La strage di via Palestro, quando la mafia colpì a Milano
In via Palestro, a Milano, il 27 luglio del 1993 cinque persone persero la vita per l'esplosione di un'autobomba contenuta in una Fiat Uno. Tra i mandanti dell'attentato, Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra.
La strage di via Palestro è stato un attentato terroristico compiuto da Cosa nostra a Milano la sera del 27 luglio 1993, che costò la vita a cinque persone. Fa parte degli attentati con ordigni del biennio 1992-1993, che orchestrati dalla mafia provocarono la morte di 21 persone (tra cui i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) e gravi danni al patrimonio artistico italiano.
La stagione delle stragi di mafia
Dopo Falcone (23 maggio 1992) e Borsellino (19 luglio), a un anno di distanza la mafia tornò a colpire nel 1993 in una terribile escalation di morte e violenza, tramite attentati dinamitardi.
Roma, via Fauro
Il 14 maggio 1993, in via Fauro a Roma, nei pressi del Teatro Parioli dove Maurizio Costanzo registrava le puntate – appunto – del Maurizio Costanzo Show, un'autobomba (Fiat Uno) esplose poco dopo il passaggio della vettura del giornalista, che rimase illeso. Furono invece 24 i feriti. Costanzo in quel periodo era fortemente impegnato nelle sue trasmissioni nel contrastare il messaggio mafioso: dopo l'omicidio di Libero Grassi, insieme a Michele Santoro aveva realizzato una maratona televisiva a reti unite Rai-Fininvest dedicata alla lotta alla mafia.
Firenze: via dei Georgofili
Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, una Fiat Fiorino imbottita di esplosivo saltò in aria nel cuore di Firenze, in via dei Georgofili, nei pressi della Galleria degli Uffizi. L’esplosione provocò il crollo della Torre dei Pulci, sede dell'Accademia dei Georgofili, uccidendo cinque persone: i coniugi Fabrizio Nencioni e Angela Fiume con le loro figlie Nadia (9 anni) e Caterina (appena 50 giorni di vita), più lo studente Dario Capolicchio.
Roma: attentato alle chiese
Pochi minuti dopo la strage di via Palestro, Cosa nostra colpì di nuovo a Roma. Alle ore 00:03 del 28 luglio 1993 un'autobomba esplose presso la Basilica di San Giovanni in Laterano. Un attacco analogo fu attuato alle 00:08 nei pressi della chiesa di San Giorgio in Velabro. Complessivamente si contarono 22 feriti.
La strage di via Palestro
La strage di via Palestro si verificò alle 23:14 del 27 luglio 1993, all’esterno del Padiglione di Arte Contemporanea.
La dinamica
Attorno alle 23.00, due vigili urbani che stavano transitando con l’auto di servizio in via Palestro furono avvicinati da un gruppo di persone accorse per segnalare la presenza di un’auto dai cui finestrini usciva del fumo. Allertati i vigili del fuoco, notarono all’interno del cofano la presenza di un involucro di grosse dimensioni. Era un ordigno da 90 chili di tritolo, che esplose pochi attimi dopo uccidendo cinque persone. La detonazione frantumò i vetri delle abitazioni in un raggio di circa 300 metri e lesionò il muro esterno del PAC. Raggiunse anche la condotta del gas sottostante alla sede stradale, che prese fuoco. Per questo motivo all’alba si verificò una seconda esplosione, che procurò ingenti danni ai dipinti della galleria d’arte e alla vicina Villa Reale.
Le vittime
Nella strage di via Palestro morirono i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l'agente di polizia municipale Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, senzatetto che dormiva su una panchina dei vicini giardini pubblici. Una dozzina i feriti.
Le inchieste
Dalle prime indagini emerse che per le autobombe di Milano, Firenze e Roma era stato usato lo stesso esplosivo. Le indagini ricostruirono l'esecuzione della strage di via Palestro in base alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia: Cosimo Lo Nigro, Giuseppe Barranca, Francesco Giuliano, Gaspare Spatuzza, Luigi Giacalone, Salvatore Benigno, Antonio Scarano, Antonino Mangano, Salvatore Grigoli, Tommaso e Giovanni Formoso furono riconosciuti come esecutori materiali della strage. Non è stata invece fatta chiarezza sui mandanti, tra i quali figurano comunque Matteo Messina Denaro e i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. In quella stagione delle bombe, Cosa nostra attaccò non solo membri delle forze dell'ordine, magistrati, politici e personaggi pubblici, ma anche semplici cittadini. Questo con l'obiettivo di creare le condizioni per realizzare una trattativa Stato-mafia.
Gli attentati falliti
Nel 1994 ci furono anche due attentati falliti. Il 23 gennaio 1994 non esplose una Lancia Thema imbottita con oltre 120 chili di esplosivi, parcheggiata nelle vicinanze dello stadio Olimpico di Roma, dove si stava disputando la partita Lazio-Udinese. A Formello, nella provincia romana, il successivo 14 aprile venne invece rinvenuto dell'esplosivo ai margini di una strada dove era solito percorrere il collaboratore di giustizia Salvatore Contorno.
Matteo Innocenti