Il realismo: Gustave Flaubert
- Introduzione
- La vita e le opere
- I temi
- Il realismo di Flaubert
- Approfondimenti
- Riepilogando
La vita e le opere
Gustave Flaubert (1821-1880) è il maestro indiscusso del romanzo moderno. Egli incarna la figura dell'artista come artigiano impassibile davanti al terribile spettacolo del reale, che deve riprodurre con devozione assoluta ai principi formali della sua arte.
Suo padre era primario chirurgo all'Hôtel-Dieu di Rouen e Flaubert nacque e visse in un'ala dell'ospedale e trascorse l'infanzia legato in particolare alla prediletta sorella Caroline, di due anni più giovane. Le sue prime prove letterarie furono alcuni racconti in cui esprimeva un precoce disgusto per l'esistenza nelle forme, allora di moda, di un acceso romanticismo. Nel 1836, sulla spiaggia di Trouville, quindicenne, incontrò Élise Foucault Schlesinger, una donna sposata, di tredici anni maggiore, che rappresentò in tutta la sua vita la mitica immagine dell'amore irraggiungibile.
Gli esordi
Nel 1838 scrisse le Mémoires d'un fou (Memorie di un pazzo, 1900 postumo), opera autobiografica ispirata alle Confessioni di Rousseau. Nel 1840 si trasferì a Parigi per studiare legge ed entrò in contatto con gli ambienti letterari: conobbe Hugo, Vigny, Leconte de Lisle, Gautier, diventando amico dello scultore Pradier e dello scrittore Maxime du Camp (1822-1894). Nel 1842 scrisse il racconto Novembre, in cui si annunciano i temi e i caratteri stilistici della produzione successiva. Nel 1843 si manifestarono i primi sintomi di una malattia nervosa che lo tormentò tutta la vita e lo indusse ad abbandonare gli odiati studi giuridici.
Alla ricerca di uno stile
Tornato a vivere in famiglia, rinunciò a ogni prospettiva professionale. Nel gennaio 1846 morì il padre e a marzo la sorella, nel dare alla luce la piccola Caroline. Flaubert si trasferì nella solitaria villa di Croisset, non lontano da Rouen, in riva alla Senna, e vi rimase fino alla morte, conducendo un'esistenza regolare e appartata, interrotta da qualche viaggio o da un breve soggiorno a Parigi. Nel 1846, a Parigi, aveva conosciuto la scrittrice Louise Colet, indipendente e irrequieta, con la quale ebbe una relazione lunga e tormentata. Nel maggio del 1847 insieme a Du Camp fece un viaggio in Bretagna, descritto in Par les champs et par les grèves (Per i greti e per i campi, 1885 postumo). Nel 1846 aveva anche iniziato a scrivere La tentation de saint Antoine (La tentazione di sant'Antonio); vi lavorò fino al settembre 1849, ma gli amici Du Camp e Louis Bouilhet (1822-1869) ne diedero un verdetto drastico: era un'opera fallita, traboccante di lirismo, tendente all'eloquenza, attratta dagli affreschi esotici e scintillanti. In ottobre, sempre con Du Camp, partì per un viaggio in Egitto, Palestina, Siria, Turchia, Grecia e Italia che lo annoiò terribilmente.
La maturità
La stesura di Madame Bovary, il suo capolavoro, richiese cinque anni (1851-56). Il romanzo fu pubblicato a puntate sulla "Revue de Paris". Ne seguì un processo per oltraggio alla morale e alla religione, da cui Flaubert venne assolto, e il processo si trasformò in un lancio pubblicitario per il libro, ripubblicato senza tagli nel 1857. Dal 1857 al 1862 stese Salammbô, uno "studio antico" ambientato all'epoca delle guerre puniche. Nel 1863 cominciò l'altro capolavoro, L'éducation sentimentale (L'educazione sentimentale, 1869), storia di una generazione che vede crollare tutte le sue speranze e ambizioni. Il libro è un fallimento. Dal 1872 la morte della madre e problemi economici inasprirono la sua solitudine e il suo pessimismo. Nel 1874 pubblicò La tentazione di sant'Antonio, interamente riscritta. Tra il 1876 e il 1877 scrisse Trois contes (Tre racconti, 1877), l'ultimo splendido frutto della sua arte. Immuni dalle asprezze, dai furori, dai sarcasmi amari, i tre racconti, e in particolare Un cœur simple (Un cuore semplice) e La légende de saint Julien l'Hospitalier (La leggenda di san Giuliano l'Ospitaliere), introducono in un quadro di assoluta perfezione stilistica nuovi accenti di umanità e pietà, gravi e quasi religiosi, che ribaltano il consueto segno negativo della sua visione della vita. La morte lo colse all'improvviso, non ancora sessantenne. Il suo ultimo romanzo, Bouvard et Pécuchet (1881, postumo), incompiuto, è un impietoso monumento alla stupidità umana. Di grandissimo interesse la sua vastissima corrispondenza.