Il recupero della figura: da Chagall alla Nuova oggettività

Nuova oggettività

La corrente artistica Nuova oggettività (Neue Sachlichkeit) sorse in Germania nel particolare clima del primo dopoguerra (1923-24) e si affermò come reazione ai soggetti simbolici e fantastici dell'espressionismo e come esigenza di un ritorno alla realtà oggettiva. Tale rivalutazione del dato oggettivo si concretizzò in una pittura governata dal rigore dei presupposti teorici che negavano ogni partecipazione umana; in altri casi si risolse in raffigurazioni di crudele e impietosa ironia, sollecitata dalla messa a fuoco di una realtà scoperta in tutta la sua autentica verità. All'interno del movimento si svilupparono poi varie tendenze caratterizzate dal diverso modo di esprimere la realtà. Questa fu espressa con gli strumenti della satira aggressiva e amara di O. Dix, M. Beckmann, Georges Grosz, Franz Radziwill (1895-1983), Rudolf Schlichter (1890-1955), Georg Scholz (1890-1945), Christian Schad , oppure con una più emotiva presa di contatto con la realtà come nel caso di E. Wegner, Busak, A. Kanoldt, C. Mense, G. Schrimpf.

In misura diversa su tutti gli artisti della Nuova oggettività agirono anche influenze della pittura metafisica italiana, che valse al movimento, per quel che di inquietante e di ambiguo vi traspare, anche la definizione di realismo magico.

Dopo il 1930, nelle sue ultime fasi evolutive, la Nuova oggettività si volse verso un oggettivismo sempre più preciso e distaccato, fino a decadere in uno stanco realismo illustrativo in cui si sono viste le premesse del verismo fotografico dell'arte ufficiale nazista.

 

Otto Dix e George Grosz

Il pittore e incisore tedesco Otto Dix (Untermhaus, Gera 1891 - Singen 1969) studiò alla Scuola d'arte industriale e all'Accademia d'Arte di Dresda (1909-14) e combatté nella prima guerra mondiale. Nel 1919 fu nominato assistente all'Accademia di Dresda. Degli anni successivi sono quadri di forte rappresentazione degli orrori della guerra (I mutilati, 1920; La trincea, 1920-23; Trittico della guerra, 1923-32). I nazisti lo costrinsero (1933) a lasciare l'Accademia di Dresda e gli proibirono di esporre; nel 1937 le sue opere figurarono addirittura all'esposizione dell'arte degenerata di Monaco. Sulla sua pittura, sviluppatasi attraverso un tardo espressionismo in cui affioravano stimoli dell'arte dada, agì come vitale energia di rinnovamento la meditazione sulle esperienze belliche, che l'artista rievocò nelle 50 incisioni intitolate Der Krieg, (1932, La guerra): queste rappresentano minuziosamente, con un segno affilato e chiaro e con resa solo apparentemente realistica di ambienti urbani squallidi, una documentazione serrata sulla guerra. Del 1933 è il capolavoro I sette vizi capitali. Nel secondo dopoguerra attenuò il duro linearismo delle sue immagini con una pennellata più morbida e sfumata, che si volge a una nuova tematica biblica e religiosa.

Più caustico di Dix, George Grosz (Berlino, 1893-1959), dopo un’iniziale adesione al Dada berlinese, si diede ad una feroce satira politica e sociale, espressa nei suoi quadri, dalle tematiche attuali, con un segno graffiante ed incisivo, colori e spazialità di stampo impressionista (I funerali del poeta Oskar Panizza, 1817-18). Dopo il 1920 fu influenzato da De Chirico e produsse opere di un particolare realismo metafisico.
Successivamente aderì alla Nuova oggettività, proponendo quadri dai disegni semplificati per essere più incisivi, dove sono rappresentate le sue idee tramite le figure umane e i loro simboli (Le colonne della società, 1926, Berlino, Staatliche Museen).

 

Max Beckmann e Georg Schrimpf

Il pittore tedesco Max Beckmann (Lipsia 1884 - New York 1950) visse in Germania fino al 1937, poi ad Amsterdam (1937-47) e infine negli Stati Uniti. Formatosi nell'ambito della secessione tedesca, dipinse, con forte deformazione espressiva e cromatica della realtà e con complesso simbolismo, opere di aspra polemica sociale. Tra le sue opere: Giovani al mare (1905, Weimar, Museo); La notte (1918-19, Monaco, collezione Gunther Franke); Zingara (1928, Amburgo, Kunsthalle); Partenza (1932-35, New York, Museum of Modern Art).

Il pittore ed incisore tedesco Georg Schrimpf (Monaco
1889 - Berlino 1938) espose a Monaco nel 1920 con gli artisti della Nuova Secessione e soggiornò nel 1922 in Italia, dove divenne amico di Carlo Carrà e venne a contatto con il gruppo di "Valori Plastici" che influenzò la sua opera (Ragazza alla finestra, 1925, Basilea, Kunstmuseum), immersa in un'atmosfera magica, fuori dal tempo.