Auerbach, Erich
filologo e critico tedesco (Berlino 1892-Wallingford, Connecticut, 1957). Successore di L. Spitzer alla cattedra di filologia romanza dell'Università di Marburgo (1929), spinto all'esilio dalle persecuzioni razziali, insegnò dapprima all'Università di İstanbul (1936-47), poi negli U.S.A. Formato alla tradizione del romanticismo e dell'idealismo tedeschi, nutrito del pensiero vichiano (alla cui conoscenza contribuì con la traduzione in tedesco, del 1924, della Scienza nuova e al cui approfondimento dedicò vari studi), aperto a tutti i fermenti della cultura contemporanea, alimentò un'alta concezione ideale della filologia e trasfuse nel proprio lavoro di critico un profondo impegno etico. Il suo libro principale, Mimesis. Dargestellte Wirklichkeit in der abendländischen Literatur (1946; Mimesis. Il realismo nella letteratura occidentale), è teso a scavare nella tradizione spirituale europea, indagando come muti, attraverso tre millenni di letteratura, la rappresentazione della realtà, in una serie di situazioni storicamente condizionate. A un campo così vasto, Auerbach applica il metodo dell'analisi su campioni e in tale analisi, integrando e approfondendo la critica stilistica di Spitzer, originalmente combina all'indagine stilistica quella sociologica, studiando ogni autore in rapporto con il suo pubblico. Tra gli altri suoi scritti sono da ricordare numerosi studi danteschi (soprattutto Dante als Dichter der irdischen Welt, 1929; Dante poeta del mondo terreno; trad. it. Studi su Dante), un manuale introduttivo alla filologia romanza e l'importante libro pubblicato postumo Literatursprache und Publikum in der lateinischen Spätantike und im Mittelalter (1958; Lingua letteraria e pubblico nella tarda antichità latina e nel Medioevo).