Baudelaire

"I fiori del male"

Il capolavoro di Baudelaire colpisce immediatamente per il miscuglio stridente tra elemento basso, osceno, satanico, e l'anelito a una purezza ideale. Sublime e grottesco sono i due poli con cui egli per primo ha dato forma sublime a oggetti appartenenti alla categoria del basso, del brutto. La raccolta presenta una struttura rigorosa, divisa in sei parti. La prima (I-LXXXV) riassume nel titolo, Spleen e ideale, la dualità profonda di tutte le esperienze umane: dualità dell'esperienza dell'artista, diviso tra il volto divino e infernale della bellezza; dualità dell'amore, carnale e maledetto o sublime e spirituale; dualità perfino nell'esperienza della solitudine, nel doloroso colloquio con se stesso. In un crescendo terribile, il poeta si scopre vittima e carnefice. Nella seconda, Quadri di Parigi (LXXXVI-CIII), compare il tema della folla, della città: uno specchio che moltiplica la sofferenza dell'autore, un luogo magico e fantasmatico in cui perdersi e ritrovarsi. Nella terza sezione, Il vino (CIV-CVIII), appare la tentazione dei paradisi artificiali, che si prolunga nella quarta, intitolata significativamente come l'intera raccolta, I fiori del male (CIX-CXVII); ma la dissolutezza, il vizio, il peccato non sanno placare il terrore e la disperazione. La quinta, Rivolta, (CXVIII-CXX), è un grido blasfemo contro Dio. La sesta, La morte (CXXI-CXXVI), rappresenta l'ultimo tentativo, la suprema speranza e insieme l'ultima illusione.

Corrispondenze

Nient'altro che la morte, dunque, alla fine del lungo itinerario dell'uomo. Baudelaire deride rabbiosamente le false promesse di liberazione, il progresso, la democrazia, l'industria. Il paradiso perduto sulla Terra, identificato con l'infanzia, può essere soltanto intravisto, evocato. Solo la poesia conduce alla riconciliazione, alla pienezza del vivere, e consente all'anima di intravedere "gli splendori che brillano dietro la tomba". A questo scopo la poesia si fonda sull'immaginazione, "regina delle facoltà". Nel saggio Notes nouvelles sur Edgar Poe (Nuove note su Edgar Poe, 1857), egli afferma che l'immaginazione è altro dalla fantasia e dalla sensibilità; è una "facoltà quasi divina che penetra all'istante, al di fuori dei metodi filosofici, i rapporti intimi e segreti delle cose, le corrispondenze e le analogie".

Il lavoro artistico

Descrivendo il poeta come il "decifratore dell'armonia universale", Baudelaire non si accosta all'ideale romantico dell'ispirazione o addirittura dell'inconsapevolezza del genio. Tutt'altro: Baudelaire polemizza aspramente contro la fiducia nella spontaneità. La poesia si conquista attraverso un faticoso dominio della forma, un duro lavoro di affinamento dei mezzi espressivi. La sua poesia utilizza i procedimenti retorici della poesia classica: per esempio, l'uso dell'alessandrino, quasi sempre privo di spezzature, o l'importanza della rima. In questo senso la poesia rappresenta il "fiore" nato dal male, non qualcosa di diverso dal male, ma la materia stessa riscattata attraverso la forma. In un progetto di epilogo per I fiori del male Baudelaire sintetizza perfettamente il suo percorso umano ed estetico: il poeta è un'anima santa e un perfetto chimico, che raggiunge alfine la consapevolezza di aver compiuto il proprio dovere: "tu mi hai dato il tuo fango e io ne ho fatto oro".

La fortuna

La fortuna critica di Baudelaire è stata immensa. Idolo dei decadenti, maestro dei simbolisti, ammirato da Rimbaud, Breton e Valéry, egli sembra possedere molteplici volti e quindi incarnare figure diverse. La sua opera si situa al confine di due epoche: sintesi e superamento dell'esperienza romantica, annuncia i futuri sviluppi del simbolismo e della poesia moderna. Anche la sua influenza si esercita in una duplice direzione: poesia come intuizione mistica, che coglie l'essenza profonda della realtà, e poesia come "mestiere", linguaggio, rigoroso percorso verso la creazione perfetta. Di grande importanza poi la sua decisa affermazione della specificità della poesia; essa non è al servizio dell'utile, né della morale, né della verità: "la poesia non ha altro scopo che se stessa".