Il contributo dell'Italia
In Italia, nel 1926 nacque a Milano il Gruppo 7, costituito dagli architetti Luigi Figini (1903-84), Gino Pollini (1903-91), G. Frette, S. Larco, E. Rava, Giuseppe Terragni (1902-42) e U. Castagnoli, con l'intento di rinnovare l'architettura italiana in senso razionalista, secondo le nuove teorie di Le Corbusier e di Gropius. Il Gruppo 7 giunse a posizioni di aperta rottura con la cultura fascista ufficiale, coincidenti con la seconda esposizione di architettura razionale del 1931, anno in cui il gruppo si sciolse. In particolare della collaborazione degli architetti Figini e Pollini si ricordano la costruzione della nuova officina Olivetti a Ivrea, il palazzo degli uffici Hoepli a Milano e vari complessi industriali.
Giuseppe Terragni (Meda 1904 - Como 1943) collaborò, anche sul piano teorico, alla "battaglia" per il razionalismo italiano, con l'adesione al MIAR nel 1928. Tra le sue opere si ricordano l'edificio Novocomun (1927-28) e la Casa del Fascio di Como (1932-36).
Anche l'architetto Giuseppe Pagano (Parenzo 1896 - Mauthausen 1945) fu un massimo esponente del razionalismo italiano. Già noto per alcune importanti realizzazioni a Torino, nel 1933 assunse la direzione della famosa rivista "Casabella", attraverso la quale condusse un'ininterrotta polemica a favore di un'architettura moderna contro l'accademismo e il momunentalismo retorico. Tra le sue opere: l'Istituto di Fisica dell'Università di Roma (1932-35); l'Università Bocconi di Milano (1938-42), realizzata con Predaval.
Il critico e architetto Edoardo Persico (Napoli 1900 - Milano 1936) a Milano fondò nel 1930 la Galleria del Milione e poi si occupò dei problemi connessi all'architettura moderna. Non concesse mai spazio a cedimenti o compromessi, e diede un contributo fondamentale al momento più caratteristico dell'architettura razionalista italiana, attraverso saggi (Punto e a capo con l'architettura, 1934), scritti e conferenze (Profezia dell'architettura, 1935).
L'architetto romano Marcello Piacentini (1881-1960) fu invece il massimo esponente dell'architettura ufficiale del ventennio fascista in Italia, di cui l'esempio più significativo è costituito dall'imponente Palazzo di giustizia di Milano (1933-40). Fu comunque ampiamente attivo in tutta Italia con opere come la trasformazione del centro di Brescia (1933); palazzo dell'EUR (1942), piano generale e progettazione del rettorato della nuova università (1936) a Roma; arco di trionfo ai caduti (1932) e sistemazione di piazza della Vittoria a Genova (1941-42).