Il romanzo del primo Novecento
- Introduzione
- Le tendenze del romanzo
- Anatole France
- Approfondimenti
- Riepilogando
Anatole France
Anatole France, pseudonimo di François-Anatole Thibault (1844-1924), fu avversario di ogni sperimentalismo a difesa di un ideale di classicità e misura che anteponeva le esigenze di gusto e sobrietà alle velleità di originalità.
La vita e le opere
Nato a Parigi, figlio di un libraio, collaborò a periodici bibliografici ed eruditi come giornalista e critico. Dopo una raccolta di versi e un poema drammatico di gusto parnassiano, pubblicò i racconti Jocaste et le chat maigre (Giocasta e il gatto magro, 1879) e il romanzo Le crime de Sylvestre Bonnard, membre de l'Institut (Il delitto dell'accademico Silvestro Bonnard, 1881). Seguirono vari romanzi, tra cui Les opinions de Jérôme Coignard (Le opinioni di Jérôme Coignard, 1893); La rôtisserie de la reine Pédauque (La rosticceria della regina Piedoca, 1893), ambientato nella Parigi del Seicento; Le lys rouge (Il giglio rosso, 1894); la quadrilogia Histoire contemporaine (Storia contemporanea, 1897-1901). L'esplosione del caso Dreyfus e dell'antisemitismo, i timori di un'involuzione conservatrice della politica francese indussero lo scrittore a rivolgere maggiore attenzione alle problematiche sociali e politiche. Si accostò al socialismo, ma il primo conflitto mondiale fu un duro colpo al suo umanesimo pacifista. Dopo la guerra si avvicinò alle posizioni comuniste, ma il suo scetticismo, diventato più amaro e sarcastico, gli impedì di farsi illusioni su un'autentica trasformazione della società. Le opere più significative di quegli anni furono: L'affaire Crainquebille (Il caso Crainquebille, 1902), mirabile racconto in cui prendeva le difese di un umile fruttivendolo; L'île des pingouins (L'isola dei pinguini, 1908), aspra satira della società francese; Les dieux ont soif (Gli dei hanno sete, 1912), pacata rievocazione della Rivoluzione francese, netta condanna di ogni fanatismo; La révolte des anges (La rivolta degli angeli, 1914), in cui affrontava il problema del Male ed esprimeva la sua sfiducia nell'uomo.
Un classicismo equilibrato
Laico, razionalista, in possesso di un'erudizione vasta e raffinata, alieno da ogni eccesso e propenso a uno scetticismo disincantato, France predilesse il racconto filosofico alla maniera di Voltaire. Le sue opere narrative non sono propriamente romanzi, dedicano scarsa attenzione all'intreccio, all'ambientazione e all'analisi dei personaggi, i quali sono "pretesti", sorta di portavoce delle idee dell'autore. France affronta nelle sue opere i temi tipici della condizione umana, con un disincanto ironico oscillante fra indulgenza e amarezza. Il suo stile si richiama alla tradizione francese della clarté, animata da una sottile ironia, da una capacità mirabile di cogliere le sfumature. Le sue opere ebbero un immenso successo, coronato dal premio Nobel per la letteratura (1921), ma divenute bersaglio dei surrealisti furono dimenticate.