La desertificazione
Per desertificazione s'intende l'espansione dell'ambiente desertico in zone che erano in precedenza semiaride, a steppa o anche ricoperte di foreste. Produce un progressivo impoverimento dei suoli e la loro polverizzazione, rendendoli così preda della deflazione eolica: il materiale terrigeno si mobilizza fino ad accumularsi in dune che si muovono seguendo la direzione del vento.
I processi di desertificazione cominciarono ad essere studiati verso la fine dell'800 e al fenomeno si diede una spiegazione basata su cause esclusivamente naturali, cioè sull'inaridimento del clima.
Più recentemente, l'espansione delle zone aride è stata attribuita all'azione umana, al punto da sostenere che "se la siccità è espressione di un tipo climatico, la desertificazione è opera dell'uomo".
I deserti sono in continua espansione in tutto il mondo: ogni anno una superficie pari a circa 6 milioni di ettari subisce il processo di desertificazione. Il Sahara, il deserto più grande, è andato ampliandosi a cominciare dal periodo arido compreso tra il 1250 e il 1200 a.C.: passando attraverso fasi alterne di diffusa progressione, di temporaneo arresto e di momentaneo regresso, oggi può essere considerato nuovamente in avanzamento.
Le cause antropiche della desertificazione
I principali "fattori" antropici di desertificazione sono il pascolo eccessivo, le tecniche agricole inadatte, il disboscamento e l'irrigazione di zone aride.
• Il pascolo eccessivo. Fin dagli albori della civiltà, nelle steppe semiaride di tutto il mondo l'allevamento del bestiame è praticato attraverso il nomadismo. Se le mandrie si muovono lungo percorsi prestabiliti, con cadenze note e con numero di capi che resta grosso modo costante nel tempo, gli stessi luoghi sono ripercorsi dopo intervalli lunghissimi, talvolta dell'ordine di 15-20 anni: le pause permettono alla cotica erbosa di rigenerarsi, in un ambiente estremamente poco fertile per la scarsità d'acqua.
L'equilibrio esistente ormai da molti secoli in queste zone è stato compromesso da due fattori concomitanti: la creazione di confini nazionali, come conseguenza dei processi di decolonizzazione, e l'aumento della popolazione animale.
La creazione di confini nazionali ha ostacolato le migrazioni per il pascolo degli animali e le mandrie sono state costrette a sostare troppo a lungo negli stessi luoghi e ad abbreviare gli intervalli tra gli avvicendamenti sugli stessi pascoli: ciò ha provocato un maggior consumo della copertura vegetale e dei suoi apparati radicali, che, se presenti, agiscono proteggendo il suolo dall'erosione e dal processo di desertificazione.
Un involontario contributo al disastro si deve ai programmi di aiuto al Terzo Mondo da parte dei paesi occidentali: l'invio gratuito di migliaia di capi di bestiame ha fatto aumentare la popolazione animale ben oltre il limite che i pascoli della zona avrebbero potuto sopportare. Così, in pochi anni, vastissime distese di savane e steppe sono state compromesse e trasformate in campi di dune mobili.
• Le tecniche agricole inadatte. I suoli vengono sottoposti a forme rudimentali e inefficienti di agricoltura intensiva, senza più rispettare le antiche consuetudini di turnazione delle colture o di riposo periodico: ne deriva una rapidissima diminuzione dell'efficienza biologica dell'ambiente, con la compromissione dei raccolti, l'abbandono delle terre e la consueta deflazione eolica delle superfici denudate.
• Il disboscamento. L'aumento della popolazione, insieme con il forte incremento del fabbisogno energetico pro capite, si rivela letale per i magri boschi ai margini dei deserti, distrutti dall'obbligo impellente di reperire sempre nuovo combustibile: tale pratica, sconosciuta nella società nomade, presso cui anche le semplici necessità di cottura del cibo vengono soddisfatte dal ciclo animale tramite l'essiccamento dello sterco, provoca la distruzione del bosco, la conseguente variazione del microclima al suolo e la progressiva compromissione degli arbusti, fino all'irreversibile deperimento dell'associazione vegetale nel suo complesso.
• L'irrigazione delle zone aride. Molti suoli aridi sono particolarmente ricchi di sali minerali di vario genere: l'irrigazione di suoli salini può avere come conseguenza la mobilizzazione di ioni presenti nel terreno, in particolare di quelli più solubili come il sodio. La forte evaporazione, poi, ne favorisce la risalita per capillarità fino agli strati più superficiali e ciò comporta una vera e propria "alcalinizzazione" del profilo del suolo, con un'ulteriore riduzione della sua fertilità.
L'arresto dei processi di desertificazione è legato a una delle due condizioni seguenti:
a) un cambiamento climatico (che è un fenomeno naturale globale e, ovviamente, spontaneo e non prevedibile);
b) un intervento dell'uomo, oggi considerato la via più efficace per arrestare la desertificazione.