e dell'Età del Bronzo, su cui si svilupparono la necropoli greca e quella romana. Il castello, circondato dalle mura spagnole cinquecentesche, sorge sul sito dell'antica necropoli e ingloba resti della cinta greca e di quella medievale, la cattedrale dedicata a San Bartolomeo (di origine normanna, ricostruita in epoca barocca), alcune chiese (l'ex chiesa di Santa Caterina, la chiesa dell'Addolorata, quella dell'Immacolata e la chiesa di Santa Maria delle Grazie) e il Museo Archeologico Regionale Eoliano “Luigi Bernabò Brea”, con diversi padiglioni dedicati alla preistoria e protostoria di Lipari e delle isole minori, all'archeologia classica, all'archeologia marina e alla vulcanologia.
Economia
L'economia si basa sul turismo: meta di pescatori subacquei, Lipari dispone di ottime attrezzature ricettive e sportive e di uno stabilimento termale (acque calde salso-solfato-bicarbonato-sodiche). L'agricoltura produce uva da vino (malvasia delle Lipari DOC), ortaggi e frutta. Notevole importanza hanno la pesca e l'artigianato (lavorazione della pomice).
Curiosità e dintorni
Le isole Eolie sono state dichiarate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Vi furono girate scene dei film Stromboli, terra di Dio (1949) di Roberto Rossellini, Vulcano (1950) di William Dieterle, L’avventura (1960) di Michelangelo Antonioni, Kaos (1984) di Paolo e Vittorio Taviani e Caro Diario (1993) di Nanni Moretti. Lungo la costa di Vulcano si aprono numerose insenature e grotte marine, tra cui la più famosa è quella del Cavallo, in cui si assiste a splendidi giochi di luce; particolarmente bella è anche la piccola spiaggia del Gelso. A Filicudi molto suggestiva è la grotta del Bue Marino, profonda circa 20 m e larga 30 m, con una volta molto incurvata e colonnine naturali di lava alle pareti; l'isola è punteggiata da caratteristiche abitazioni, con piccole finestre per lasciare entrare la luce e con ambienti non comunicanti tra loro, ma ognuno aperto su una terrazza comune con pergolato. A Panarea una delle zone più belle è cala Junco, piscina naturale dall'acqua incredibilmente limpida e dagli straordinari colori, racchiusa da un promontorio a forma di mezzaluna. Nei dintorni dell'unico abitato di Alicudi, Alicudi Porto, situato nella parte settentrionale dell'isola, si trova il Timpone delle Femmine, un fortino naturale così chiamato perché durante le incursioni saracene offriva riparo alle donne dell'isola. Al largo della costa settentrionale di Stromboli si erge l'isolotto di Strombolicchio, dalla cui cima, raggiungibile con una ripida scala, si gode uno splendido panorama; le acque circostanti sono ricche di fondali corallini e attinie.
Archeologia
Vi sono stati individuati resti dai tempi neolitici all'età classica, grazie alle ricerche effettuate da L. Bernabò Brea e da M. Calier. Materiali del Neolitico più antico (facies di Stentinello) provengono dalla contrada Castellaro Vecchio; nelle contrade Diana e Piano Conte sono state raccolte ceramiche pertinenti a tipi considerati come “fossili-guida” di alcune facies culturali neolitiche ed eneolitiche dell'Italia meridionale e della Sicilia. A piazza Monfalcone è stata scavata una necropoli con rito misto (a inumazione e a incinerazione) della facies del Milazzese (sec. XIV a. C.). Ma la sequenza più importante è certamente quella scavata negli anni Cinquanta sul Castello, con resti di villaggi compresi tra la fase dell'antica Età del Bronzo di Capo Graziano e quella dell'Età del Bronzo finale dell'Ausonio II. L'abitato risulta essere stato distrutto agli inizi del IX secolo a. C. Sull'acropoli restano avanzi delle fortificazioni di età greca e di edifici ellenistici e romani. La necropoli in contrada Diana è ricca di ceramica ionica, attica, italiota e locale. Particolarmente noto il cosiddetto gruppo di Lipari, gruppo molto omogeneo (ca. 320-300 a. C.) di vasi a figure rosse rinvenuti in gran parte a Lipari e caratterizzati dall'abbondante uso di colori vivaci aggiunti (rosso, azzurro, verde, giallo, bianco). Una cinquantina di essi sono stati assegnati al cosiddetto Pittore di Lipari.