Le conseguenze della crisi climatica sulla salute

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Il clima che cambia ha effetti concreti sul pianeta, ma anche sul corpo umano: ecco quali patologie si combatteranno nei prossimi anni

La crisi climatica non impatta solo sulla salute del pianeta, ma anche su quella dei suoi abitanti. Secondo il sesto rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici (AR6) dell'IPCC, la salute degli esseri umani è al centro dell'osservazione scientifica, assieme al benessere di vegetali e animali. I primi risultati dicono che l'impatto sugli abitanti della Terra ci sarà e riguarderà diversi ambiti, dalla salute mentale alla fertilità, andando a toccare persino l'intelligenza umana.

Vivere in città durante la crisi climatica: le conseguenze

Secondo le stime dell'Onu, il 70% della popolazione mondiale vivrà in contesti urbani entro il 2050. La scelta, dettata per lo più da esigenze lavorative e di accesso a beni e servizi, avrà delle conseguenze prodotte da case e mezzi di trasporto inadeguati, una complessa gestione dei rifiuti e difficili condizioni climatiche legate ad alte temperature (le cosiddette "isole di calore"). 

Ovviamente la qualità dell'aria sarà ben lontana dagli standard richiesti dall'Oms, frutto anche della carenza di spazi verdi, che impediscono anche di praticare esercizio fisico all'aperto. Il cibo a cui si avrà accesso sarà soggetto a trasformazioni che ne danneggeranno il profilo nutrizionale. In buona sostanza, i cambiamenti climatici saranno alimentati da questi grandi incubatori umani che diventeranno le città. Le conseguenze? Più morti dovuti a malnutrizione, malaria, stress da alte temperature e diffusione di malattie infettive dovute all'inquinamento.

Ondate di calore e più morti in estate

L'aumento delle morti in estate sembra un'altra conseguenza della relazione tra clima e salute. Uno studio pubblicato su Nature Medicine nel 2023 e condotto dall'Istituto di Barcellona per la salute globale, un centro sostenuto dalla Fondazione la Caixa in collaborazione con l'Istituto nazionale della sanità francese, ha documentato che il forte caldo dell'estate 2022 ha provocato oltre 61 mila morti in Europa, di cui 18 mila solo in Italia. Tra questi, le più colpite sono le donne di età superiore ai 79 anni. La zona maggiormente interessata? Il Mediterraneo

L'analisi epidemiologica mette in evidenza la necessità di dare priorità alla tutela della salute durante le ondate di calore, la vulnerabilità dei cittadini europei e la sperequazione sofferta dagli stessi nelle aree maggiormente urbanizzate.

Riduzione della fertilità

Tra le malattie causate dal cambiamento climatico c'è anche una riduzione della fertilità in entrambi i sessi, la cosiddetta infertilità di coppia. La Società Italiana di Andrologia ha osservato questa condizione tra gli effetti del cambiamento climatico d'impatto soprattutto sulla salute riproduttiva maschile. Ad oggi il numero medio degli spermatozoi presenti nel liquido seminale si è dimezzato rispetto a quarant'anni fa. Un italiano su dieci è ormai infertile. Inoltre, si è anche ridotto il volume dei testicoli. L'impatto sarebbe più importante sugli uomini rispetto alle donne, su cui sono state osservate altre conseguenze come maggiore abortività, parti prematuri o nascite sottopeso. Inoltre, gli effetti negativi si tramandano anche sui figli, che risultano meno fertili. 

All'origine del problema ci sarebbero le alte temperature e l'inquinamento. Infatti, anche metalli pesanti, diossine, parabeni, iperfluorati e ftalati (che interferiscono con il sistema endocrino) possono impattare sulla fertilità e provocare anche mutazioni epigenetiche nel feto.

Diminuzione dell'intelligenza

Tra gli effetti del cambiamento climatico sulla salute ci sarebbe anche la diminuzione dell'intelligenza. A impattare su questo aspetto ci sarebbe l'elevata concentrazione di anidride carbonica a cui si viene esposti soprattutto nelle grandi città. Il cervello umano accuserebbe un deficit nella capacità di calcolo, progettazione e astrazione, nonché di creatività. 

A sostenerlo è un report elaborato dall'azienda Strobilo. Secondo lo studio il corpo umano richiede definite condizioni ambientali, rimaste invariate per millenni e precipitate negli ultimi settant'anni. L'uomo ha bisogno di tempo per adattarsi a questo nuovo scenario. La concentrazione di CO2 è molto più alta della nostra soglia adattiva e il primo aspetto a farne le spese è il nostro asset cognitivo. Il cervello, preda di una sorta di asfissia, va in sofferenza e, senza che se ne possa rendere conto, smette di funzionare a pieno regime.

Inoltre, l'alta concentrazione di CO2 può avere ripercussioni su disturbi di tipo metabolico, cardiovascolare e sull'umore. La risposta al problema? Maggiori spazi verdi in città, ma anche in ufficio, problema a cui si sta dedicando anche il design attraverso l'approccio CO-Existing.

Solastalgia, ovvero l'ecoansia

Ultima ma non per importanza, quando il corpo è già provato da patologie di ogni tipo, riconducibili ai cambiamenti climatici, arriva la solastalgia, meglio nota come ecoansia. Si tratta di un disagio emotivo legato alla paura dei cambiamenti climatici e alle conseguenze su tutto l'ecosistema terrestre (vita umana compresa), che può portare a depressione o attacchi di panico.

Secondo le ultime indagini, il fenomeno riguarda circa un decimo della popolazione mondiale, con trend di crescita. Esiste anche una petizione, lanciata da Philippe Conus - responsabile del Dipartimento di psichiatria generale del Centro ospedaliero universitario del Canton Vaud (CHUV) - per far sì che questo stato di inquietudine venga riconosciuto e trattato all'interno dei programmi per la salute mentale.

Ma come si manifesta la solastalgia? Il principale sintomo è l'ansia, accompagnata da un sentimento di impotenza perché chi ne soffre sente di essere allo stesso tempo causa del problema e vittima delle scelte dei policy maker, quindi impotenti di fronte al fenomeno. L'ecoansia colpisce anche chi lavora con l'ambiente: pescatori e agricoltori, per citarne alcuni. Anche loro possono essere colpiti da quel disagio emotivo. Non esiste cura, se non la disconnessione temporanea dalle fonti di informazione e la riconnessione con la realtà circostante, bene da tutelare e di cui godere.

Stefania Leo

Foto di apertura: immagine di Freepik