La commedia nuova: Menandro
La commedia nuova
Ormai alle soglie dell'età ellenistica, al termine del IV secolo a.C., matura l'ultima fase della produzione comica greca che va sotto il nome di commedia nuova. Essa, a differenza della commedia antica, si ispira ai contenuti della vita quotidiana (la famiglia, l'amore, il denaro ecc.) ed esclude i riferimenti alla vita politica contemporanea. I personaggi sono uomini comuni (come in Euripide, tragico che più influenza Menandro) e “tipi” ben definiti, studiati e fissati accuratamente nei loro caratteri (come in Teofrasto, filosofo peripatetico e amico di Menandro); gli intrecci, imprevedibili e dagli esiti più inaspettati, si snodano e si risolvono sempre grazie alla Ty'che, la sorte, ingrediente fondamentale per l'agire umano.
Non vi ha alcun rilievo il coro, limitato a semplici intermezzi musicali tra gli atti.
Il contesto storico-culturale
I caratteri distintivi della commedia nuova (l'abbandono della tematica politica tipica dei drammi di Aristofane e la scelta di vicende legate esclusivamente alla vita privata) sono da porsi in relazione al mutamento del clima culturale, determinato dalle nuove condizioni politiche (l'eclissi della polis, il sopravvento dei nuovi organismi statali ellenistici) e dalle nuove realtà sociali ed economiche. Con l'abolizione del theorikón (il contributo pubblico per spettatori non abbienti, che aveva garantito una partecipazione di massa alle rappresentazioni) il pubblico teatrale non si identifica più con la cittadinanza della polis nel suo complesso: ora, gli spettacoli si rivolgono ad una ristretta classe dirigente, colta e raffinata, che concepisce l'evento teatrale sempre meno in senso civile e sempre più come forma di intrattenimento e di evasione. Il prevalere dei temi cosiddetti “borghesi” della famiglia, del matrimonio, del denaro, rispecchia una concezione dell'individuo che non s'identifica più nel profilo del cittadino, ma nella dimensione più universale dell'uomo.