Il libertinismo
L'accentuazione del valore e dell'autonomia dell'individuo porta, soprattutto in Francia, alla diffusione di una mentalità laica, non dichiaratamente anticristiana ma indifferente nei confronti degli aspetti dogmatici della religione. Contemporaneamente si assiste alla riaffermazione del piacere, della corporeità e della libertà di pensiero. Queste istanze vengono incarnate dal movimento dei libertini, cioè i liberi pensatori, impegnati in una critica radicale ai conformismi e ai dogmi etico-religiosi e nella riproposizione dell'atomismo e dell'edonismo epicureo, del dubbio scettico, del naturalismo rinascimentale, del materialismo di Hobbes, della scienza galileiana. La loro origine aristocratica o altoborghese li porta ad assumere un atteggiamento di doppiezza nei confronti della politica e della religione, profondamente criticate e smascherate nei loro meccanismi psicologici e storici, ma considerate indispensabili per il controllo delle masse e della vita pubblica. Pubblicamente, infatti, si proclamano obbedienti all'autorità ecclesiastica e monarchica, mentre affidano le critiche alle conversazioni private e alla letteratura clandestina o anonima. Tra i libertini si riconoscono una corrente dei "naturalisti" (de Viau, Vanini, de Bergerac), caratterizzata da una ripresa del naturalismo rinascimentale e dell'epicureismo, e una corrente degli "eruditi" (Gassendi, de La Mothe Le Vayer, Naudé), per i quali lo scetticismo si abbina con una difesa appassionata della libertà personale del filosofo e di un raffinato godimento della vita.