Le difese interne non specifiche
Quando la prima barriera esterna viene infranta, a causa, per esempio, di una ferita, attraverso la lesione dei tessuti possono riuscire a penetrare dei microrganismi. Intervengono allora le difese interne non specifiche, che agiscono in modo generico contro qualunque agente riconosciuto come estraneo al corpo, con una risposta infiammatoria e azioni di fagocitosi da parte dei macrofagi e di attacco da parte di leucociti natural killer.
La risposta infiammatoria
La lesione di un tessuto provoca un'immediata reazione infiammatoria. Le cellule ferite liberano sostanze, come l'istamina, che provocano una trasformazione dei tessuti: i vasi sanguigni si dilatano (e la zona ferita diventa rossa), aumenta la permeabilità ai fluidi (i tessuti diventano gonfi) e aumenta il flusso sanguigno (la parte diventa calda). Se la ferita ha danneggiato i vasi sanguigni, inizia anche il processo di coagulazione del sangue. Altre sostanze o mediatori chimici liberati dai granulociti basofili e dai tessuti che stanno morendo "chiamano" intanto le cellule di attacco aspecifico.
L'attacco è operato prevalentemente da due tipi di leucociti, i fagociti e le cellule natural killer, e dalle sostanze da loro prodotte. Terminata la loro azione, i leucociti muoiono e partecipano, insieme a leucociti vivi, batteri e frammenti di tessuto a produrre il pus che si forma attorno a una ferita.
I fagociti sono tutte le cellule in grado di fagocitare (inglobare) e quindi distruggere cellule e particelle estranee in modo diretto; si trovano lungo i vasi sanguigni dei principali organi e filtrano le particelle che passano, fra cui globuli rossi morti e frammenti di cellule. Usano la rete dei capillari per spostarsi dove si sono introdotti corpi estranei; sono infatti capaci di muoversi mediante pseudopodi e attraversare così le pareti dei vasi. Comprendono i granulociti neutrofili, che distruggono particelle relativamente piccole, come i batteri, e i macrofagi, capaci di inglobare agenti estranei relativamente grandi, come cellule tumorali e parassiti unicellulari e pluricellulari. I macrofagi derivano dai monociti, prodotti dal midollo osseo; giungono nel sangue dove rimangono per circa un giorno, per poi migrare nei tessuti, dove vivono per vari mesi.
Le cellule natural killer attaccano in modo indiretto le cellule infettate da virus o cellule tumorali. Contengono infatti vescicole piene di proteine in grado di aprire dei pori nella membrana plasmatica delle cellule infette, che vengono poi distrutte.
I macrofagi e i granulociti secernono lisozima, enzima in grado di distruggere la membrana batterica, ed enzimi lisosomiali.
Le sostanze più importanti secrete dai macrofagi sono tuttavia le interleuchine (il nome significa "tra i leucociti"), proteine che favoriscono l'attivazione di altri leucociti: in questo modo una sola cellula attiva può guidare l'attività di un altro leucocita e regolarne l'intensità e la direzione. Le interleuchine costituiscono uno dei principali meccanismi della comunicazione tra cellule immunitarie, un vero e proprio linguaggio con cui ognuna di queste molecole promuove e coordina le attività delle altre cellule.
In alcuni casi le interleuchine funzionano da veri e propri ormoni e attraverso la circolazione sanguigna raggiungono il cervello e il midollo. L'interleuchina 1, secreta dai macrofagi in caso di infezione, è una sostanza pirogena, che raggiunge l'ipotalamo anteriore e provoca la febbre. Anche l'aumento della temperatura corporea è un mezzo di difesa dell'organismo, perché fa aumentare l'attività dei macrofagi e diminuire la crescita dei batteri.
L'interleuchina 2 è un trasmettitore cellula-cellula, il principale fattore di crescita dei linfociti T .
Altre interleuchine promuovono la moltiplicazione dei fibroblasti e quindi favoriscono la guarigione delle ferite, una delle porte d'ingresso degli agenti patogeni.
Le sostanze che i macrofagi sono in grado di fagocitare sono molto varie: Possono essere batteri, residui di cellule morte, sostanze tossiche, chimiche e minerali, introdotte nell'organismo. I macrofagi e tutte le cellule immunitarie non si rivolgono invece contro le cellule vitali dell'organismo di cui fanno parte, perché sono capaci di riconoscere delle particolari molecole che si trovano sulla superficie delle cellule e permettono di identificarle come facenti parti dello stesso organismo; queste molecole sono le proteine del complesso maggiore di istocompatibilità (o proteine MHC), caratteristiche di ciascun individuo.