Storia dei cinema a luci rosse in Italia

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La prima sala a luci rosse italiana fu aperta da Luigi De Pedys a Milano. Era il 1977. Fu così che ebbe inizio "l'età dell'oro" del cinema porno.

Il 15 novembre 1977 Luigi De Pedys apre la prima sala d’Italia a programmare esclusivamente film hard. Era il cinema Majestic, si trovava in via Lambro, nella zona Porta Venezia, a Milano, ed era riconoscibile per la presenza di un lampeggiante dei pompieri all'ingresso. Ma attenzione, De Pedys non si è mai definito un pornografo. Dato il clima di dilagante moralismo di quegli anni, decide di dedicare una sola sala ai film porno, senza affiggere locandine all'esterno, ma solo un avviso: immagini non adatte a un pubblico sensibile.

Cinema a luci rosse: perché si chiama così

La definizione di cinema a luci rosse è una derivazione di un'idea ingegnosa che De Pedys, classe 1928, applica al suo cinema alla fine degli anni Settanta. Nel 1977 suo figlio ultima il servizio militare nei vigili del fuoco. Nel giorno del suo congedo, lo accompagna nella caserma di via Messina, dove scopre un'autopompa distrutta dopo un incidente. Da lì, l'idea: chiede al comandante di poter prendere il lampeggiante rosso dell'autopompa e lo installa fuori dal cinema. Prende vita così l'idea che un film porno venga proitettato in un cinema a luci rosse.

La storia del cinema Majestic di Milano e di Luigi de Pedys

Luigi de Pedys è stato un distributore di film, ha coprodotto numerose pellicole, a partire da Ombre rosse di Jon Ford, Lo chiamavano Trinità con Terence Hill e Bud Spencer, Il federale con Tognazzi e Ecce bombo di Nanni Moretti. Fino agli anni Novanta ha gestito diverse sale cinematografiche di Milano: il Manzoni, l'Apollo, il Pasquirolo, l'Orfeo, l'Arti, lo Splendor e il Majestic.

Fino al 14 novembre il Majestic programmava un cartone animato: Paperino in vacanza. Poi, la svolta hard. Il 15 novembre debutta I pornogiochi delle femmine svedesi, seguito da Lingua d’argento e così via. Ogni giorno viene programmato un titolo diverso con incassi da capogiro. De Pedys crea la società “Luci rosse cinema e spettacolo”. Per evitare problemi con la censura, avvertiva il pubblico dicendo: «Non entrate in questo cinema perché c’è il peccato», ottenendo sempre l'effetto opposto.

In poco tempo l'idea di de Pedys fu imitata da molti altri. Un anno dopo, a Milano, c'erano circa 21 sale dedicate alla proiezione di film pornografici. Lui aveva già mollato dopo circa quattro mesi: aveva solo voluto lanciare una provocazione.

L’età dell’oro del cinema porno

Il 1977 e l'idea di De Pedys coincidono con l'età d'oro del cinema porno. In quegli anni, il pubblico accorreva a vedere capolavori del genere come Gola profonda di Gerard Damiano, Historie d'O di Just Jaeckin, L'impero dei sensi di Nagisa Oshima, gli italiani All'onorevole piacciono le donne di Lucio Fulci; La signora gioca bene a scopa di Giuliano Carmineo; Malizia di Salvatore Samperi.

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Linda Lovelace - Foto: LaPresse

Gli attori più celebri di quegli anni

Negli anni Settanta, prima dell'avvento del Vhs e di internet, fare film porno era un lavoro artistico. A dare lustro a questa categoria di attori sono stati nomi ancora oggi memorabili, come quello di Linda Lovelace, protagonista dello scandaloso Gola Profonda.

Figlio di un ferroviere e di una devota battista, John Curtis Estes conosce il successo negli anni Settanta e spopola grazie a una serie di film che avevano per protagonista un ispettore. Diventato tossicodipendente, spaccia, si prostituisce, finisce in prigione e muore di AIDS nel 1987.

Traci Lords, al secolo Nora Louise Kuzma, deve il suo nome al personaggio interpretato da Katharine Hepburn in Scandalo a Filadelfia. Lords inizia a recitare in film per adulti a 16 anni.

Il nome di Moana Pozzi non è noto solo agli italiani, ma anche all'estero. Nata da una famiglia molto cattolica, la pornostar diventa la punta di diamante della scuderia di Riccardo Schicchi. Si destreggia tra il set e la politica. Nei suoi ultimi anni di vita è riuscita a diventare anche un'icona femminista.

Dopo un servizio per Penthouse, fatto nel 1983, Ginger Lynn diventa subito una delle pornodive più celebri di sempre, passando alla storia con la parodia hot di Dieci piccoli indiani. Guadagna visibilità anche dalla storia d'amore con Charlie Sheen. Oggi è ancora attiva nell'industria del porno, specializzata nel genere Milf.

Ma il più famoso di tutti resta Rocco Siffredi. Ha girato oltre 1.500 film hard (tra i più famosi Scusa ma ti voglio battere, Rocco: Puppet Master, Who Fucked Rocco?, Rocco e le Storie Tese). Oggi è regista e produttore.

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Moana Pozzi - Foto: LaPresse

I blitz della buon costume

Non era raro che i cinema a luci rosse fossero obiettivi di blitz da parte delle forze dell'ordine. Nel 1985, come documenta Repubblica Milano, il questore dell'epoca Antonio Fariello, diede l'ordine a cento agenti di dare l'assalto alle sale peccaminose. Chi aveva ricevuto l'informazione in anteprima, si fece trovare preparato, proeittando un candido cartone animato. Gli altri dovettero subire il sequestro delle pellicole e la fuga dei clienti. Questi blitz prendevano vita per calmare associazioni moraliste, legate ad ambienti cattolici, ma miravano anche a dissipare la prostituzione che prendeva vita tra le poltrone.

Il declino, tra vhs e streaming a luci rosse

La produzione cinematografica dedicata al mondo hard iniziò il suo declino con l'avvento del Vhs. Le videocassette impressero un'accelerazione importante al settore, che dovette rinunciare alle velleità artistiche per avvicinarsi a una produzione seriale e di poco spessore. In più, la visione di una videocassetta assicurava maggiore privacy rispetto a quella di una sala a luci rosse. A questo si aggiunse l'avvento di Internet che, con lo streaming e i videoclip disponibili in rete, gratuitamente, hanno spazzato via le grandi produzioni pornografiche.

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Gli ultimi cinema a luci rosse in Italia

Oggi, a Milano, non c'è più nemmeno un luogo pubblico dove guardare un film a luci rosse. Il Pussycat ha chiuso nel 2019. Come riferisce a Il Fatto Quotidiano Cristina P., gestore del cinema Ariston di Forlì, in tutta l'Emilia Romagna sono rimasti sei cinema porno. Oltre al suo, c'è il Miramare di Rimini, il Modernissimo di San Giovanni in Marignano, il Mignon di Ferrara, il Nuovo Cinema Odeon di Modena e il Corallo di Bologna.

La pandemia ne ha fatti chiudere diversi, come l'Orfeo a Palermo, che però a ottobre ha rialzato la testa e le saracinesche. Il proprietario, Giovanbattista Petrini, ha infatti deciso di «ritentare, perché con questo cinema vivevano quattro famiglie, quelle dei miei due figli e quelle di due impiegati». La sfida dei cinema a luci rosse non è più dunque alla morale, ma alla crisi.

Stefania Leo