Umanesimo e Rinascimento
I centri di cultura
Il centro propulsore di questi nuovi studi, indagini e scoperte furono le corti signorili dove i principi gareggiarono nell'attrarre artisti, letterati e filosofi. Gli intellettuali da parte loro anelavano a divenire consiglieri dei principi e a collaborare alla vita delle corti. Difficile dire quando ciò avvenne, ma a poco a poco artisti e letterati cessarono di partecipare alla vita politica; la loro produzione assunse talvolta carattere encomiastico, di idealizzazione della figura del principe, paragonato ai grandi uomini dell'antichità (Cesare e Augusto divennero i modelli ideali). Le corti signorili offrirono agli intellettuali biblioteche ricche di manoscritti e (dopo l'invenzione dei caratteri mobili) di libri stampati. A Firenze nel 1437 fu fondata da Cosimo de' Medici la biblioteca Medicea, a Venezia la Marciana (1460), a Roma la Vaticana (1484). Tutto ciò fu sintomatico dell'importanza che aveva la cultura nella formazione del consenso politico e il segno della forza acquisita dalla concezione umanistica della vita. Persino la posizione della Chiesa non fu quasi mai avversa al movimento rinascimentale; le idee umanistiche penetrarono spesso nel mondo cattolico ed ecclesiastico, i papi Pio II e Niccolò V furono essi stessi degli umanisti. Con i frequenti spostamenti di sede degli umanisti e gli scambi culturali che avvenivano tra le diverse città, si formò un latino diverso da quello medievale, ispirato ai modelli classici, che divenne un importante elemento di unificazione in un momento in cui non esisteva ancora nella penisola, oltre che unità politica, anche unità linguistica. Nelle classi più colte cominciò a svilupparsi l'idea di una comune civiltà fondata nella cultura classica e nella lingua dell'antica Roma. I principali centri di cultura furono Firenze, Milano, Roma e Napoli, ma sono da ricordare anche centri minori quali Urbino, Ferrara, Mantova, Rimini, dove i Montefeltro, gli Estensi, i Gonzaga e i Malatesta non furono inferiori agli altri signori (soprattutto ai Medici e ai Visconti) nell'attirare a sé gli intellettuali del tempo. A Firenze, oltre agli umanisti già citati, vanno ricordati filosofi come Marsilio Ficino (che nell'opera Theologia Platonica indicava l'identità essenziale fra la dottrina cristiana e l'insegnamento platonico), Giannozzo Manetti e Pico della Mirandola. I principali studiosi di Roma furono Lorenzo Valla e Giulio Pomponio Leto, fondatore dell'Accademia romana. A Napoli si distinsero, sotto la protezione dei re Aragonesi, Antonio Beccadelli che fondò l'Accademia pontaniana e Giovanni Pontano che scrisse poesie e dialoghi in latino. A Ferrara insegnò il veronese Guarino Guarini, a Milano operò il grande pedagogista Vittorino da Feltre.