La destra e la sinistra hegeliane
Dopo la morte di Hegel i contrasti sorti sulla possibilità di conciliare la filosofia del maestro con l'ortodossia cristiana protestante e con i fondamenti dello Stato uscito dalla Restaurazione dividono gli hegeliani nelle due correnti: la destra e la sinistra hegeliane, secondo la definizione di D.F. Strauss nel 1837. Ad aprire la polemica è la tesi di Strauss (Vita di Gesù, 1835) che le narrazioni evangeliche hanno carattere puramente simbolico e mitico e che ciò può essere affermato sulla base della filosofia hegeliana.
La destra hegeliana (detta anche dei "vecchi hegeliani") ha i suoi maggiori esponenti in Goschel, Gabler, Conradi e soprattutto in Erdmann (1805-1892). Essi rifiutano l'interpretazione di Strauss: persuasi dell'intrinseca concordanza tra hegelismo e cristianesimo, ravvisano anzi nell'hegelismo lo strumento più idoneo per giustificare sul piano filosofico le verità essenziali della religione cristiana.
La sinistra hegeliana (o "giovani hegeliani") è di gran lunga più importante dal punto di vista storico; anch'essa si interessa alla problematica religiosa, ma in termini più critici e razionali. Accanto a Strauss ha tra i suoi rappresentanti Bauer, Ruge, Stirner, oltre che Feuerbach, Marx ed Engels, almeno nella prima fase del loro pensiero.
Particolarmente importante è la critica alla religione di Ludwig Feuerbach (1804-1872), che nel 1830, ancora vivente Hegel, pubblica anonimi i Pensieri sulla morte e l'immortalità, in cui dichiara l'immortalità individuale incompatibile con il pensiero hegeliano, data la sua indole schiettamente panteistica: immortale è solo l'umanità storica in divenire. Nella sua opera più famosa, l'Essenza del cristianesimo (1841), interpreta la coscienza religiosa in termini di alienazione. Ciò che costituisce il carattere positivo dell'essere divino è preso a prestito alla natura umana. Per questo l'alienazione è il processo in forza del quale ciò che costituisce la ricchezza di Dio è il frutto di impoverimento dell'uomo: compito della critica sarà quello di restituire all'uomo il suo essere perduto, alienato in Dio.
In linea di massima i difensori e critici della religione tradizionale assumono posizioni rispettivamente conservatrici e innovatrici anche in campo politico.