Ennio e i suoi continuatori
Le opere teatrali
Oltre al capolavoro degli Annales, Ennio fu celebrato come autore di tragedie che egli scrisse nel corso di tutta la vita, l'ultima l'anno della sua morte. Queste furono ammirate e rappresentate per tutto il secolo seguente e anche oltre: Cicerone lo apprezzava per la sua produzione drammatica. Sono pervenuti i titoli di 22 cothurnatae e circa 200 frammenti per poco più di 400 versi, la maggior parte dei quali citati proprio da Cicerone. Gli argomenti preferiti sono quelli del ciclo troiano: Alexander (Alessandro, altro nome di Paride), Andromacha aechmalotis (Andromaca prigioniera), Iphigenìa (Ifigenia), Telamo (Telamone), Hècuba (Ecuba), Achilles (Achille), Aiax (Aiace). Ispirandosi soprattutto a Euripide, Ennio però prende come modelli anche Sofocle, Eschilo e altri autori tragici greci minori. A giudicare dai frammenti, egli va alla ricerca di effetti drammatici e patetici per toccare la sensibilità degli spettatori, in uno stile alto, con un linguaggio elaborato, colmo di artifici retorici e linguistici.
Rimangono anche i titoli di due praetextae, tragedie di argomento romano: Sabinae (Le Sabine), in cui metteva in scena il famoso ratto, e Ambracia, che trattava della conquista di questa città dell'Epiro da parte di Marco Fulvio Nobiliore.
Scrisse anche commedie, genere in cui sembra essere stato meno versato: il teatro comico inoltre era dominato prima da Plauto e poi da Cecilio Stazio . Sono rimasti i titoli e 5 versi di due palliate: Caupuncula (L'ostessa) e Pancratiastes (Il vincitore del pancrazio).