Chi era Enrico Berlinguer, comunista rivoluzionario
Amato dai militanti del Partito Comunista, rispettato dai suoi avversari politici. Vita e carriera di una delle figure più iconiche della Prima Repubblica.
Per dodici anni segretario del Partito Comunista, Enrico Berlinguer è stata una delle figure più influenti della cosiddetta Prima Repubblica. È sotto la sua guida che il PCI ottenne i suoi più grandi risultati, in piena Guerra Fredda, in un periodo caratterizzato da fortissime tensioni politiche e sociali.
Biografia di Enrico Berlinguer
Ripercorriamo la via di Enrico Berlinguer, dalle origini sarde all’ascesa nel PCI e all’incontro con Fidel Castro, fino all’ictus durante un comizio, che nel 1984 lo porta alla morte.
Origini
Enrico Berlinguer nasce il 25 maggio 1922 a Sassari. Suo padre Mario è un avvocato antifascista, discendende da una nobile famiglia. La madre Mariuccia è cugina della madre del futuro Presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
Gli studi
Nel 1940 consegue la maturità classica (senza esami per lo scoppio della guerra) a Sassari. Ed è sempre nella sua città natale che si iscrive all’università: attratto dagli studi giuridici frequenta la Facoltà di Giurisprudenza, senza però arrivare mai a concludere gli studi..
La carriera nel partito comunista
Attivo nell'antifascismo sardo, Enrico Berlinguer si iscrive al PCI nel 1943. Ecco la sua ascesa al vertice del partito.
La militanza giovanile
A inizio 1944 viene arrestato durante una manifestazione per chiedere pane, pasta e zucchero: rimane in carcere per più di tre mesi. Dopo la svolta di Salerno, accompagna il padre commissario aggiunto all'epurazione nella città campana: qui incontra Palmiro Togliatti e poco dopo ottiene un impiego nel PCI a Roma, come funzionario dirigente del lavoro giovanile. Già segretario dell’associazione partigiana Fronte della Gioventù, nel 1946 Berlinguer visita l'Unione Sovietica come capo di una delegazione. Tre anni dopo gli viene affidata la segreteria dell’appena ricostituita Federazione Giovanile Comunista Italiana, che guida fino al 1956. Nel frattempo entra nella direzione del PCI e diventa anche segretario della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica.
Berlinguer segretario nazionale del Partito
Tornato in Sardegna dopo la fine dell’esperienza nella FGCI, nel 1958 Berlinguer viene richiamato a Roma, dove inizia a collaborare con il vicesegretario Luigi Longo nella segreteria del partito. Togliatti si fida molto di lui e nel 1960, al IX Congresso del PCI, lo vuole al posto di Giorgio Amendola come responsabile dell’organizzazione del partito. Diventato responsabile della sezione esteri, alle elezioni del 1968 è capolista nel Lazio: con 150mila preferenze viene eletto deputato per la prima volta. Passano quattro anni e, nel corso del XIII Congresso del PCI, Berlinguer diventa segretario. Sotto la sua guida, nel 1976 il PCI otterrà il suo massimo risultato elettorale alle politiche, con il 34,4% delle preferenze.
Il "falso incidente"
Appena giunto al vertice del PCI, Berlinguer avvia un processo di distanziamento dall’Urss, elaborando un modello alternativo noto come eurocomunismo. Il 3 ottobre 1973 a Sofia, al termine di un incontro molto teso con Todor Zhivkov, segretario del Partito Comunista bulgaro, l’auto sulla quale si sta dirigendo verso l’aeroporto viene colpita da camion militare pieno di pietre. L’impatto è tremendo: l’autista muore sul colpo e Berlinguer si salva per miracolo. Secondo molti l’incidente è stato orchestrato dal Kgb, per togliere di scena l'uomo che sta allontanando il PCI dall’Unione Sovietica.
Il dialogo con la DC
In questi stessi anni, Berlinguer si fa promotore di un dialogo con la Democrazia Cristiana, il partito più grande d’Italia, tentando di realizzare con Aldo Moro il cosiddetto “compromesso storico”.
Il compromesso storico
Proprio nell’autunno del 1973, riflettendo sul golpe in Cile, con tre articoli pubblicati su “Rinascita” Berlinguer sottolinea la necessità di un accordo tra le forze popolari, di ispirazione comunista e socialista, e quelle cattolico-democratiche. È il compromesso storico, che dopo le elezioni del 1976 porta al primo governo della solidarietà nazionale: un monocolore democristiano che si regge sulla “non sfiducia”, cioè sull’astensione dei vecchi partner così come del PCI. A inizio 1978, Berlinguer incontra Moro, chiedendogli di agevolare l’entrata dei comunisti al governo. Ma ad opporsi sono in molti: poco dopo le Brigate Rosse rapiscono e uccidono il leader democristiano.
L'incontro con Fidel Castro
Nel 1980 l'Unione Sovietica occupa militarmente l'Afghanistan, intervento che il PCI condanna. Cuba, invece, approva. Questo non impedisce, l’anno successivo, l’incontro tra Fidel Castro e Berlinguer. Si tratta di un vero e proprio strappo alla regola, visto che la presenza del Líder Máximo è prevista solo solo per capi di Stato o di governo. L’incontro tra le due delegazioni, molto cordiale, dura ben sette ore: al termine della giornata un comunicato ammette senza problemi che esistono «valutazioni in parte diverse su alcune questioni internazionali e sulle cause dell'aggravamento della situazione internazionale».
La vita privata
Il 26 settembre 1957 Enrico Berlinguer sposa a Roma Letizia Laurenti, da cui avrà quattro figli: Biancamaria, Maria Stella, Marco e Laura.
La morte di Enrico Berlinguer
Eletto segretario generale del PCI nel 1972, Berlinguer rimane in carica fino alla prematura scomparsa, che avviene a seguito di un ictus che lo colpisce durante un comizio a Padova. È il 7 giugno 1984 e le elezioni europee sono alle porte: nonostante il malore, Berlinguer termina il suo discorso, davanti alla folla che gli implora di smettere viste le sue condizioni. Tornato in albergo, entra subito in coma: ricoverato in ospedale, muore quattro giorni dopo a causa di un'emorragia cerebrale. Sull'onda emotiva della sua scomparsa, alle europee del 1984 il PCI supera per la prima e unica volta la Democrazia Cristiana.