Plauto
- Introduzione
- La vita
- Le commedie varroniane
- Il rapporto con i modelli greci
- Il mondo poetico
- Riepilogando
Il mondo poetico
L'anticipazione nel prologo delle linee essenziali della vicenda, lo squilibrio di certe parti rispetto ad altre, la mancanza di coerenza e organicità nell'azione indicano che l'interesse di Plauto non è rivolto all'intreccio. Il più delle volte esso ricalca schemi stereotipati: la rivalità amorosa tra due personaggi, un vecchio e un giovane, il riscatto di una cortigiana in possesso di un lenone da parte di un innamorato, scambi di persona, equivoci, improvvisa soluzione di situazioni apparentemente inestricabili e altrettante repentine rivelazioni d'identità (agnizione): come per miracolo lo schiavo è riconosciuto uomo libero; la trovatella figlia legittima; la cortigiana donna virtuosa; si ritrovano gemelli che ignoravano la reciproca esistenza e il lieto fine è scontato.
I personaggi
I personaggi sono quelli tipici della commedia greca: il vecchio libertino, la dama raffinata, il giovane sempre innamorato, scavezzacollo e squattrinato, la cortigiana interessata ma in fondo buona, il lenone avido, il soldato sbruffone, che narra gloriose azioni militari compiute solo con la fantasia, il parassita pigro, pieno tuttavia di spirito e di iniziativa per procurarsi un pranzo; e poi cuochi, mercanti, artigiani e anche donne e uomini onesti, pieni di buon senso. Su tutti emerge lo schiavo, il deus ex machina della commedia plautina, il servus briccone e furbo, cinico e smaliziato, spavaldo ed egoista, ma fedele al suo padroncino. Spesso è lui il vero protagonista, quello che ordisce intrighi uno dopo l'altro, risolve i problemi con spregiudicata fantasia, coraggio, inesauribili trovate, ed è una fonte continua di risate. L'esempio più brillante è rappresentato dallo Pseudolo dell'omonima commedia
Una comicità farsesca
Le palliate di Plauto non contengono satira di costume o ammiccamenti alla vita contemporanea romana e, tanto meno, l'atteggiamento pensoso e malinconico dell'ateniese Menandro, che impronta gran parte del teatro di Terenzio. Il suo è un mondo di farsa popolaresca, incalzante e aggressiva, corposa e grottesca, di cinismo spregiudicato e di assoluta amoralità, in cui si fanno largo solo gli astuti e gli imbroglioni: quello che conta è raggiungere lo scopo prefissato. L'autore non si cura minimamente di dare valutazioni etiche o messaggi esistenziali. Alcuni dei personaggi più riusciti sono moralmente condannabili: si pensi alla spassosa e cinica malvagità del lenone Ballione nello Pseudolus o alla vanteria senza limiti del soldato nel Miles gloriosus, che ha avuto tanta eco nella produzione comica di ogni epoca. Non vi sono presupposti culturali o filosofici né problemi psicologici: lo scrittore vuole solo divertire il pubblico, cosa del resto non facile in un teatro che è composto da un palcoscenico posto in una piazza, con il pubblico in piedi e perciò più facilmente soggetto alla distrazione. L'invito scherzoso, che l'autore spesso rivolge agli spettatori, di seguire la rappresentazione in silenzio, mantenendo l'ordine e l'attenzione, aiuta a comprendere quale doveva essere l'atmosfera delle rappresentazioni teatrali nell'antichità. Gli attori, lo schiavo in particolare, dialogano spesso con il pubblico, gli chiedono di aiutarli nel loro compito, raccontano ciò che sta accadendo dietro le quinte: è il cosiddetto metateatro, il teatro nel teatro.
La versatilità linguistica
La grandezza di Plauto è dovuta alla vivacità dei dialoghi, dei monologhi, alle caricature grottesche, all'irresistibile comicità delle trovate sempre nuove, al ritmo scoppiettante degli espedienti e agli improvvisi cambiamenti di situazione, per cui la risata sgorga spontanea e l'attenzione si fa più intensa. Si può parlare di un clima romanzesco, di spiritosa e divertente parodia della vita reale, in cui sembrano credibili le avventure più illogiche e strambe. In un mondo simile, il linguaggio riveste un ruolo fondamentale. La lingua di Plauto è un capolavoro, una delle più versatili e ricche della letteratura latina; i periodi prevalentemente paratattici (cioè fortemente coordinati) e la presenza di molti anacoluti (errori voluti) contribuiscono a dare l'immediatezza del parlato, che si adatta perfettamente ai personaggi rappresentati. Lingua popolaresca, con frizzi, con arguzie salaci, doppi sensi, in cui risuonano squillanti risate e urla roboanti di dolore; il tutto contrasta con espressioni tratte dal linguaggio tragico o epico, con chiari intenti di parodia. La deformazione grottesca è data da iperboli, onomatopee e ridondanze.