La concorrenza
Genericamente si definisce concorrenza una struttura delle relazioni tra operatori economici caratterizzata dalla competizione per l'acquisizione di risorse scarse. In questo senso, la concorrenza è tipica di qualsiasi mercato nel quale le scelte degli agenti decisori siano dettate da interessi contrapposti.
La teoria economica distingue diversi gradi di concorrenzialità, in relazione all'impatto che le scelte individuali hanno sull'esito complessivo e – quindi – al potere di mercato (ossia il potere di volgerne l'equilibrio a proprio favore) di ciascun operatore. Il potere di mercato rappresenta, dunque, un ostacolo al dispiegarsi della competizione, il cui ruolo positivo consiste nella spinta – subita da ciascun operatore – ad assumere le decisioni che risultano più efficienti dal punto di vista della società nel suo complesso. Si identifica così il caso estremo di concorrenza perfetta, caratterizzato da molti operatori, piccoli rispetto al mercato e quindi privi della possibilità di determinarne individualmente l'equilibrio. A esso si contrappongono i casi di concorrenza imperfetta, in cui la presenza di numerosi operatori risulta compatibile con la percezione di un significativo potere di mercato da parte di alcuni di essi.
In un'accezione più specifica, la teoria economica definisce concorrenziale la situazione in cui le decisioni di ciascun operatore sono assunte nell'inconsapevolezza dei relativi effetti sull'esito complessivo di mercato, che peraltro consegue dall'interazione di tali scelte individuali. È in questo senso che un mercato concorrenziale sarà tipicamente popolato da molti operatori (consumatori e imprese), essendo questa la condizione che rende ragionevole, da parte di ciascuno, ipotizzare l'irrilevanza delle proprie azioni.