Edmund Husserl
Il fondatore e pricipale ispiratore della fenomenologia è il filosofo tedesco Edmund Husserl (Prossnitz, Moravia, 1859 - Friburgo in Brisgovia 1938), uno dei più importanti pensatori del '900. Si laurea in matematica e successivamente si dedica alla filosofia. Con le Ricerche logiche (1901) delinea i tratti fondamentali del nuovo metodo fenomenologico. Nel 1901 viene nominato professore a Gottinga e raccoglie intorno a sé un buon numero di discepoli, che danno poi vita ai circoli fenomenologici di Gottinga e di Monaco. Dopo La filosofia come scienza rigorosa (1911), nel 1913 pubblica il primo libro delle Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Nel 1916 viene chiamato a Friburgo. Negli anni successivi pubblica la Logica formale e trascendentale (1929), le Meditazioni cartesiane (1931), la prima parte della Crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale (1936). Con l'avvento del nazismo al potere Husserl, di origine ebraica, viene radiato dal corpo accademico dell'università di Friburgo.
Critica allo psicologismo: essenze, intenzionalità
Le prime ricerche di Husserl sono dedicate ai concetti di molteplicità e di numero: la legittimità di un concetto matematico va trovata nell'esperienza psicologica attraverso cui esso si costituisce. In particolare, il concetto di numero sorge dalla capacità di pensare insieme più cose, dall'atto del collegare, ed è quindi colto mediante la riflessione sull'atto psichico con cui si costituisce l'insieme.
Una svolta netta rispetto alle sue concezioni sul numero è impressa da Husserl nelle Ricerche logiche, in cui critica lo psicologismo, cioè la pretesa di fondare la logica sulla psicologia. Husserl afferma che la logica ha una natura teoretica, fondata sull'oggettività e sull'autonomia ontologica del suo campo di applicazione. Mentre i principi logici sono necessari e la loro negazione è contraddittoria, le leggi psicologiche dipendono dalla natura umana, quale storicamente si è evoluta, e potrebbero essere diverse da come sono. Fondando i principi logici sulle leggi psicologiche si compie un'operazione illegittima, che porta a negare la possibilità stessa di ogni teoria. La logica si occupa delle connessioni tra oggetti ideali, indipendenti dalla soggettività psichica; essa non è una scienza naturale, ma una disciplina a priori, conoscitivamente feconda. Compito della filosofia sarà, allora, quello di chiarificare nell'esperienza immediatamente evidente i concetti logici fondamentali. Le sei Ricerche sviluppano le basi di una teoria della conoscenza per delineare le condizioni di possibilità anche per un tale tipo di esperienza. Nasce così la fenomenologia, che descrive gli atti e i vissuti di coscienza, con cui facciamo esperienza di ogni sorta di oggetti, soffermandosi esclusivamente sulle strutture invarianti ed essenziali. La capacità di afferrare intuitivamente le essenze (cioè le strutture invarianti) consente di pervenire a conclusioni che sono rigorose, universali e necessarie, pur essendo frutto di descrizione. In ogni atto di coscienza e in ogni espressione linguistica un oggetto o un fatto vengono intesi attraverso un significato, un ente ideale, che rende presente alla coscienza ("intenziona") l'oggetto o il fatto per un loro aspetto determinato. Nella percezione viene poi afferrato e intuito, in modo più o meno adeguato, quanto nel pensiero è soltanto inteso e alluso. La coscienza si caratterizza per quel suo riferirsi al reale, ad altro da sé, che Husserl chiama intenzionalità: noi non cogliamo solo le nostre modificazioni soggettive, ma possiamo conoscere la realtà nel suo manifestarsi immediato ed evidente e possiamo così pervenire alla verità.
Dall'analisi dell'esperienza alla svolta trascendentale
Proseguendo le sue ricerche, Husserl cerca di delineare una fenomenologia dell'esperienza, per mettere in luce le condizioni di possibilità dell'esperienza. Il flusso temporale collega in una struttura unitaria i diversi istanti, mentre le varie forme di percezione rivelano forme di unificazione che consentono di afferrare, nel mutare delle prospettive, certi oggetti come identici. Inoltre, gli ambiti delle varie scienze configurano regioni del reale (la cosa materiale, il vivente, i prodotti dello spirito) che la fenomenologia dovrebbe descrivere negli aspetti essenziali. Queste indagini rimangono quasi tutte inedite, mentre le Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica iniziano la cosiddetta "svolta trascendentale", che utilizza l'epoché (o dubbio metodologico, v. a p. 104) per compiere la riduzione fenomenologica in grado di cogliere le "forme pure" dell'esperienza, mettendo da parte quanto non è dato con evidenza immediata: pregiudizi, mere abitudini e, soprattutto, la convinzione che esista una realtà indipendente dalla coscienza. Con la epoché si arriva a cogliere la coscienza come il punto di partenza primario, perché solo il cogito (v. a p. 175) garantisce un'evidenza indubitabile. Gli oggetti sono delle unità di senso che si costituiscono nell'esperienza attraverso processi descritti dalle indagini miranti ad afferrare la genesi dei diversi strati di realtà (materiale, animale, spirituale). L'intenzionalità diventa il rapporto tra il noéma, cioè l'oggetto visto come il senso correlato agli atti, e la noési, cioè la soggettività cosciente, che è trascendentale, perché non è una cosa nel mondo ma sta all'origine del senso del mondo.
Fenomenologia e razionalità
Per Husserl l'atteggiamento fenomenologico è il vero atteggiamento filosofico: dinanzi alla crisi del sapere che lo scientismo naturalista rivela, assolutizzando la realtà quantificabile, va ricercato un senso globale, che solo la ragione filosofica può additare alla storia umana, senza cedere ai dogmatismi, ma insistendo sul valore del rigore critico e delle scelte responsabili.