Liliana Segre, testimone di un orrore condannato dalla Storia
Chi è Liliana Segre, senatrice a vita e una delle testimoni della Shoah ancora in vita.
Il 10 settembre del 1930 nasceva Liliana Segre, una delle testimoni della Shoah ancora in vita per raccontare l'orrore dei campi di concentramento nazisti. Sopravvissuta all'orrore di Auschwitz, ebrea italiana colpita dalle Leggi razziste volute da Benito Mussolini e firmate da re Vittorio Emanuele III, nel 2020 compie 90 anni.
Chi è Liliana Segre?
Oggi attivista politica, Liliana Segre è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il suo merito: «per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale». Instancabile testimonianza vivente degli orrori della Shoah, Segre ha resistito a lungo prima di parlare pubblicamente della sua esperienza nei campi di sterminio. Poi, trovato il coraggio, ha preso parte a dibattiti e opere culturali di divulgazione, come il film-documentario Memoria.
La vita di Liliana Segre
Liliana Segre nasce a Milano in una famiglia ebraica laica. È la figlia di Alberto Segre e Lucia Foligno, che perde la vita quando lei ha poco meno di un anno. Liliana Segre cresce e diventa una delle tante ragazze su cui si abbatte il peso delle leggi razziali del fascismo.
Dall’infanzia ad Auschwitz
A 8 anni viene espulsa dalla scuola. Le persecuzioni si intensificano. Per aiutarla a sfuggire alla cattura, il padre la nascose presso degli amici, utilizzando documenti falsi. Il 10 dicembre 1943 prova, assieme al padre e a due cugini, a fuggire a Lugano, in Svizzera, ma i quattro vengono respinti dalle autorità del paese elvetico. Il giorno dopo la piccola Liliana viene arrestata a Selvetta di Viggiù, in provincia di Varese. Ha tredici anni. Dopo sei giorni a Varese, viene trasferita prima a Como e poi a San Vittore, a Milano, dove resta in carcere per quaranta giorni. Il 30 gennaio 1944 viene deportata dal binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Lei e il padre vi giungono dopo sette giorni di viaggio. Al loro arrivo al campo, vengono separati. I due non si rivedranno mai più.
La «colpa» di essere nata
Numero di matricola 75190 tatuato sull'avambraccio, Liliana Segre sopporta un anno di lavori forzati presso la fabbrica di munizioni Union. Dopo l'evacuazione del campo, alla fine di gennaio 1945, affronta la cosiddetta marcia della morte verso la Germania. Solo il 1° maggio 1945 viene liberata dal campo di Malchow, una sottosezione del campo di concentramento di Ravensbrück liberato poi dall'Armata rossa. Insieme a lei si salvano solo altri 24 bambini superstiti, tutti di età inferiore ai 14 anni.
Liliana Segre commenta quegli anni così: «Quando penso a come ero io a 13 anni, sospinta da eventi così spaventosi, così fatali, in una tormenta di neve com’era quella che avevamo in quegli inverni del lager, provo una pietà estrema per me stessa. Riesco a vedermi bambina, privata di tutto, dai capelli ai miei amori, alle mie scarpe, alla mia camera, solo per la colpa di essere nata».
Dalla liberazione al matrimonio
Una volta liberata, trova rifugio presso zii e nonni materni di origini marchigiane: sono gli unici affetti rimasti al mondo per lei. Ritorna lentamente alla vita, Liliana Segre, e nel 1948 conosce Alfredo Belli Paci mentre si trovava in vacanza al mare, a Pesaro. Entrambi condividevano un pesante passato: tutti e due avevano conosciuto gli orrori dei campi di concentramento nazisti. Lui perché non aveva aderito alla Repubblica di Salò. La somiglianza con il padre di Liliana fa il resto. Alfredo è cattolico e anche la sua compagna è stata battezzata prima delle leggi razziali fasciste. Nel 1951 si sposano e dal loro amore nascono tre figli.
Il matrimonio di Liliana Segre e Alfredo Belli Paci è messo a dura prova dall'adesione di lui alla lista del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, guidato dall'ex funzionario della RSI Giorgio Almirante. Le acque si calmano solo quando Alfredo abbandona la politica.
La scelta di testimoniare l'orrore
Sopravvivere all'orrore non è semplice. Non poterlo comunicare, essere capiti, peggiora le cose. Come ricorda Segre: «Era molto difficile per i miei parenti convivere con un animale ferito come ero io: una ragazzina reduce dall'inferno, dalla quale si pretendeva docilità e rassegnazione. Imparai ben presto a tenere per me i miei ricordi tragici e la mia profonda tristezza. Nessuno mi capiva, ero io che dovevo adeguarmi ad un mondo che voleva dimenticare gli eventi dolorosi appena passati, che voleva ricominciare, avido di divertimenti e spensieratezza».
Passano molti anni prima che Liliana Segre inizi a raccontare i suoi ricordi. Nel 1997 è tra i testimoni del film-documentario Memoria, presentato al Festival Internazionale del cinema di Berlino. Nel 2009 Nello partecipa ad un altro film-documentario: Binario 21 di Moni Ovadia, diretto da Felice Cappa, che si ispirava al poema del poeta di origine russa Itzhak Katzenelson Il canto del popolo ebraico massacrato.
I libri su Liliana Segre
Alcuni scrittori e giornalisti si sono soffermati sulla storia di Liliana Segre, raccontandola in alcuni libri. Nel 2004, con Goti Herskovits Bauer e Giuliana Fiorentino Tedeschi, è una delle tre donne ex-deportate intervistate da Daniela Padoan nel volume Come una rana d'inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz (Bompiani, Milano). Nel 2005 la sua vicenda è ripercorsa con maggiori dettagli in un libro-intervista di Emanuela Zuccalà: Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre fra le ultime testimoni della Shoah (Paoline Editoriale Libri, Milano).
Liliana Segre Senatrice a vita
Il 19 gennaio 2018 si è celebrato l'80esimo anniversario delle leggi razziali fasciste. In tale occasione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, seguendo l'articolo 59 della Costituzione, ha nominato Liliana Segre senatrice a vita. Nella motivazione si legge: "per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale". Lei è la quarta donna a ricevere questo riconoscimento dopo Camilla Ravera, Rita Levi-Montalcini ed Elena Cattaneo.
Il 5 giugno 2018, durante la discussione per il voto di fiducia al governo Conte I, è intervenuta per la prima volta in Senato ricordando le leggi razziali e il suo ricordo di deportata, suscitando il plauso di tutto il Senato. Ha inoltre dichiarato la sua ferma intenzione di opporsi a qualunque legge discriminatoria contro i popoli nomadi e le minoranze e di astenersi dal dare la fiducia al nuovo governo. Una delle sue battaglie è stata a favore del mantenimento del tema di ambito storico nell'esame di maturità. Ha proposto l'istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza. Una volta istituita, è stata soprannominata Commissione Segre e ha attirato molte offese alla sua ideatrice.
Il discorso al Parlamento europeo
«Anche oggi qualcuno non vuole guardare e anche adesso qualcuno dice che non è vero», ha affermato la senatrice. «La gente mi domanda perché c’è ancora l’antisemitismo e il razzismo. Io rispondo che c’è sempre stato», che prima «non c’era il momento politico per poter tirar fuori l’antisemitismo e il razzismo che sono insiti nell’animo dei poveri di spirito. Ma poi arrivano i momenti, i corsi e i ricorsi storici. Arrivano i momenti in cui ci si volta dall’altra parte, in cui è più facile far finta di niente». Ha continuato: «Arrivano i momenti più adatti in cui ci si volta dall’altra parte, in cui è più facile far finta di niente, che si guarda solo il proprio cortile e si dice “è una cosa che non mi interessa, che non mi riguarda” - ha continuato Segre - e tutti quelli che approfittano di questa situazione trovano il terreno adatto per farsi avanti». Il suo intervento è stato salutato da un lungo applauso e da un minuto di silenzio in onore delle vittime dell'Olocausto.
Liliana Segre bersaglio della rete
Il 7 novembre 2019 il prefetto di Milano Renato Saccone decide di assegnarle una scorta. La decisione fa seguito all'apertura di un fascicolo contro ignoti, in seguito all'intensificarsi della presenza di minacce in rete all'indirizzo di Liliana Segre. Le frasi che si leggono online sono efferate come questa. «La senatrice a vita Segre sta bene in un simpatico termovalorizzatore». A proposito dei messaggi squallidi che le vengono rivolti, Segre spiega che in realtà, «non ne ho letto neanche uno, sono talmente vecchio stile che sui social non ci sono proprio».
Stefania Leo