Quando la crisi climatica colpisce la salute mentale: tutto sulla solastalgia

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Detta anche ecoansia, è un malessere psicologico che deriva dall'impotenza di far fronte alla crisi climatica. E sono sempre più persone a soffrirne: scopriamo meglio di che si tratta e, soprattutto, come affrontare questo problema

Gli effetti global warming non riguardano solo l'ambiente in cui viviamo, ma anche lo stato della nostra salute mentale. Fra le conseguenze della crisi climatica sulla salute c'è infatti anche la solastalgia, nota ai più come ecoansia o ansia climatica. In estrema sintesi si tratta di un fenomeno legato all'impotenza che si prova di fronte allo stato in cui versa il nostro pianeta, e alla frustrazione di non riuscire a fare abbastanza per evitare la possibile catastrofe: questo mix di emozioni provoca ansia e veri e propri attacchi di panico. Si tratta di un disturbo relativamente nuovo, che però è stato teorizzato già oltre 20 anni fa da Glenn Albrecht: secondo il filosofo e docente, la solastalgia è un sentimento più ampio, che ha a che fare con la nostalgia di ciò che la nostra casa era e non è più. E quando ci riferiamo alla “nostra casa” intendiamo, ovviamente, il pianeta Terra. Approfondiamo la questione scoprendo i tratti principali della solastalgia e soprattutto le strategie per identificarla e affrontarla.

Cos'è la solastalgia

Il significato della parola solastalgia è intimamente connesso alla sua etimologia. Il termine deriva infatti dall'unione della parola latina "solacium" (conforto) e della parola greca "algia" (dolore). Letteralmente, quindi, significa nostalgia del conforto

Glenn Albrecht, filosofo australiano e docente di sostenibilità, ha coniato il temine solastalgia nel 2003. Nella sua teorizzazione però allargava il senso stretto del termine al sentimento di nostalgia che si prova per un luogo nonostante vi si continui a vivere. La solastalgia di Albrecht è un sentimento simile a quello che assale quando si continua a vivere in una casa che sta cambiando o i cui membri stanno andando via, provocando sensazioni negative. Per estensione, questo stato emotivo si applica anche all'idea che l'ecosistema non è più integro come un tempo, alterato dalla crisi climatica i cui effetti sono fuori dal controllo umano.

La solastalgia può anche colpire chi ha affrontato una tragedia ambientale provocata dall'intervento dell'uomo sull'ambiente. Un esempio classico di questo tipo di eventi è la tragedia del Vajont o la strage di Rigopiano.

Ansia e crisi climatica: cosa succede a chi soffre di solastalgia

Stando ai risultati di una ricerca pubblicata su Lancet e condotta su oltre diecimila ragazzi tra i 16 e i 25 anni, chi soffre di solastalgia, detta anche ecoansia, accusa emozioni come tristezza, difficoltà a gestire la rabbia, senso di impotenza e persino senso di colpa per la crisi climatica.
Questi sentimenti possono sfociare in attacchi di panico, disturbo da stress post traumatico, aggressività, impulsi suicidi, tossicodipendenze, forme di depressione.

Senza dubbio si tratta di un disturbo figlio dell'antropocene, nonché di un malessere che, se non adeguatamente trattato, si autoalimenta con le continue cattive notizie che arrivano dal mondo dell'informazione: dallo scioglimento del permafrost alla moria delle api, dalla desertificazione all'aumento dei cicloni mediterranei non c'è sicuramente da stare allegri. Ma è anche fondamentale trovare un modo per adattarsi - sia a livello ambientale che mentale - al modo in cui sta cambiando il notro Pianeta.

La solastalgia si può curare?

L'ecoansia o ansia climatica, come tutte le patologie psicologiche, può essere gestita con atteggiamenti proattivi. In primo luogo è necessario non darsi per vinti, ma magari partecipare attivamente al cambiamento: impegarsi a sensibilizzare il prossimo, diventare attivisti e contribuire alla corretta informazione sulla crisi climatica può essere un ottimo modo per diminuire il sentimento di frustrazione e impotenza derivante dalla solastalgia. 

Nei casi più gravi, ovvero quando l'ecoansia diventa difficile da gestire, è fondamentale rivolgersi a uno specialista per ottenere tutto il supporto psicologico di cui si potrebbe aver bisogno per uscire da questa situazione.

Stefania Leo

Foto di apertura: immagine di Freepik