Storia delle mutande dall'antichità a oggi
Quando sono state inventate le mutande? La storia di questo indumento intimo è davvero particolare, perché la forma con cui le conosciamo oggi è davvero recente!
Le mutande non sono solo un capo d’abbigliamento intimo, ma un riflesso della nostra storia e cultura. Dai gladiatori romani alle donne e agli uomini di oggi questo piccolo indumento ha percorso una strada lunga e affascinante, accompagnando ogni epoca. L’evoluzione delle mutande è stata influenzata da vari fattori: i materiali disponibili nelle diverse epoche, i cambiamenti nella moda e le innovazioni tecnologiche. Ma chi ha inventato le mutande e come sono cambiate nel tempo? Andiamo a scoprirlo!
Dalle mutande di Tutankhamon al subligaculum romano
Adoperate già nell’antico Egitto, ne sono state trovate di elegantissime anche nella tomba di Tutankhamon, realizzate con materiali preziosi come si conviene a un Faraone. Naturalmente il taglio era molto diverso da quello attuale, e somigliavano per lo più a delle sottovesti.
Anche i greci ed i romani avevano forme primitive di indumenti intimi, ma il loro uso era limitato. Nell’antica Grecia, generalmente, non si usava coprirsi le parti intime, anche se qualcuno si tutelava con dei panni di lino, durante il lavoro.
I romani invece utilizzavano il subligaculum, una sorta di panno di lino che passava sotto l’inguine e si legava sui fianchi, portato per lo più dagli uomini, ma anche dalle donne, anche se non se ne faceva un uso quotidiano: per lo più veniva indossato da atleti, gladiatori e artisti da palcoscenico. Questi capi rudimentali non erano pensati per il comfort moderno ma piuttosto per praticità e protezione, soprattutto durante le attività fisiche o il combattimento.
Le mutande nel medioevo
Durante il Medioevo gli uomini iniziarono ad usare delle mutande antiche, rudimentali che somigliavano più a dei calzoni di lino lunghi fino al ginocchio, mentre le donne continuavano a limitarsi a delle sottogonne.
Risale comunque a questo periodo l’invenzione del nome “mutanda” dal gerundio del verbo latino medievale “mutare”, ovvero “ciò che deve essere cambiato”.
La rivoluzione delle mutande nel rinascimento
Ma dobbiamo aspettare il Rinascimento per assistere ad una svolta decisiva negli usi. Pare che fu Caterina de’ Medici, moglie di re Enrico II di Francia, ad inventare le mutande antiche da donna, pensate per coprire le gambe delle signore quando andavano a cavallo. Pare infatti che questa regina consorte innovativa ed esuberante, avesse introdotto un nuovo modo di andare a cavallo, con il piede sinistro nella staffa e la gamba destra sull’arcione: una modalità più comoda probabilmente, ma che rischiava di scoprire le gambe in modo poco consono ed appropriato, da qui la necessità di coprirle.
L’indumento ideato da Caterina era stretto e attillato, in cotone o fustagno e prese subito piede tra le nobildonne francesi e da lì in tutta Europa, tanto da sfociare in quello che oggi chiameremmo “un fenomeno di moda”: vennero infatti introdotte versioni sempre più lussuose, in tessuti d’oro e d’argento, pensate per essere intraviste, se non mostrate, e quindi ritenute peccaminose dalla Chiesa, che si oppose al loro utilizzo fino alla fine del ‘700.
Passarono in breve tempo dall’essere lussuose all’essere lussuriose, tanto che diventarono presto un indumento per prostitute: le “braghesse”, lunghe fino al ginocchio, furono imposte alle cortigiane veneziane per ragioni di decoro. Insomma le nobildonne non potevano indossarle, le prostitute dovevano, ed entrambe per salvare il pudore.
L'evoluzione delle mutande nell'800 e nel '900
Le mutande tornarono in auge nel 1800, quando le gonne iniziarono a gonfiarsi di crinoline, mentre gli uomini indossavano dei modelli simili ai moderni boxer. Ma è a partire dal 1906 che assumono la forma triangolare che conosciamo: in quell’anno infatti vennero pubblicizzate all’interno di un catalogo di moda, come un capo adatto a chi praticasse sport.
Nel 1913, poi, venne usato per la prima volta il termine slip, dall’inglese “scivolare, sfilare”, ma bisogna aspettare il 1935 per la prima commercializzazione a Chicago, dove si diffusero velocemente, arrivando in tre mesi a 30.000 capi venduti. Poco dopo si diffusero in Europa, a partire dal Regno Unito, ma con un andamento ancora altalenante, fino al 1967, quando il governo francese autorizzò il passaggio di spot televisivi di abbigliamento intimo.
Negli anni ‘80 si sono poi diffusi i boxer, sul modello dei pantaloncini da pugile, mentre per le donne arrivarono i tanto amati perizoma ed i tanga brasiliani, che permettono di eliminare gli antiestetici segni delle normali mutande, visibili dai vestiti.
Oggi, le mutande sono disponibili in una vasta gamma di stili e tessuti, pensati per soddisfare le esigenze di ogni individuo, dal comfort quotidiano all’attività sportiva, fino all’estetica più sofisticata.
Paola Greco
Foto di apertura: Adam Jones from Kelowna, BC, Canada, CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons