Approfondimenti

Le Talisie

Alla festa delle Talisie (da Thàllein, germogliare), celebrate nell'isola di Cos in onore di Demetra, dea della fertilità, si incontrano il cittadino Simichida (sotto cui si cela Teocrito) e il capraio Licida (forse Apollo stesso, dio della poesia), che in seguito si dimostra, a sorpresa, un poeta sensibile e raffinato. I protagonisti si alternano nell'esecuzione di due propemptikà (“canti d'augurio per una buona navigazione”) di argomento pederotico al termine dei quali Licida dona un bastone d'oleastro a Simichida-Teocrito, simbolo della sua iniziazione e investitura poetica (così come avviene ad Esiodo sull'Elicona). Significativa è l'ambientazione: a Cos si riuniva il circolo di intellettuali raccolti attorno al poeta Fileta con cui Teocrito era sicuramente in contatto. Il componimento, presumibilmente rivolto ai membri del cenacolo, è dunque il pretesto per esporre le linee conduttrici della propria poetica. L'intento programmatico appare evidente anche nella struttura dell'idillio, composto quasi per certo in periodi diversi della vita del poeta: la prima e la terza (ed ultima) parte appartengono alla fase più tarda e matura della produzione teocritea, mentre la sezione centrale, costituita dai canti giustapposti dei due interlocutori, risale agli anni della giovinezza e dell'apprendistato poetico. I primi e gli ultimi versi, dedicati per lo più alla narrazione e alla descrizione naturalistica, racchiudono il celebre “manifesto” poetico posto alla fine della prima parte. Teocrito si oppone alla poesia tradizionale di Omero e dice: “A me è fortemente odioso l'architetto che si sforzi di costruire/ una casa alta come la cima dell'Oromedonte,/ e i pollastri delle Muse, quanti di fronte all'aedo di Chio/ stramazzano invano”.