Il mistero Emanuela Orlandi: tra verità, bugie e ricatti

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È il 22 giugno del 1983, l’Italia è appena uscita dagli anni di piombo. A Roma, in pieno centro storico, scompare una ragazza di 15 anni, cittadina del Vaticano. Il suo nome è Emanuela Orlandi. In questi 33 anni si sono susseguite le ipotesi più svariate sulla sua sparizione: dalla banda della Magliana al Vaticano, passando per i servizi segreti, la politica, le Brigate Rosse …

Tesi mai dimostrate, false verità o depistaggi creati ad arte che hanno contribuito a creare attorno alla figura della ragazza un fitto alone di mistero.

Il suo volto da quindicenne, impresso sui manifesti in bianco e nero che hanno tappezzato per un lungo periodo la città di Roma, rimane impresso nella memoria collettiva. È come se Emanuela fosse rimasta prigioniera di questa foto e, con i suoi occhi malinconici, la fascia che le cinge la fronte e i lunghi capelli neri che le incorniciano il viso, continui ad aggirarsi come un fantasma nella memoria dei suoi familiari, che non hanno mai perso la speranza di scoprire, un giorno, la verità.

Una nuova speranza di sciogliere un mistero che dura da quarant'anni si accende nel gennaio 2023, a pochi giorni dalla scomparsa di Benedetto XVI, con la riapertura del caso, che sembrava essere stato archiviato definitivamente nel maggio 2016. 

Saranno sentiti come testimoni diversi cardinali, ex magistrati e dipendenti d’Oltretevere. Una mossa  clamorosa visto che è la prima volta che anche la giustizia dello Stato del Vaticano investiga sulla probabile morte della sua cittadina più conosciuta al mondo.

Complici sono stati il film La verità sta in cielo (appunto), di Roberto Faenza e, soprattutto, la miniserie Netflix Vatican Girl che ha avuto il merito di accendere i riflettori sul caso a livello globale. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha dichiarato a Rai News 24: «Adesso anche al di fuori dell'Italia sono a conoscenza di cos’è successo in questi quarant’anni. Lo verifico dai tanti messaggi di solidarietà che arrivano da ogni parte del mondo. Ci si è resi conto che è una storia che non si potrà nascondere fino alla fine, che per forza di cose si dovrà arrivare a una soluzione».

Noi proviamo a ricostruire le fasi cruciali della vicenda.

Tutto comincia quel fatidico 22 giugno 1983, quando Emanuela, che ha da poco terminato il secondo anno di Liceo Scientifico, si reca assieme a due amiche alla fermata dell’autobus. Mentre le amiche salgono sul mezzo, Manuela decide di prendere il successivo, perché troppo affollato. Da questo momento nessuno la rivedrà mai più.
Emanuela è stata rapita? È possibile che si sia allontanata volontariamente? I fatti e le testimonianze propendono decisamente per la prima ipotesi.

Emanuela non è sparita in un luogo qualsiasi, ma vicino a una Piazza Navona gremita di turisti che scattano foto, fanno filmini. Possibile che nessuno la abbia vista? Che non compaia in nessun fotogramma? Sembra che si sia dissolta nel nulla.

Emanuela, inoltre, non è una persona qualsiasi. È figlia, infatti, di un messo pontificio, una persona molto vicina al Papa.

E tra le varie ipotesi spunta infatti quella secondo cui il sequestro, finito male, sarebbe stato un avvertimento dei regimi dell'Est diretto al Papa, grande sostenitore di quei processi democratici che pochi anni dopo avrebbero portato al crollo del regime sovietico. Manuela è la protagonista perfetta di un ricatto perfetto. Tutto il resto sarebbero depistaggi.

E di depistaggi, in effetti, ce ne sono stati molti. Uno fra tutti: pochi giorni dopo la scomparsa alla famiglia di Emanuela arriva la telefonata di un tal “Mario”, sedicente proprietario d un bar nel centro di Roma. Dice di aver incontrato due ragazze che vendono cosmetici, una delle quali si chiama Barbarella e assomiglia ad Emanuela. Anni dopo si scopre che quel “Mario” è un componente della Banda della Magliana. Come mai l’organizzazione criminale più potente e sanguinaria di Roma è coinvolta nella scomparsa di una quindicenne?

Un’altra tesi, fra le più accreditate, è quella secondo cui uomini della criminalità romana avrebbero preso la ragazza per poi consegnarla ad esponenti della Chiesa per motivi ignoti, il più inquietante dei quali un festino pedofilo. Un’ipotesi, quest’ultima, che è tornata alla ribalta dopo che una telefonata fatta alla trasmissione Chi l’ha visto? ha svelato che tra le tombe della basilica romana di Sant'Apollinare sarebbe sepolto l'ex capo della banda della Magliana, Renato De Pedis. L’autore della telefonata ha suggerito inoltre di controllare «del favore che Renatino fece al cardinal Poletti».

Nella vicenda compare persino Papa Francesco che, in un breve incontro con la famiglia della Orlandi, avrebbe dichiarato “Emanuela sta in cielo”, lasciando così intendere di dare per certo qualcosa che, in realtà, non è mai stato provato: la morte della studentessa, che continua a rimanere un mistero.

Il mistero della scomparsa “ordinaria” di un’adolescente che si è trasformato in uno dei casi più oscuri della storia italiana. E della storia vaticana.