Ennio e i suoi continuatori
Gli Annales
La notorietà di Ennio è dovuta agli Annales (Annali), il poema epico cui dedicò gli ultimi anni della sua vita. Lo stesso autore pubblicò i 18 libri dell'opera man mano che venivano composti. Di circa 30 000 versi ne rimangono appena 600 sparsi e frammentati. Da quanto è possibile ricostruire nelle linee generali, gli Annales celebravano la storia di Roma in ordine cronologico, dalle origini leggendarie con l'arrivo di Enea, agli avvenimenti contemporanei alla vita del poeta.
Fonti e metrica
Fonti di Ennio furono con tutta probabilità gli annalisti, tra cui Fabio Pittore, i documenti ufficiali dello stato, quali gli Annales Maximi e i Commmentarii, il Bellum Poenicum di Nevio. Ennio non stimava molto quest'ultimo, ma entrambi avevano composto il loro poema, animati dall'ammirazione per quel popolo romano che li aveva accolti e di cui si sentivano parte. Ennio si distinse da Nevio per l'ampiezza della trattazione storica e per l'uso dell'esametro dattilico, il verso dell'epica greca.
Proprio l'uso di questo metro pose a Ennio una serie di problemi linguistici. Il saturnio dell'Odissea di Livio Andronico e del Bellum Poenicum di Nevio, il senario giambico, il settenario trocaico o altri metri usati in teatro, erano versi piuttosto liberi. Così non è l'esametro. Ennio dovette perciò predisporre norme ben precise e costanti, che lo costrinsero a studi grammaticali e ad audaci sperimentalismi. Da ciò la presenza di neologismi e parole di gusto arcaico, onomatopee, parole troncate e costrutti alla greca.
La poetica
Ennio volle esaltare il popolo romano, la cui grandezza era per lui frutto dell'intervento divino. Tutto il poema è immerso in un'atmosfera eroica; per dare forma epica ad avvenimenti storici, si servì del modello omerico, dal concilio degli dei all'avventura di Enea, dell'agiografia ellenistica, ma anche dell'annalistica tipicamente romana per il progredire della narrazione. I condottieri si comportano come eroi dei tempi omerici e anche gli avvenimenti contemporanei sono avvolti in un alone mitico. I versi rimasti mostrano una poesia vigorosa e appassionata, ma anche capace di assumere aspetti meditativi e di trattare con lievità temi delicati. Lo stile è solenne e magniloquente, intriso di grecismi e similitudini, con esametri interamente composti da dattili o da spondei, con frequenti allitterazioni, come la famosa o Tite, tute, Tati, tibi tanta, tyranne, tulisti (O Tito Tazio, tu, tiranno, hai portato a te tanto grandi sventure). Grande fu l'influenza che gli Annales hanno esercitato sull'opera di Lucrezio e di Virgilio.
Ennio ebbe un alto concetto di sé: afferma di essere la reincarnazione di Omero e narra di essere stato trasportato in sogno sul Parnaso, dove gli appare l'ombra del grande Omero. Questo illumina sulla consapevolezza che il poeta ebbe della propria grandezza e della funzione della sua opera. E non è l'unico autocompiacimento: è sufficiente, per esempio, pensare agli epigrammi autocelebrativi da lui composti.