Štúr, Ludovít
filologo, scrittore e uomo politico slovacco (Uhrovec 1815-Modra 1856). Fortemente influenzato dalla filosofia hegeliana e seguace delle teorie panslaviste di J. Kollár, fu in Slovacchia il principale rappresentante del movimento nazionale nel sec. XIX e uno dei maggiori animatori della vita culturale del tempo. Identificando la libertà nazionale con quella linguistica, insieme con J. M. Hurban e M. M. Hodža, assurse il dialetto della Slovacchia centrale (che meglio aveva resistito alle infiltrazioni straniere) a lingua letteraria (Il dialetto slovacco o necessità di scrivere in questo dialetto, 1846; Scienza della lingua slovacca, 1846). Dal 1845 pubblicò un giornale politico, Slovenskje narodnje novini (Novità popolari slovacche), nel cui supplemento letterario riunì gli scrittori della sua generazione sviluppando un programma sociale, politico e culturale progressista. Per esso si batté anche come deputato alla Dieta ungherese. Per essere stato tra i capi dell'insurrezione slovacca nel 1848, Štur fu costretto a ritirarsi a Modra, dove si dedicò all'attività di scrittore e di studioso. Nel 1853 pubblicò una raccolta poetica di ispirazione lirica ed epica (Canti e canzoni) e uno studio sulla poesia popolare slava, considerata il vertice della poesia stessa (Sui canti e sulle fiabe popolari delle tribù slave). Die Slawen und die Welt der Zukunft (Gli Slavi e il mondo del futuro; traduzione russa postuma, 1867) contiene la visione idealistica di Štur sulla missione storica degli Slavi, soprattutto sulla Russia.