Hauptmann, Gerhart
Indicedrammaturgo e scrittore tedesco (Obersalzbrunn, Slesia, 1862-Agnetendorf 1946). Figlio di un albergatore e di madre pietista, studiò scultura, poi scienze naturali e storia. Nel 1883-84 visse a Roma come scultore. Il matrimonio con una ricca borghese nel 1885 gli diede agio di dedicarsi alle lettere. Entrò in contatto a Berlino con Hart, Bleibtreu, Dehmel, poi con Holz, Schlaf e Halbe. Nel 1912 ottenne il Nobel. Il regime nazista non osò perseguitarlo. Dopo il successo e lo scandalo di Vor Sonnenaufgang (1889; Prima dell'alba), dramma già pienamente naturalista, in cui Hauptmann fa uso del dialetto slesiano, seguirono Das Friedensfest (1890; La festa della pace) ed Einsame Menschen (1891; Anime solitarie), due analisi sulla crisi e sulla decadenza della borghesia. In Die Weber (1892; I tessitori) Hauptmann operò una spelndida trasfusione del linguaggio della protesta sociale (insurrezione dei tessitori nel 1844). Con Der Biberpelz (1893; La pelliccia di castoro), ambientato nel lacero bassofondo di Berlino, Hauptmann ha dato una delle migliori commedie al teatro tedesco e uno dei suoi personaggi più felici, la lavandaia Mutter Wolffen alle prese con la polizia guglielmina. Meno riuscita è la tragedia Florian Geyer (1895), sulla lotta fra contadini e cavalieri nell'età della Riforma. Audaci esperimenti di fusione fra la protesta naturalistica e la propensione mistico-fantastica degli slesiani sono Hanneles Himmelfahrt (1893; L'ascesa al cielo di Hannele), vita e morte di un'orfana maltrattata dal patrigno, Die versunkene Glocke (1896; La campana sommersa), acclamatissima rielaborazione del folclore in chiave simbolistica, musicata da Respighi nel 1927, e Und Pippa tanzt (1906; E Pippa balla). Fuhrmann Henschel (1898; Il carrettiere Henschel) svolge con molti echi ibseniani il dramma di un uomo debole ma perfettamente morale, mentre il capolavoro Rosa Bernd (1903) agita, in un grandioso personaggio femminile, i problemi del sesso, dell'amore e della maternità. La protesta contro la società malvagia s'incarna anche nel vagabondo visionario Quint del romanzo Der Narr in Christo Emanuel Quint (1910; Emanuele Quinto, il folle in Cristo) che si riallaccia alla novella giovanile, ma già matura per densità di stile, Bahnwärter Thiel (1885; Il cantoniere Thiel). La derivazione cristiana della sua pietà sociale è definitivamente ripudiata da Hauptmann nella novella, Der Ketzer von Soana (1914; L'eretico di Soana), dove un prete cattolico si fa capraro e riscopre il rapporto pagano, istintuale con la natura e la donna, che assurge a una sorta di gran madre mediterranea e si abbandona al sogno classico già evocato da Hauptmann nel diario Griechischer Frühling (1907; Primavera greca). Accanto a questi capolavori Hauptmann dà una serie di meno felici drammi, tra cui Kollege Crampton (1892; Il collega Crampton) e Michael Kramer (1900), dove non riesce a superare l'intima frattura di stile tra la minuziosa descrizione di una realtà brutale e la commozione sincera di fronte alla disperata condizione umana. La produzione posteriore al 1914 rivela un progressivo esaurirsi della forza espressiva dello scrittore tedesco, se si eccettua, forse, la tetralogia Iphigenie in Delphi (1940-44; Ifigenia a Delfi). Hauptmann, che è considerato il maggior drammaturgo e la voce più complessa del naturalismo tedesco, desume dal positivismo la tematica dell'ereditarietà biologica e del condizionamento sociale dell'uomo, vittima tanto dei propri istinti quanto del sistema capitalistico e della morale borghese. Gli sbocchi mitico-religiosi che Hauptmann ricerca lo collegano tuttavia al decadentismo e all'espressionismo.
Bibliografia
L. Mazzucchetti; Novecento in Germania, Milano, 1959; F. A. Voigt, Hauptmann und die Antike, Berlino, 1965; H. Daiber, Hauptmann oder der letzte Klassiker, Vienna-Monaco-Zurigo, 1971; R. Paoli, Hauptmann - Il folle in Cristo, Torino, 1973; H. Lipinsky, Essai sur les ouvrages de Hauptmann, Lione, 1983.