Schiller tra teatro e riflessione estetica
La lirica
Dopo le poesie giovanili raccolte nell'Antologia per l'anno 1782 (Anthologie auf das Jahr 1782), caratterizzate da “intemperanza” patetica (come egli stesso riconobbe), Schiller andò elaborando, sotto l'influsso di Wieland, uno stile più disteso e aggraziato, nel quale espresse la commossa idealizzazione dell'antichità classica degli Dei della Grecia (Die Götter Griechenlands, 1788) e di gran parte delle composizioni successive: dall'originale poemetto Gli artisti (Die Künstler, 1789), sorta di storia dell'incivilimento umano visto come conseguenza dell'attività artistica, alle poesie filosofiche, tra le quali spiccano La spartizione della terra (Die Teilung der Erde), La statua velata di Sais (Das verschleierte Bild zu Sais), Gli ideali (Die Ideale) e soprattutto L'ideale e la vita (Das Ideal und das Leben), tutte scritte nel 1795. In queste poesie si fa strada una visione drammaticamente dualistica del conflitto tra aspirazione morale e vita reale, che informa anche gli scritti critici coevi e, come si è visto, il teatro dell'età matura.
Un posto a sé occupano la Canzone della campana e le ballate, la cui popolarità in Germania fu e continua a essere immensa, benché la critica vada da tempo avanzando riserve sul loro valore poetico; si tratta di composizioni suggestive e movimentate, di accattivante semplicità espressiva, talvolta efficaci ma talaltra superficiali e di maniera. Tra le più note: L'anello di Policrate (Der Ring des Polykrates, 1798), Le gru di Ibico (Die Kraniche des Ibykus, 1798), L'ostaggio (Die Bürgschaft, 1799), Il nuotatore (Der Taucher, 1798) e Il guanto (Der Handschuh, 1798).