La natura della mente
Dopo il breve viaggio compiuto tra le diverse scuole psicologiche, se vogliamo definire in termini generali l'oggetto di studio della psicologia, potremmo sentirci autorizzati a dire che ciò che essa, pur da molteplici prospettive, si propone di studiare è la mente. Prima di esaminare più nel dettaglio alcuni degli argomenti specifici delle scienze psicologiche, sarà quindi opportuno cercare di dare una definizione al termine “mente” e capire come la psicologia si rapporta con essa, da che punto di vista la studia.
Parlando di mente è difficile trovare attributi o aggettivi che la descrivano in maniera precisa e univoca, in quanto essa non possiede proprietà analoghe a quelle degli oggetti o delle entità (quali il corpo) che si posizionano nello spazio. Essa viene generalmente colta come uno “spazio interno”, qualcosa che sta dentro di noi, e che in un certo senso “osserva” quanto avviene intorno a lei. Questa visione della mente come interiorità ha portato a una visione dualistica dell'uomo: a vedere cioè l'essere umano come composto da due entità tra loro differenziate: il corpo e la mente. Questa visione pone senz'altro diversi problemi, primo fa tutti come avvenga l'interazione tra corpo e mente. Fu il filosofo francese Cartesio (1596-1650) il primo a postulare in maniera chiara e precisa il dualismo mente-corpo, considerandole quali entità del tutto separate, ma che collaborano a formare l'uomo in quanto tale (il corpo trasmette alla mente informazioni sensoriali, ed esegue poi gli ordini che gli arrivano in risposta dalla mente). La posizione di Cartesio, che è vista comunque come atto di nascita della psicologia quale disciplina che studia il mentale, è stata più volte criticata, rivista, integrata. Di conseguenza il problema del rapporto mente- corpo (mind-body problem, in inglese) attraverso il quale è possibile trovare la strada verso una definizione della mente in quanto tale, è stato ampiamente discusso. In proposito possono essere sinteticamente distinte diverse categorie di posizioni. In primo luogo le posizioni moniste, in cui si ammette soltanto l'esistenza del corpo o della mente. Abbiamo poi le posizioni dualiste, in cui si accetta la distinzione tra mente e corpo e se ne cercano ragioni e giustificazioni. C'è poi chi cerca di trovare un modo per far coesistere monismo e dualismo, sostenendo che mente e corpo non sono generi diversi di realtà, ma ammettendo nel contempo che esse hanno proprietà differenti. E infine posizioni in cui si cerca dievadere dalla distinzione mente-corpo, prospettando, per esempio, un superamento delle tradizionali categorie a cui essa fa riferimento o proponendo una concezione secondo la quale i due termini della distinzione sarebbero aspetti diversi ma compresenti di una medesima realtà, in sé né mentale né corporea, o sia mentale che corporea.
Forse il modo migliore per evadere da questo dilemma del collegamento tra le due entità mente-corpo, consiste nel considerarli come già costitutivamente uniti, intrisi l'uno dell'altra pur essendo profondamente differenziati. In quest'ottica il corpo non sarà solo fisicità, non sarà ridotto a una macchina (come voleva Cartesio), ma si arricchisce di valenze psicologiche, e la mente, dall'altro lato, lungi dall'essere considerata una cosa più o meno astratta, o un insieme di stati che si susseguono sarà ciò che dà un senso al soggetto che percepisce il mondo.
Tenendo presente il coesistere di visioni differenti rispetto al mentale, inoltriamoci a vedere come aspetti monotematici del funzionamento della nostra mente sono stati studiati dalla psicologia.