La scoperta della lista P2: il potere invisibile
Il 17 marzo 1981 durante le perquisizioni nella villa e nella fabbrica di Licio Gelli fu trovata (e poi resa pubblica) la lista degli affiliati alla loggia massonica Propaganda 2. Nell'elenco figuravano anche personalità molto note.
P2. Una lettera e un numero, appena. Due cifre molto semplici che, insieme, il 17 marzo del 1981 sconvolsero l’Italia intera. In questa data, infatti, fu scoperta la lista degli iscritti alla loggia massonica Propaganda Due, organizzazione segreta di carattere eversivo guidata da Licio Gelli in qualità di “Gran Maestro” a partire dal 1970. E il cui nome, ancora oggi, aleggia come uno spettro sulla storia italiana degli ultimi 50 anni.
La massoneria in Italia
La massoneria viene spesso presentata come una società segreta volta al conseguimento e al controllo del potere. Questo è vero in parte, dato che le sedi delle istituzioni massoniche sono regolarmente denunciate in questura. A conferma, il fatto che non sia mai stato un mistero l’esistenza del Grande Oriente d’Italia, la più antica e numerosa istituzione massonica italiana, fondata nel 1805 a Milano.
Dopo la proclamazione del Regno D’Italia, nacque l’esigenza da parte del GOI di celare l’identità degli affiliati più in vista: l'adesione di quest’ultimi (con iniziazione “ad orecchio”) non figurava perciò in alcun elenco ufficiale, ma era nota al solo Gran Maestro. Nel 1877 Giuseppe Mazzoni (che ricopriva appunto questa carica) ne stilò un elenco denominato Propaganda, costituendo ufficialmente una loggia massonica coperta (i cui membri, cioè, non sono conosciuti dagli affiliati ad altre logge).
Che cos’è la loggia Propaganda 2: la storia
Gran Maestro dal 1885 al 1895, Adriano Lemmi contribuì a dare prestigio alla loggia, riunendo al suo interno senatori e deputati, generali e banchieri: Propaganda operò fino al 1925, quando il regime fascista impose lo scioglimento di tutte le associazioni caratterizzate da vincoli di segretezza.
Ricostituita dopo la Seconda Guerra Mondiale come Propaganda Due, nel periodo della maestranza di Licio Gelli (che ne prese le redini già nel 1970, diventando poi “Maestro Venerabile” nel 1975), la loggia arrivò a riunire in segreto circa un migliaio di personalità di primo piano, assumendo forme deviate rispetto agli statuti della massoneria ed eversive nei confronti dell'ordinamento giuridico italiano.
Il Piano di Rinascita Democratica: il programma della P2
Istituzione di una dinamica bipartitica, forte controllo sui mass media, riforma della magistratura e del lavoro, politica repressiva contro gli avversari politici, abolizione del valore legale dei titoli di studio, non rieleggibilità del Presidente della Repubblica e, più in generale, un riordino dello Stato all'insegna dell'autoritarismo.
Il programma della P2, che il presidente della Repubblica Sandro Pertini definì già nel 1981 «associazione a delinquere», era stato messo nero su bianco nel Piano di Rinascita Democratica, documento a metà tra un manifesto e uno studio di fattibilità, che conteneva una sorta di ruolino di marcia per la penetrazione degli esponenti della P2 nei settori chiave dello Stato. Il Piano di Rinascita Democratica, rinvenuto nel doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia del Maestro Venerabile, era in realtà già stato illustrato a grandi linee dallo stesso Licio Gelli in un’intervista a Maurizio Costanzo, pubblicata sul Corriere della Sera il 5 ottobre 1980.
17 marzo 1981: la scoperta
Nell'ambito di un'inchiesta sul presunto rapimento dell’uomo d’affari Michele Sindona, la Guardia di Finanza perquisì l’abitazione di Licio Gelli ad Arezzo, Villa Vanda, e la fabbrica di sua proprietà, la Giole di Castiglion Fibocchi. Gli indirizzi di Gelli, faccendiere già noto alle forze dell’ordine, erano stati annotati in un’agenda sequestrata a Sindona due anni prima ed erano passati solo pochi mesi dalla clamorosa intervista a Costanzo, che aveva destato molti sospetti: l’operazione portò alla scoperta, il 17 marzo 1981, di una lista di quasi mille iscritti alla loggia P2. E, poco dopo, al ritrovamento di oltre due milioni di dollari in lingotti d’oro sepolti nel giardino di Villa Wanda.
Lista degli appartenenti alla P2: l’Italia oscura
La lista comprendeva 962 nomi. Dell’elenco facevano parte 119 alti ufficiali e 59 parlamentari, l’intero gruppo dirigente dei servizi segreti italiani, 128 dirigenti di aziende pubbliche, 8 direttori di giornali, 4 editori e 22 giornalisti (tra cui Roberto Gervaso e Maurizio Costanzo), imprenditori come Silvio Berlusconi, finanzieri come Michele Sindona e Roberto Calvi, personaggi televisivi (come Fabrizio Trecca e Alighiero Noschese), più diversi magistrati, editori, diplomatici e nobili, tra cui il pretendente al trono d’Italia Vittorio Emanuele di Savoia. Sciolta d'autorità in quanto associazione segreta, la loggia massonica P2 (che dal 1976 operava in autonomia rispetto al Grande Oriente d’Italia), fu oggetto di una commissione d'inchiesta parlamentare guidata da Tina Anselmi e di vari procedimenti giudiziari.
40 anni dopo: l’ombra oscura della P2 oggi
Della P2 facevano parte molti ufficiali e politici coinvolti nel Golpe Borghese del 1970 o in tentativi successivi. Ma l’ombra oscura di questa loggia massonica eversiva si è via via proiettata su tutti i misteri (più o meno) irrisolti del Paese: oltre al cospirazionismo per assumere il controllo dell’Italia, tra i crimini attribuiti alla P2 ci sono la bomba alla stazione di Bologna e la strage dell’Italicus, gli omicidi di Carmine Pecorelli e Roberto Calvi, il crack del Banco Ambrosiano, il depistaggio sul rapimento di Aldo Moro, affiliazioni con Tangentopoli e l'ipotetico assassinio di Papa Giovanni Paolo I.
Protagonista (in negativo) della strategia della tensione, a livello internazionale la P2 è stata associata anche al golpe che nel 1976 portò al potere Jorge Videla. Iniziato in massoneria nel 1963 e capace di scalarne le gerarchie in brevissimo tempo, Licio Gelli a metà degli Anni Novanta fu condannato per la bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano e per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. Fu invece sollevato dalle accuse di cospirazione politica e associazione a delinquere. Dopo essere stato detenuto in Francia e Svizzera, è scomparso il 15 dicembre 2015 a Villa Wanda, senza aver mai fatto un giorno di carcere in Italia.
Matteo Innocenti