Malala e le parole che possono cambiare il mondo
Studentessa pakistana, ferita durante un attacco dei talebani per il suo impegno nel diritto all'istruzione e nell'emancipazione femminile, nel 2013 tenne un significativo discorso alle Nazioni unite a New York.
Malala Yousafzai è diventata famosa per essere la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace. Il riconoscimento è giunto grazie al suo attivismo per l'affermazione dei diritti civili e per il diritto all'istruzione – bandito da un editto dei talebani – delle donne della città di Mingora, nella valle dello Swat.
Nata il 12 luglio 1997, all'età di 13 anni ha creato un blog per la BBC, nel quale ha documentato il regime dei talebani pakistani, contrari all'emancipazione femminile e al diritto all'istruzione per i bambini. Il 9 ottobre 2012 Malala è stata colpita alla testa da un colpo esploso da un militare talebano. Questo episodio e il suo impegno dopo la guarigione hanno fatto sì che l'attivista e blogger pakistana diventasse un simbolo di lotta per tanti giovani, che oggi guardano a lei come a un esempio.
In che occasione Malala ha parlato alla Nazioni Unite?
Il 12 luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, Malala Yousafzai ha parlato al Palazzo di Vetro a New York, indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto e lanciando un appello per l'istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il mondo.
Cosa ha detto Malala nel suo discorso alle Nazioni unite?
Difesa delle donne, degli ultimi, degli oppressi: Malala Yousafzai ha messo tutti questi temi nel suo discorso, racchiudendoli sotto il cappello più importante, quello del diritto all'istruzione. Durante il suo discorso alle Nazioni unite ha ricordato l'attentato che l'ha colpita il 9 ottobre 2012, quando i talebani armati, saliti a bordo dello scuolabus su cui stava viaggiando per tornare a casa da scuola, hanno gravemente colpito lei e i suoi amici. L'episodio ha ispirato uno dei passaggi più commoventi del suo discorso, quello dedicato al perdono e alla pace.
Le frasi più significative del discorso di Malala alle Nazioni unite
Questi tra i passaggi più significativi del discorso che Malala tenne il 12 luglio 2013 davanti ai potenti del pianeta:
- "Io non parlo per me stessa, ma per dare voce a coloro che meritano di essere ascoltati. Coloro che hanno lottato per i loro diritti. Per il loro diritto a vivere in pace. Per il loro diritto a essere trattati con dignità. Per il loro diritto alle pari opportunità. Per il loro diritto all'istruzione".
- "Non odio nemmeno il talebano che mi ha sparato. Anche se avessi una pistola in mano e lui fosse in piedi di fronte a me, non gli sparerei. Questo è il sentimento di compassione che ho imparato da Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti".
- "Ci rendiamo conto dell'importanza della nostra voce quando ci mettono a tacere".
- "L'Islam è una religione di pace, umanità e fratellanza, che dice: è un preciso dovere quello di dare un'educazione a ogni bambino. La pace è necessaria per l'istruzione".
- "Continueremo il nostro viaggio verso la nostra destinazione di pace e di educazione. Nessuno ci può fermare. Alzeremo la voce per i nostri diritti e la nostra voce porterà al cambiamento. Noi crediamo nella forza delle nostre parole. Le nostre parole possono cambiare il mondo, perché siamo tutti insieme, uniti per la causa dell'istruzione. E se vogliamo raggiungere il nostro obiettivo, cerchiamo di armarci con l'arma della conoscenza e di farci scudo con l'unità e la solidarietà".
- "Dobbiamo imbracciare i libri e le penne, perché sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo".
Perché Malala ha vinto il Premio Nobel per la pace?
Il 10 ottobre 2014 è stata insignita del premio Nobel per la pace assieme all'attivista indiano Kailash Satyarthi. In questo modo, a soli 17 anni, è diventata la più giovane vincitrice del riconoscimento. Il Comitato per il Nobel norvegese ha così motivato l'assegnazione. Malala ha ricevuto il premio «per la lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all'istruzione».
A seguito di questo avvenimento, il premier pakistano le ha assegnato anche la prima edizione del Premio nazionale per la pace, un riconoscimento creato ad hoc per lei, e un assegno da circa quattromila euro.
Attivista e blogger, per cosa si batte Malala Yousafzai
Malala Yousafzai è nota per il suo impegno per l'affermazione dei diritti civili e per il diritto all'istruzione delle donne e delle bambine della città di Mingora, in Pakistan.
Il 25 settembre del 2015 è diventata, insieme ad altre personalità del mondo artistico, politico, scientifico e della cultura, testimonial dei 17 Global goals delle Nazioni Unite, da raggiungere entro il 2030. Tra i 17 obiettivi globali ce ne sono tre, cruciali: eliminare la povertà estrema, combattere la disuguaglianza, le ingiustizie e mitigare le emissioni che causano i cambiamenti climatici.
La denuncia dell’oppressione talebana
La denuncia dell’oppressione talebana per mano di Malala Yousafzai è iniziata nel 2007, quando i talebani hanno sferrato attacchi di guerriglia armata contro l’esercito regolare. Hanno invaso anche la valle dello Swat dove viveva la famiglia Yousafzai. Ciò li ha costretti a rifugiarsi dai parenti a Haripur, mentre il padre è andato a Peshawar per partecipare alla proteste popolari.
Nel 2008 Ziauddin ha portato la figlia presso l’associazione giornalisti per tenere un discorso contro la chiusura delle scuole. In quell'occasione la Bbc ha avvicinato Ziauddin per avere notizie di prima mano sulla vita quotidiana sotto l’attacco dei talebani. In un anno Malala è diventata corrispondente in incognito per la BCC urdu. Nel suo blog ha raccontato le condizioni di vita in Pakistan e le limitazioni quotidiane per le donne e le bambine. Ha firmato i suoi articoli con il nome di Gul Makai “fiore di granturco”.
La difesa del diritto all’istruzione per tutti i bambini
In molti Stati, però, laddove la guerra e la povertà hanno preso il sopravvento, il diritto all’istruzione è un diritto negato: nei Paesi in via di sviluppo l’84% dei bambini non si vedono riconosciuto il diritto allo studio ed il destino peggiore tocca alle bambine, discriminate in 55 Paesi sui 175 che compongono l’indice dell’infanzia negata.
Malala Yousafzai è divenuta un simbolo mondiale per il diritto e la promozione del diritto all'istruzione non solo femminile, ma universale. Ed è per questo che il regime talebano si è accanito contro di lei, fino a minacciarla con un recente tweet in cui si leggeva: «La prossima volta non ci saranno errori».
Malala per l’emancipazione femminile
«Nessuna lotta può concludersi vittoriosamente se le donne non vi partecipano a fianco degli uomini. Al mondo ci sono due poteri: quello della spada e quello della penna. Ma in realtà ce n’è un terzo, più forte di entrambi, ed è quello delle donne». Questa frase ben sintetizza l'impegno di Malala per l'emancipazione femminile. Il piccolo “fiore di granturco” è cresciuto e oggi continua a battersi per la parità di accesso all'istruzione per bambine, ragazze e donne.
Malala oggi si occupa di emancipazione femminile anche attraverso il Malala Fund. In un'intervista concesso all'Economist, ha sottolineato come «nei 25 anni trascorsi dalla Dichiarazione di Pechino, quadro di riferimento delle Nazioni Unite per il raggiungimento dell'uguaglianza di genere, lo slancio per i diritti delle donne e delle ragazze è andato in stallo. Quasi 130 milioni di ragazze non vanno a scuola e temo che ci stiamo allontanando ulteriormente da una soluzione. La pandemia, il cambiamento climatico, il razzismo e la disuguaglianza stanno esacerbando i problemi che le ragazze devono affrontare».
Malala, 26 anni il 13 luglio, ha anche dato un valore alla ricaduta economica dell'istruzione femminile. «Offrendo 12 anni di istruzione di qualità a ogni ragazza, secondo una ricerca della Banca Mondiale e del Malala Fund, i guadagni delle donne potrebbero aumentare tra i 15 e i 30 trilioni di dollari. Il mondo mette molta pressione sulle spalle delle giovani donne. Facciamo pressione anche su ciascuno di noi per combattere per il nostro futuro».
Stefania Leo