Le origini di Roma: l'età dei re
Le classi sociali
Due erano le grandi classi sociali: i patrizi, aristocratici proprietari terrieri, e i plebei, contadini, commercianti e artigiani, utilizzati anche dall'esercito. I patrizi avevano l'accesso alle cariche pubbliche, mentre i plebei ne erano esclusi. Con il miglioramento delle condizioni economiche, anche alcuni plebei divennero benestanti e iniziarono una serie di lotte per ottenere la parità di diritti. Al servizio dei patrizi vi erano i clienti che ricevevano dai loro padroni terreni da lavorare, bestiame e protezione in cambio del servizio militare e di un aiuto nella vita pubblica. Gli schiavi, prigionieri di guerra o plebei insolventi ai debiti, erano completamente nelle mani dei loro padroni, che potevano decidere della loro vita o anche donare loro la libertà; gli schiavi liberati erano detti liberti.
La religione. I culti delle diverse divinità erano affidati a dei collegi sacerdotali, il più importante dei quali era quello dei Pontefici, retto dal Pontefice massimo. Questi, che in età monarchica e imperiale coincideva con il re e con l'imperatore, presiedeva le cerimonie, stabiliva le feste e annotava i fatti storici (Annales). Vi erano poi il collegio dei Salii (che presiedeva il culto di Marte), quello delle Vestali (officiava il culto di Vesta, simbolo dell'eternità romana), quello degli Auguri (che dall'osservazione del volo e del canto degli uccelli e delle viscere degli animali sacri, i polli, traeva consigli sulle vie da seguire in caso di decisioni importanti) e quello dei Feziali (depositari del diritto riguardante guerre e alleanze).
Tra gli dei, i tre più importanti erano Iuppiter (Giove), Marte e Quirino. Rilevante era anche l'importanza attribuita alle divinità familiari, i Lari, gli spiriti degli antenati, e i Penati, i protettori della dispensa.