Epàtiche

sf. pl. [sec. XIV; da epatico, perché impiegate nella cura delle malattie del fegato]. Taxon di piante non vascolari da alcuni considerate come classe (Hepaticopsida) delle Briofite, da altri come una divisione (Hepaticophyta). Alle Epatiche appartengono ca. 8800 specie di vegetali distribuiti pressoché su tutta la Terra: mancano nei mari e sono rare nei luoghi aridi, mentre crescono, talora in grandi quantità, nei luoghi umidi e caldi; talune specie vivono anche nell'acqua dolce, immerse o galleggianti. Sono piccole piante autotrofe che presentano evidente alternanza di generazione, con predominanza dello stadio aploide: il loro ciclo metagenetico è comune a quello di tutte le Briofite. Le Epatiche tallose (o frondose) sono costituite da un tallo appiattito, più o meno ondulato, biforcato o ramificato, di colore verde o rossastro, che aderisce al terreno o alle rocce o galleggia sulle acque stagnanti; esso presenta sulla faccia superiore gli anteridi e gli archegoni, mentre sulla faccia inferiore di solito sviluppa peli ialini o colorati (rizoidi) mediante i quali la pianta si fissa al substrato e assorbe il nutrimento. Nelle Epatiche cormoidi (o fogliose) il gametofito, pur presentando sempre struttura dorsoventrale, è costituito da un fusticino assile più o meno cilindrico (caulidio) che porta ai lati, con disposizione alterna od opposta, oblique o appianate, variamente decorrenti o non, foglioline unistratificate di varia forma (fillidi), per lo più bilabiate e prive di nervatura, sovente accompagnate da una fila ventrale di foglioline ancora più ridotte (anfigastri). Il margine delle foglie, spesso dentato o intero, in varie specie si presenta come eroso, perché da esso si staccano gemme o propaguli destinati a diffondere la pianta per via vegetativa; nelle forme tallose tali propaguli si formano in speciali scodellette. A questo taxon appartengono gli ordini Jungermanniali, Marcanziali e Metzgeriali.