Henri Bergson
Henri Louis Bergson (Parigi 1859-1941) sviluppa i suoi interessi per le scienze e per i fondamenti della meccanica, ma successivamente matura il distacco dal positivismo di Spencer e nel 1889, per ottenere il dottorato in filosofia, presenta alla Sorbona la dissertazione Saggio sui dati immediati della coscienza. Il Saggio ha grande successo e lo introduce nel dibattito filosofico dell'epoca. Nel 1928 riceve il Nobel per la letteratura.
Dalla psicologia alla metafisica
Bergson difende l'esperienza della libertà umana discutendo i presupposti del determinismo scientifico, che basandosi sull'indebita traduzione della qualità (i dati della coscienza) in quantità e del moto in fasi statiche, non può accedere agli aspetti qualitativamente dinamici della vita psichica. Al concetto di "tempo cronologico" della fisica, che esprime il mutamento come una somma di istanti immobili ricadendo nella rappresentazione spaziale, Bergson oppone la durata, nozione che esprime la dinamicità del vissuto.
In Materia e memoria (1896), sulla base di ricerche neurologiche e fisiologiche, Bergson affronta il tema della relazione tra la mente e il cervello, lo spirito e il corpo. Egli nega che sia possibile spiegare l'attività psichica attraverso il corpo. L'eccedenza dello spirito sul corpo garantisce il valore della conoscenza e permette una ricerca sul senso della vita che non sia condizionata dalla vita stessa.
Nell'Introduzione alla metafisica (1903) contrappone l'intuizione, sapere assoluto che prescinde dalle mediazioni delle categorie, all'intelligenza geometrica, o analitica, propria della conoscenza scientifica, tuttavia funzionale alle esigenze vitali dell'uomo. Questa tesi viene suffragata dall'Evoluzione creatrice (1907), in cui si delinea la genesi ideale della materia e dell'intelligenza. L'evoluzione termina nell'uomo ed è opera dello slancio vitale, che è la modalità con cui Dio si rende visibile nella storia.
Nell'ultima opera, Le due fonti della morale e della religione (1932), Bergson indica nel misticismo, e in particolare in quello cristiano, una ripresa dello slancio vitale da parte dell'uomo, chiamato ad attuare lo scopo dell'universo, che è "una macchina per fare degli dei".