Ìstria (penisola)
IndiceGeneralità
(Istra). Regione peninsulare (3895 km²) che si allunga a forma di triangolo nel Mar Adriatico tra il golfo di Venezia e il Quarnaro (Kvarner). Politicamente è divisa tra le Repubbliche di Croazia e di Slovenia; tuttavia l'estrema sezione nordoccidentale è costituita da una parte della provincia di Trieste. La base della penisola, stretta tra i golfi di Trieste a NW e di Rijeka (Fiume) a SE, è tracciata dalla valle della Rosandra e dal solco del Castelnovano. L'Istria è un altopiano prevalentemente calcareo, interessato da diffusi fenomeni carsici, in cui si possono distinguere tre subregioni: Istria Bianca, comprendente il cuore del Carso e così detta dal colore delle rocce che vi affiorano; Istria Gialla (o Grigia), estesa dal golfo di Trieste al Quarnaro, caratterizzata da rocce argillose; Istria Rossa, nella sezione occidentale tra capo Salvore (Rt Savudrija) e capo Promontore (Premantura), in cui prevalgono appunto le terre rosse. Le coste sono rocciose e articolate in “canali” e “valloni”, come quelli di Muggia, Capodistria (Koper), Pirano (Piran), Porto del Quieto (Tarski Zaliv), Leme (Limski Kanal), che rappresentano i tronchi inferiori di antiche valli fluviali sommerse. Il clima è di tipo mediterraneo lungo le coste, continentale freddo all'interno; su tutta la penisola soffia spesso, d'inverno, la bora. La popolazione, che si addensa in prevalenza nella fascia costiera occidentale, è dedita all'agricoltura (vite, olivo, cereali, frutta), all'allevamento ovino e bovino, alla pesca, allo sfruttamento dei giacimenti minerari (bauxite a Rovigno, Rovinj, carbone ad Arsia, Raša) e all'estrazione di salmarino; l'industria, attiva nei settori alimentare, del tabacco e meccanico, è concentrata a Pola (Pula) e a Capodistria (Koper). Il turismo balneare, praticato già dal sec. XIX, si è ripreso pienamente dopo essere scomparso negli anni Novanta per cause belliche, costituisce una presenza importante che caratterizza l'economia e la cultura della regione. Le località più frequentate sono Pula (Pola) e Opatija (Abbazia) mete di un turismo elitario che preferisce abitualmente i grandi alberghi. Altri centri importanti, oltre a quelli già citati, sono Pirano e Parenzo (Poreč).
Storia
Abitata nell'antichità da genti di stirpe illirica (Histri, Liburni, Fecusses, Catali) e romanizzata dopo il 183 a. C., fu incorporata da Augusto nella decima regione d'Italia, salvo la costa orientale assegnata alla Dalmazia. Attribuita da Diocleziano a Massimiano col resto d'Italia (286), seguì le sorti di quest'ultima e appartenne pertanto a Odoacre (476), agli Ostrogoti (489) e ai Bizantini (536). Divisa fra costoro (che conservarono la costa occidentale) e i Franchi calati dal Nord, che ne occuparono la parte centrale e occidentale, l'Istria fu ulteriormente frazionata quando la parte franca, assegnata nell'843 all'Italia, divenne germanica (952) e divisa in vari feudi, mentre la parte bizantina fu soggetta a Venezia (sec. XI). La struttura etnica andava frattanto mutandosi per le infiltrazioni di Slavi, soprattutto nella zona interna. Gli Asburgo, che ereditarono la parte già germanica (1374), e la Serenissima, sia pure con parziali mutamenti di frontiera, rimasero fino al 1797 le due potenze dominanti nell'Istria; il centro della parte germanica fu Pisino e quello dell'altra fu Capodistria. Il Trattato di Campoformido (1797) diede tutta l'Istria all'Austria, che ne detenne il possesso fino al 1805; seguirono un breve dominio italiano (1805-09) sulla parte ex veneta, poi l'unificazione sotto i Francesi con la creazione delle province Illiriche (1809-13), infine nuovamente possesso degli Austriaci (1813-1918) che, se unirono l'Istria amministrativamente in una più ampia area detta Küstenland, con capoluogo Pisino, fino al 1860, politicamente lasciarono fuori dalla confederazione germanica, fino a quando questa visse, la zona ex veneta. Lo sviluppo di lavori ferroviari, portuali, stradali, avvenuto nella seconda metà del sec. XIX, rafforzò l'immigrazione di elementi slavi, per cui nel 1919 il Regno serbo-croato-sloveno contestò all'Italia l'acquisto della penisola, che venne inquadrata nell'area della Venezia Giulia. Per il trattato del 10 febbraio 1947 Pola e gran parte dell'Istria passarono alla Iugoslavia e la parte nordoccidentale della penisola costituì il Territorio Libero di Trieste, diviso in Zona B (con capoluogo Capodistria e sotto amministrazione iugoslava) e in Zona A (con capoluogo Trieste e amministrata dagli Anglo-Americani). Con l'accordo del 1954 tra Italia e Iugoslavia la Zona B e parte della Zona A venivano affidate all'amministrazione iugoslava. La questione confinaria è stata poi risolta con l'accordo italo-iugoslavo di Osimo del 10 novembre 1975. Con la proclamazione dell'indipendenza da parte di Croazia e Slovenia (1991), il territorio istriano già appartenente alla Iugoslavia è rimasto politicamente diviso tra le due Repubbliche.
Archeologia e arte
L'archeologia istriana è caratterizzata, per l'Età del Bronzo e del Ferro, dai numerosi castellieri veneto-illirici (Monrupino, Monte Ursino, Vermo, Pizzughi), soprattutto del tipo “a muraglione” proprio degli Histri. I corredi delle loro tombe documentano, per l'Età del Ferro, una stretta dipendenza dalla civiltà paleoveneta di Este, ma non mancano importazioni o derivazioni dalla Grecia e dalle altre civiltà delle coste adriatiche (sculture arcaiche di Nesazio, vasi apuli geometrici). Più evidenti e particolarmente abbondanti i resti di età romana, soprattutto dall'età augustea al sec. II d. C. Se Nesazio, la cui vita continuò anche dopo la conquista romana del 177 a. C., conserva caratteristiche indigene, pienamente romani sono i monumenti di Trieste e di Pola, i due centri più importanti della regione. Parenzo (in latino Parentium, in serbo-croato Poreč) conserva il reticolato stradale romano e avanzi del Foro; Fiume (in latino Tarsatica, in serbo-croato Rijeka) l'arco romano e, nei dintorni immediati, i resti del grande vallo di confine dell'Italia. La ricchezza dell'Istria romana è attestata anche dai resti di fattorie e impianti industriali, in gran parte di proprietà imperiale, dai numerosi porti lungo le sue coste (molti sommersi per effetto del bradisismo), dalle ville marittime, tra cui particolarmente sontuose quelle di Punta Barbariga e dell'isola di Brioni. § Nel periodo giustinianeo nell'Istria, come in tutta la fascia costiera dell'Adriatico settentrionale, sorsero complessi monumentali (basilica eufrasiana di Parenzo, resti del duomo e dell'abbazia di S. Maria del Canneto di Pola). Lo stile romanico restò legato ai modelli paleocristiani e ravennati (S. Giusto di Trieste). A cominciare dal sec. XI si affermò l'influenza di Venezia, che divenne dominante nei secoli successivi, cosicché l'Istria può essere considerata da un punto di vista artistico come una regione della cultura veneta (vedi Friuli e Venezia Giulia, Dalmazia). Le città dell'Istria (Pirano, Muggia, Capodistria, Parenzo) assunsero il tipico aspetto veneto che tuttora conservano, con chiese, case e palazzi gotici, tardo-gotici e primo-rinascimentali. Dopo un periodo di decadenza, l'Istria riprese importanza nel Settecento e nell'Ottocento, allorché l'Austria potenziò i porti di Trieste e di Pola. Trieste in particolare acquistò rapidamente un volto architettonico neoclassico.
Bibliografia
Per la geografia
F. Sacco, L'Istria, Roma, 1924; G. Vannucchi, Coste istriane, Roma, 1985.
Per la storia
G. Quarantotti, Trieste e l'Istria nell'età napoleonica, Firenze, 1954; L. Galli, Il volto dell'Istria attraverso i secoli, Bologna, 1959; E. Sestan, Venezia Giulia. Lineamenti di una storia etnica culturale, Bari, 1965; S. Cella, La liberazione negata, Udine, 1990.
Per l'archeologia
B. Tamaro, Pola. I monumenti romani, Trieste, 1925; A. Degrassi, Il confine nord-orientale dell'Italia romana. Ricerche storico-topografiche, Berna, 1954; St. Mlakar, Ancient Pula, Pola, 1958; A. M. Radmilli, La preistoria della Venezia Giulia e della Dalmazia, in La preistoria d'Italia, Firenze, 1963; B. Forlati, Pola, Padova, 1971; G. Traversari, L'arco dei Sergi, Padova, 1971.
Per l'arte
A. Venturi, E. Pais, P. Molmenti, Dalmazia monumentale, Roma, 1917; L. Karaman, O srednjovjekovnoj umjetnosti Istre. Historijski zbornik, s.l., 1949; B. Marušic, Istra u ramon srednjem vijeku, Pola, 1960.