Globalizzazione e società multietniche
- Introduzione
- Le migrazioni internazionali
- Le cause dell'emigrazione
- Le difficoltà d'asilo
- Vecchie e nuove migrazioni: il caso USA
Vecchie e nuove migrazioni: il caso USA
Come fa notare Smelser, il maggiore movimento intercontinentale nella storia del mondo che ci è dato conoscere è stata la migrazione dall'Europa verso gli Stati Uniti verificatasi soprattutto nel XIX secolo e all'inizio del XX. Se il territorio degli USA al momento dell'indipendenza (1776) contava poco più di 3 milioni di coloni, grazie al forte flusso immigratorio successivo al 1819, la popolazione nel 1900 raggiungeva circa 48 milioni di persone, di cui 36 milioni immigrati dall'Europa. Un effetto diretto del flusso immigratorio è stato quello di aumentare la popolazione del paese, sopperendo alla carenza di manodopera. L'immigrazione ha anche avuto vari effetti indiretti. Innanzi tutto è stata una forza importante nel passaggio degli Stati Uniti da paese rurale a paese urbano. Il primo insediamento degli immigrati era nelle città. Qui essi diventavano una riserva di forza lavoro a buon mercato, consentendo ai lavoratori locali di indirizzarsi verso professioni e attività più qualificate. Gli immigrati, inoltre, avevano spesso famiglie molto più numerose rispetto a quelle della popolazione del luogo, ma dopo una o due generazioni anch'essi cominciavano ad avere meno figli. Tra gli effetti indiretti dell'immigrazione bisogna notare anche l'innalzamento del tasso di mortalità, dovuto alle cattive condizioni igienico-sanitarie e di alimentazione in cui gli emigrati versavano. Così, il tasso di mortalità degli immigrati urbani, insieme con l'alto tasso di mortalità dei neri del Sud, contribuì a far crescere il tasso di mortalità nazionale più di quanto sarebbe stato prevedibile in un paese con uno standard di vita generalmente alto.
Per avere un'idea dell'imponenza del fenomeno, si pensi che dai censimenti del 1910, 1920 e 1930 si desume che il numero di italiani della prima o della seconda generazione nella città di New York era superiore al numero di abitanti di Roma; mentre fra il 1900 e il 1940 a New York vivevano più irlandesi della prima e della seconda generazione che non a Dublino e negli anni '50 vivevano a New York più ebrei che in Israele.
Questi ultimi elementi introducono al problema delle condizioni di coabitazione di culture così differenti, problema che in ambito europeo si inizia a sentire come tale solo di recente. Questa pluralità culturale ha arricchito la vita sia culturale, sia politica ed economica degli Stati Uniti, ora amalgamando meglio i diversi elementi etnici, ora facendo prevalere quelli di un determinato gruppo o dell'altro; è il caso dei tedeschi in Pennsylvania, nel Wisconsin e nel Missouri; degli irlandesi a New Orleans; degli scandinavi nel Minnesota; dei messicani nel Nuovo Messico, in Arizona, nel Texas e nella California meridionale.