Francisco Pancho Villa e la rivoluzione messicana

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Pancho Villa è stato un rivoluzionario, generale e guerrigliero che ha giocato un ruolo importante nella Rivoluzione messicana. Ecco tutto quello che c'è da Sapere sui fatti più importanti della sua vita.

Pancho Villa è stato un generale, guerrigliero e politico messicano, eroe popolare della Rivoluzione messicana che, iniziata nel 1910, inizialmente rovesciò il regime di Porfirio Diaz, per poi tramutarsi in una lunga guerra civile, che vide continui cambi di schieramenti, tradimenti e rivolte soppresse nel sangue. La sua figura, scolpita nell’immaginario collettivo messicano e non solo, ha ispirato nel corso dei decenni numerosi film e canzoni.

La rivoluzione messicana del 1910

La rivoluzione messicana iniziò nel 1910, come movimento armato che aveva l’obiettivo di porre fine alla dittatura militare del presidente e generale Díaz. La rivoluzione mutò ben presto da una rivolta contro l'ordine stabilito sotto Díaz (che cadde subito) a una guerra civile su più fronti e in particolari regioni, con frequenti lotte di potere tra le fazioni. Continuò persino dopo la promulgazione della Costituzione Politica degli Stati Uniti Messicani, in un’escalation di violenza: gli scontri armati si protrassero infatti fino al 1920.

La dittatura di Porfirio Diaz

Porfirio Diaz fu presidente del Messico per tre mandati: dal 21 novembre 1876 al 6 dicembre 1876, dal 17 febbraio 1877 al primo dicembre 1880, dal primo dicembre 1884 al 25 maggio 1911. Questo lungo periodo della storia messicana è noto come "Porfiriato".

La questione agraria

Durante i 35 anni del Porfiriato, il Messico visse una notevole crescita economica, che ebbe però costi altissimi a livello sociale, pagati dagli strati più poveri della società e dall'opposizione politica alla dittatura. La rivoluzione ebbe quali principali obiettivi la formazione di un regime costituzionale democratico e la riforma agraria. La rivoluzione, iniziata da elementi dell'élite progressista ostili a Díaz, si estese ben presto alla classe media e ai lavoratori agricoli delle zone rurali.

Chi sono i peones

All’epoca in Messico la proprietà delle terre era nelle mani di poco più di 800 grandi latifondisti, a cui si aggiungevano circa 400 mila piccoli e medi proprietari. Erano invece ben 12 milioni i “peones”, ovvero i braccianti che conducevano una vita miserabile, sfruttati e sottoposti a continui soprusi dai datori di lavoro.

Francisco Madero e il suo assassinio

Intellettuale liberale, figlio di proprietari terrieri, Francisco Madero nel 1910 si era candidato alla presidenza, ma fu incarcerato con l'accusa di presunte attività rivoluzionarie. Nel novembre dello stesso anno, tornato libero, fuggì in Texas: qui redasse il "Piano di San Luis Potosí", incitando i messicani a ribellarsi e fissando per il 20 novembre la data di inizio della rivolta armata.

L’insurrezione riuscì a far cadere Díaz e a portare Madero alla carica di presidente nel 1911. Tuttavia le  mancate riforme agrarie e sociali promesse portarono ad altre rivolte. Nel 1913 Madero fu ucciso nel colpo di Stato del generale Victoriano Huerta, ex generale porfirista ed ex capo delle sue forze armate, che si pose a capo del Paese. Questo portò Venustiano Carranza a guidare una ribellione contro il nuovo governo, proclamando il Piano di Guadalupe, a cui aderirono tutti i principali rivoluzionari messicani: Álvaro Obregón, Emiliano Zapata e Pancho Villa. Fu questa la fase della “rivoluzione costituzionalista”, a cui seguì una guerra civile tra Costituzionalisti e Convenzionalisti, terminata con la ribellione di Agua Prieta, che portò al rovesciamento di Carranza e alla presa del potere da parte di Obregón.

Il guerrigliero Francisco (Pancho) Villa

José Doroteo Arango Arámbula, questo il vero nome di Francisco “Pancho” Villa, nacque a San Juan del Río il 5 giugno 1878. Meticcio di umili origini, a 16 anni sorprese il proprietario del ranch dove viveva in una accesa discussione con la madre e gli sparò. Da quel momento iniziò un lungo periodo di latitanza. Simpatizzando con i peones, si rese protagonista di scorrerie ai danni di allevatori, cui sottraeva capi di bestiame, e di rapine ai ricchi minatori. Scese dalle montagne dove aveva trovato rifugio nel 1910, per unirsi alla causa della rivoluzione maderista contro Díaz.

La Division del Norte (Divisione del nord)

Villa entrò nei ranghi della División del Norte formata da Madero, una delle bande armate (al pari dell’Esercito di Liberazione del Sud i Zapata) che combatterono contro l'esercito federale messicano di Díaz, facendosi subito notare per le sue capacità militari. Dopo il rovesciamento di Madero nel colpo contro-rivoluzionario che culminò nella “Decade tragica” (9-19 febbraio 1913), Villa assunse la leadership della Division del Norte. Ottenne diverse decisive vittorie, come quella nella Battaglia di Zacatecas, che portò alla caduta di Huerta. Nel conflitto tra Costituzionalisti e Convenzionalisti rimediò però anche brutte sconfitte, come nella battaglia di Celaya, il più grande scontro armato in America Latina fino alla guerra delle Falkland.
 

La battaglia di Columbus del 1916

Nell’ambito della rivoluzione messicana si sviluppò una guerra di confine con gli Stati Uniti d’America. Villa, furioso per le ingerenze statunitensi a favore del governo di Carranza (di cui nel frattempo era diventato nemico) non esitò a oltrepassare più volte il confine. Il 9 marzo 1916 guidò un’incursione di 250 guerriglieri a Columbus (Nuovo Messico), dove era presente una guarnigione di soldati statunitensi.  L'abitato fu messo a ferro e fuoco e ci furono diverse vittime: il presidente Usa Woodrow Wilson rispose ponendo una taglia di 5 mila dollari sulla sua testa e inviando 10 mila soldati, per dargli la caccia sui monti sopra Chihuahua. Le truppe statunitensi impiegarono i mezzi più moderni per quell'epoca: camion, motocarri, motociclette, blindati e persino un dirigibile.

I tentativi di catturare Villa e i suoi uomini si protrassero senza esito fino alla fine del gennaio 1917, quando gli Stati Uniti entrarono nella Prima guerra mondiale. Villa riprese la sua guerra contro il governo di Carranza, ma nel 1919 l'assassinio di Zapata e la definitiva sconfitta a Ciudad Juárez lo convinsero a intavolare una serie di accordi con i Costituzionalisti. Le sue imprese terminarono nel 1920, anno in cui si verificò l’uccisione di Carranza a seguito della ribellione di Agua Prieta portata avanti da Obregón, che poi diventò presidente.
 

Carranza, Zapata, Villa e Obregon: come sono morti i protagonisti della rivoluzione Messicana

Nel 1920 Villa depose le armi ritirandosi nella hacienda di Canutillo a lui assegnata, dove si dedicò a una vita da proprietario terriero. Raramente lasciava la fattoria e con una scorta di una decina di uomini armati. Il 10 luglio 1923 si recò a Parral con due soli uomini, per fare da padrino a un battesimo. Visto che in città aveva un’amante, decise di trattenersi.

Il 20 luglio, mentre stava ripartendo per Canutillo, un gruppo di uomini armati sparò una raffica di colpi sull'auto di Villa, uccidendolo. Il mandante molto probabilmente fu Obregon, all’epoca presidente. “Pancho” era tornato in politica e si stavano avvicinando le elezioni. Zapata era stato assassinato il 10 aprile 1919, attirato in un'imboscata presso la fattoria di Chinameca, per mano del generale costituzionalista Jesús Guajardo. Tra i mandanti c'era Carranza, a sua volta morto assassinato il 21 maggio 1920 nel corso della ribellione di Agua Prieta guidata da Obregón contro il suo governo. Presidente dal 1920 al 1924, quest’ultimo fu eletto di nuovo nel 1928, dopo una tornata elettorale molto contestata. Recatosi a Città del Messico per celebrare la vittoria, fu assassinato a colpi di pistola da un fanatico cattolico, contrario alle spietate politiche antireligiose.

Pancho Villa nell'immaginario Pop

Nonostante per i messicani, il vero mito popolare è Zapata, più che Villa, il comandante della Division del Norte gode però di maggiore popolarità all’estero. Merito del passato da fuorilegge (che lo rende una sorta di Robin Hood), ma soprattutto della grande attenzione che gli riservò Hollywood, già quando era ancora in vita. 
 

Musica e cinema celebrano Pancho Villa

Nel 1914 Raoul Walsh esordì alla regia con The Life of General Villa, film girato in Messico che racconta appunto la vita del contadino, diventato prima bandito e poi rivoluzionario: vi compare anche il vero Pancho Villa, in alcune riprese fatte durante la battaglia di Torréon.

Nel corso del Novecento sono stati molti gli attori che si sono calati nei suoi panni, come Yul Brynner (Viva! Viva Villa!, 1968), Telly Savalas (Pancho Villa, 1972), Pedro Armendariz (Il vecchio gringo, 1989) e Antonio Banderas, in un film per la tv del 2003.

L'interpretazione più incisiva rimane quella di Wallace Beery, in Viva Villa!, che nel 1934 valse all’attore la medaglia d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia. In Viva Zapata!, film del 1952 con Marlon Brando protagonista, a interpretare Villa fu Alan Reed.

Non solo cinema, ma anche canzoni. Il rivoluzionario di San Juan del Rio è stato citato da Bob Dylan in Romance in Durango, brano reinciso da Fabrizio De André col titolo di Avventura a Durango. Per quanto riguarda gli italiani, il brano dei Litfiba Siamo umani, fa esplicito riferimento a Pancho Villa, che viene inoltre menzionato nel pezzo del gruppo hip hop Assalti frontali, Banditi nella sala.

Matteo Innocenti