Tanoressia, ovvero la dipendenza dall'abbronzatura
Magri, abbronzati e in perfetta salute. Sembrano essere questi i canoni di bellezza del terzo millennio. Canoni che, investendo indifferentemente sfera maschile e femminile, sono talvolta il motore che dà il via a differenti comportamenti compulsivi, capaci di trasformarsi in patologie: anoressia e bulimia, ortoressia, ma anche tanoressia, ovvero dipendenza dalla tintarella.
Patologia che ha trovato rapidissima diffusione in tempi recenti, la tanoressia viene definita come la compulsione a esporre esageratamente il proprio corpo ai raggi solari o, in mancanza di quest'ultimi, alla luce dei lettini abbronzanti. Un significato che si ritrova anche a livello etimologico dove Tan è abbronzatura e Orexia che, dal greco, significa appetito.
Un comportamento che, idealmente, presenta delle affinità con l'anoressia: così come l'anoressico non si vede mai abbastanza magro, il tanoressico non raggiunge mai il grado desiderato di abbronzatura.
Una patologia, quella della tanoressia, che comincia a preoccupare gli esperti poiché una lunga esposizione ai raggi solari, sia naturali che nella loro forma artificiale, può portare la pelle a sviluppare diverse patologie, tra le quali figura anche il melanoma, cancro potenzialmente mortale la cui incidenza, tra i tanoressici, arriverebbe ad aumenterebbe addirittura del 75%.
Si tratta di una dipendenza che trova radici profonde anche nel senso di benessere e relax che i tanoressici provano immediatamente dopo dopo la seduta abbronzante: sensazione a cui, come in tutte le dipendenze, i malati non riescono più a fare a meno. In effetti, secondo recenti studi, l'esposizione al sole sarebbe strettamente collegata alla produzione della serotonina, il cosiddetto ormone del buonumore.
Quello della tanoressia è un circolo vizioso dal quale è difficile uscire: se il livello del buon umore e dell'autostima sono strettamente legati all'abbronzatura, appare chiaro che la persona affetta dalla dipendenza necessita, per uscirne, di un costante supporto psicologico capace di indirizzare verso una maggiore cura della pelle.