Dada e surrealismo
André Breton
André Breton (1896-1966) fu il principale animatore del surrealismo. Chiamato sotto le armi nella prima guerra mondiale, interruppe gli studi di medicina. Conobbe G. Apollinaire e scoprì le opere di S. Freud, che esercitarono una profonda influenza sulla sua formazione. Dopo la guerra, insieme con L. Aragon e P. Soupault, fondò la rivista d'avanguardia "Littérature" (1919-24). Dopo l'iniziale apertura al movimento dada, seguita dalla rottura nel 1922, Breton e i suoi seguaci si impegnarono in uno sforzo di elaborazione teorica. Strumento della nuova poetica fu la scrittura automatica, che si proponeva di superare le censure logiche e grammaticali, oltre che estetiche e morali: Breton ne diede un esempio con Les champs magnétiques (I campi magnetici, 1920), scritto con Soupault. Nel 1924 fondò la rivista "Révolution surréaliste" e pubblicò il Premier manifeste du surréalisme (Primo manifesto del surrealismo), che esaltava il potere dell'immaginazione, del sogno, della poesia, purché desse libero corso all'inconscio, trascrivendo fedelmente le frasi che affiorano alla coscienza. Nel 1927, con Éluard e Aragon, si iscrisse al Partito comunista francese. Nel 1928 pubblicò una delle sue opere maggiori, il lungo racconto Nadja; seguirono L'Immaculée Conception (L'Immacolata Concezione, 1930, con Éluard), Le second manifeste du surréalisme (Il secondo manifesto del surrealismo, 1930) e Les vases communicants (I vasi comunicanti, 1932). Nonostante le epurazioni, la crisi del movimento si approfondì, di pari passo con le difficoltà di conciliare la libertà artistica con l'impegno politico. Sempre più isolato, Breton pubblicò L'amour fou (L'amore folle, 1937), una raccolta di straordinarie prose poetiche, e i saggi dell'Anthologie de l'humour noir (Antologia dell'humour nero, 1940). Durante l'occupazione tedesca si rifugiò negli Stati Uniti (1941). La sua morte, avvenuta a Parigi, concluse il surrealismo.
Poeta e teorico
È difficile isolare la figura di Breton dal movimento a cui dedicò tutta la vita. Altrettanto difficile è fare nei suoi scritti una netta distinzione fra il teorico, il prosatore e il poeta. Uno dei suoi testi più significativi, Nadja, si organizza in una complessa narrazione, strutturata nelle due dimensioni dell'esperienza reale e mentale, sorta di trascrizione della relazione non razionale tra l'immaginario e il vissuto, e ancora monologo interiore sui temi dell'amore, della follia, della libertà. L'originalità di Breton si rivela anche nella scrittura, una prosa complessa ma brillante, lucida e impetuosa. La sua opera ha esercitato un'influenza enorme sulle generazioni successive.