(Bucuresti). Costituisce con l'adiacente distretto di Ilfov (fino al 1989 considerato distretto agricolo ma poi sottoposto a intensa urbanizzazione) e col proprio municipio un'unità amministrativa di 1695 km², altezza media 70 m s.m., 1.934.449 ab. (2002); capitale della Romania.

Generalità

È situata nella parte sudorientale del Paese in un'area di lievissime ondulazioni al centro della pianura valacca, tra il Danubio a S e i Carpazi a N, ed è attraversata dal fiume Dîmbovita, affluente dell'Arges, in parte canalizzato, e da un affluente del Dîmbovita, il Colentina, il cui corso meandriforme si allarga a formare piccoli laghi anche all'interno del perimetro urbano. La città è divisa in sei settori amministrativi, a loro volta suddivisi in distretti. È il centro nevralgico del Paese per quanto riguarda le funzioni amministrative, ma anche per l'economia e i trasporti. La vita culturale è animata da un politecnico (fondato nel 1819) e da varie università statali e private, oltre ad accademie artistiche e scientifiche, biblioteche, teatri (una ventina) e musei.

Urbanistica e popolazione

L'insediamento prese origine da monasteri fortificati e piccole chiese su isole della pianura alluvionale, frequentemente soggetta a inondazioni, ma il nucleo “urbano” si formò sui terrazzamenti alla sinistra del Dîmbovita, in epoca medievale. I due periodi più significativi per la crescita topografica ed economica di Bucarest (così denominata dalla metà del sec. XV) furono quello ottomano, quando la città divenne capitale della Valacchia e vi si costituirono importanti corporazioni mercantili, e quello dell'unità nazionale romena, quando furono costruiti importanti edifici pubblici e si svilupparono in particolare le funzioni bancarie. Già nel primo periodo il centro urbano aveva raggiunto il fiume, manifestando la tendenza a debordare sull'opposta sponda destra, il che avvenne pienamente nel sec. XIX. Nonostante siano chiaramente individuabili due assi principali con direzioni NS e WE, l'agglomerazione di Bucarest si configura come una caratteristica “macchia d'olio”, in quanto, dopo le opere di regolazione dei corsi d'acqua, nessun ostacolo naturale si è frapposto all'espansione edilizia. Quest'ultima appare comunque più marcata a NW, dove si avvicina all'anello stradale esterno che raccorda la raggiera delle vie di penetrazione. Il centro storico, pur avendo subìto numerose alterazioni in seguito a calamità naturali (inondazioni, incendi e terremoti), mantiene la propria struttura a pianta irregolare, con vie strette e tortuose, mentre la città moderna, governata da piani urbanistici dalla fine dell'Ottocento e allargata moltissimo fra il 1950 e il 1980, è caratterizzata da strade larghe e rettilinee, con ampi spazi aperti (piazze, parchi e giardini), e da elevata densità abitativa nei quartieri periferici, costituiti in genere da grandi edifici di bassa qualità edilizia. La città ottomana arrivò a contare circa 50.000 ab., ma l'esplosione demografica avvenne dopo il 1880 (200.000 ab.), quando la popolazione si triplicò in mezzo secolo (640.000 ab. nel 1930), compiendo poi il balzo fino al milione addirittura in un decennio (999.650 ab. nel 1941). Dopo il ristagno dovuto al secondo conflitto mondiale, la crescita è risultata meno accelerata, raggiungendo 1.500.000 ab. nel 1970 e superando i 2.000.000 alla fine del secolo; in seguito, il generale declino demografico del Paese ha avuto riscontro anche nella capitale, che in pratica ha smesso di crescere.

Storia

Deve la sua iniziale importanza, fin dagli inizi del Quattrocento, alla posizione geografica. Scelta verso la metà del sec. XV come residenza stagionale dei voivodi valacchi, divenne alla fine del Cinquecento un'importante fortezza degli Ottomani. Nel 1698 si insediò a Bucarest il governo valacco-ottomano in forma permanente; durante il Settecento la città fu teatro del malgoverno e delle violenze dei principi fanarioti. Ripetutamente devastata dalle invasioni austriache e russe della Valacchia, più volte incendiata e quasi spopolata dalla peste, dopo un ultimo incendio (1847) fu ricostruita come città in muratura. Divenne successivamente capitale dei principati uniti di Valacchia e Moldavia (1862), del principato e poi regno di Romania. Durante la prima guerra mondiale fu occupata dagli austro-tedeschi (dicembre 1916). Gravemente danneggiata dai bombardamenti inglesi e americani nel corso della seconda guerra mondiale, nell'agosto del 1944 subì l'occupazione sovietica che costrinse la Romania all'armistizio di Mosca del successivo settembre. Durante il quarantennio del regime comunista furono distrutti numerosi edifici storici, sostituiti da grandiosi palazzi celebrativi come quello del Parlamento (considerato l'edificio più grande del mondo dopo il Pentagono di Washington e il Merchandise Mart di Chicago). Negli anni 1989-90, che segnarono la caduta del regime, la città fu teatro di scontri violenti e negli anni successivi la popolazione subì le drammatiche condizioni economiche e sociali in cui si trovava il Paese. Nel 1977 e nel 1990 la città è stata anche colpita e danneggiata da due terremoti che hanno provocato migliaia di morti e vaste distruzioni.

Arte

Il centro conserva alcuni edifici religiosi del periodo feudale. I più antichi (Curtea Veche, Mihai Vodă) risalgono alla seconda metà del Cinquecento; gli altri appartengono alla seconda fase di fioritura dell'arte valacca e tra essi si ricordano la chiesa del Patriarcato (1659), Doamnei (1683), Krezulescu (1722). La chiesa di Fundenii Doamnei (1699) ha le pareti esterne coperte da finissimi stucchi a stampo azzurri e oro, con motivi vegetali e geometrici di tipo orientale. Nella zona dei laghi e delle foreste che circondavano la città sorsero nel Settecento numerose residenze di voivodi e di boiari. Il palazzo di Mogosoaia, costruito nel 1702 da Constantin Brîincoveanu e capolavoro di questa ultima fase dell'architettura valacca, fonde ricordi del barocco occidentale con elementi orientali; il palazzo Potlogi ha una decorazione a stucco orientalizzante del tipo di Fundenii Doamnei.

Musei

I maggiori musei sono il Museo Nazionale di Antichità (materiale archeologico e del periodo feudale) e il Museo d'Arte che, oltre alle raccolte di arte feudale e moderna romena e di arte orientale, conserva anche una sezione di arte occidentale nella quale sono presenti opere di pittura italiana (ricordiamo una Crocefissione di Antonello da Messina, dipinti di J. Bassano, Bronzino ecc.) olandese e fiamminga (Brueghel, Rubens), spagnola (tre capolavori di El Greco, Adorazione dei pastori, Matrimonio della Vergine, Martirio dei diecimila tebani, e opere di Cano, Zurbarán ecc.). Nel 1967 l'edificio che ospita il museo (ex palazzo reale di stile neoclassico degli anni Trenta) era stato requisito in gran parte dallo stato maggiore di Ceausescu e nel dicembre del 1989 è stato al centro dell'insurrezione. Il museo ha pertanto subìto notevoli danni (i tre lavori di El Greco erano stati messi al sicuro dai conservatori) e alcune opere anche molto importanti (di Brueghel, Rembrandt, Salvator Rosa) risultano compromesse; è andato invece completamente distrutto il laboratorio di restauro. Tra gli altri musei si ricordano come importanti il Museo della Romania contadina e il Museo Etnografico all'aperto, entrambi con esposizione di abiti, manufatti e strutture edilizie delle campagne antiche.

Economia

La sua posizione geografica, relat. eccentrica rispetto al territorio nazionale ma strategica nelle comunicazioni fra la Transilvania e il Danubio, ne fa da sempre un importante centro commerciale di prodotti agricoli, zootecnici e manifatturieri. L'industria moderna ha visto i suoi prodromi alla fine del sec. XIX, sviluppandosi poi negli anni Venti e Trenta del sec. XX, sotto la spinta dell'imprenditoria privata. La nazionalizzazione del settore, nel 1948, veniva a privilegiare i comparti di base (metalmeccanico, chimico, cementiero), deprimendo invece il settore dei beni di consumo (alimentari, abbigliamento). Dopo la fine del regime di Ceausescu, la Romania subì una grave recessione e solo verso il 2000 si ebbero i primi segni di ripresa della produzione industriale, soprattutto nei settori dell'abbigliamento, dei macchinari e delle attrezzature industriali, chimico e metallurgico. Bucarest mantiene un ruolo primario, coprendo circa un quarto dell'intera produzione nazionale e quasi i due terzi del gettito fiscale, nonostante la sua popolazione non superi il 9% del totale. Anche il reddito lordo pro capite è circa il doppio della media nazionale, mentre il tasso di disoccupazione è il più basso. Nonostante questo le condizioni sociali di larghe fasce di popolazione urbana risentono profondamente, ancora a distanza di oltre un decennio, dei drammatici cambiamenti economici: ne sono vittime in particolare le categorie più deboli, come i bambini e gli anziani. Un fenomeno particolarmente grave e diffuso è quello del vagabondaggio dei minori, costretti a vivere ai margini della legalità in luoghi della periferia o nei meandri della metropolitana. Bucarest dispone di una rete metropolitana sotterranea e di due aeroporti, quelli di Otopeni (internazionale) e Băneasa, entrambi situati a N della città.

Curiosità

L'origine della città viene fatta risalire a Vlad III, detto “l'impalatore”, il voivoda valacco cui si ispirò Bram Stoker per creare la leggenda del Conte Dracula; antichi documenti attestano infatti che a lui si deve la fortezza costruita nel 1459. Una leggenda attribuisce invece la fondazione della città a un pastore di nome Bucur, che in rumeno significa “allegro”, “felice”.

Bibliografia

C. Pop, A. Badauta, Bucarest et ses environs, Parigi, 1936; G. Ionescu, Bucaresti, Ghid istoric si artistic, Bucarest, 1958; G. Potra, Documente privotoare la istoria orasului Bucaresti 1594-1821, Bucarest, 1961; R. Popa, Palatul si muzeul de artà brîncovenească, Bucarest, 1962; J. Boutrais, J.-P. Charvet, Bucarest, étude de géographie urbaine, in “Revue Géographique de l'Est”, Nancy, 1967.

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