Armèni
Indice
Generalità
(greco Arménioi; latino Armeni). Popolazione dell'Asia Minore, di origine assai remota un tempo diffusa dal bacino settentrionale dell'Eufrate (probabile luogo originario d'insediamento) all'Anatolia e all'Iran nord-occidentale. La maggioranza (3,2 milioni di individui) vive nella Repubblica dell'Armenia, ma diverse centinaia di migliaia di Armeni risiedono in altre regioni limitrofe, soprattutto nell'Azerbaigian. Nuclei di Armeni vivono in molte città del Vicino Oriente e in altre parti del mondo, specialmente negli Stati Uniti. Gli Armeni, il cui nome etnico è Haykh (sing. Hay) e parlano un'antica lingua propria (grabar) da cui deriva l'armeno attuale, sono di stirpe indeuropea e fra di loro spicca un tipo fisico caratteristico, detto armenoide, nonostante i molteplici contatti con altri popoli europoidi e asiatici. In origine pastori nomadi, come dimostrano la loro abilità di allevatori e l'artigianato della pelle e delle stuoie, divennero agricoltori mettendo a coltura territori impervi; hanno conservato l'antica abilità nel commercio e nell'arte di tessere. I loro costumi tradizionali risentono di vari influssi (romani, bizantini, turchi): un tempo erano diffusi la pratica della deformazione del cranio (testa armenoide) e il culto degli antenati; le donne dovevano coprire il volto, come tra i musulmani, pur godendo di una certa libertà nell'ambito della grande famiglia patriarcale. Tipici erano gli antichi villaggi dei montanari, costituiti da case seminterrate in pietra, a un sol piano, raggruppate “a mucchio” sulle coste dei monti, come nei villaggi (pueblos) dell'Arizona. Oggi hanno adottato modi di vita moderni, anche se è vivo il senso della stirpe, e hanno una loro Chiesa indipendente. Per la storia del popolo armeno vedi Armenia.
Religione
Originariamente animisti, vennero evangelizzati nel sec. II. All'inizio del sec. IV San Gregorio l'Illuminatore diede alla Chiesa armena un'ottima organizzazione e ottenne dal re Tiridate III il riconoscimento del cristianesimo come religione di Stato. L'adozione dell'alfabeto di Mesrob o Maštoc favorì la formazione di una liturgia nazionale e l'autonomia dai patriarcati di Cesarea e di Costantinopoli. Nel 608-09 il katholikós Abramo trascinò nello scisma una parte dei fedeli, accrescendo il dissidio tra Armeni occidentali e orientali. Gli occidentali mantennero buone relazioni con Roma e nel 1439 furono ricevuti nell'unità della Chiesa; gli orientali invece inasprirono il loro spirito autonomistico. Le ragioni di discordia aumentarono sotto i Turchi, quando il patriarca di Costantinopoli fu riconosciuto dal governo turco capo religioso e civile di tutti gli Armeni. Nel Concilio di Gerusalemme (1651) il dissidio venne composto con il riconoscimento della preminenza della sede di Ečmiadzin. Questa si mise in rapporto con Roma, ma non fu possibile arrivare all'unità per la grave persecuzione che infieriva allora contro gli Armeni dell'Impero ottomano. Nel 1758 la Congregazione De Propaganda Fide eresse a Costantinopoli un vicariato patriarcale, che nel 1830 fu innalzato a sede primaziale armeno-cattolica; nel 1866 anche il patriarcato di Cilicia venne assorbito da quello di Costantinopoli, ma nel 1928 il patriarcato di Cilicia degli Armeni fu trasferito a Beirut e l'unità s'allontanò un'altra volta. La Chiesa armena dissidente, a differenza di quella ortodossa, non riconosce l'infallibilità pontificia, non accetta il Filioque nel simbolo conservandosi in tal modo monofisita. Il dialogo con la Chiesa armena, nello spirito ecumenico del Concilio Vaticano II, è in atto, ma procede lentamente per le divergenze dogmatiche tuttora sussistenti.
A. Alpago Novello, Gli Armeni, Milano, 1986; H. Dasnabedian, Histoire de la Fédération révolutionnaire arménienne, Milano, 1988.