Come agisce la fitoterapia
L'attività terapeutica di una droga vegetale dipende dalla sua composizione chimica, cioè dalla presenza di principi attivi. I principali costituenti delle piante medicinali sono i carboidrati, i glucosidi, i tannini, i lipidi, gli oli volatili o essenziali, le resine, gli alcaloidi e le vitamine.
Molti principi attivi contenuti nelle piante sono usati in terapia medica. Ricordiamo, ad esempio, gli alcaloidi (dall'oppio la morfina e la codeina, dall'ipecacuana l'emetina, dalla fava del Calabar l'eserina o fisostigmina, dalla noce vomica la stricnina, da certe specie di rauwolfia la reserpina ecc.), i glucosidi (dalla Digitalis purpurea la digitalina, dallo strofanto il cardiotonico ouabaina ecc.) e sostanze diverse come la kellina dall'Ammi visnaga, la streptomicina dallo Streptomyces griseus ecc.
A parte i singoli principi attivi, un crescente interesse viene comunque attribuito al fitocomplesso, cioè all'entità biochimica unitaria che agisce in virtù dell'azione complementare e di reciproco potenziamento dei singoli costituenti. Il contenuto di principi attivi in una pianta officinale può variare moltissimo a seconda dell'età della pianta, del periodo dell'anno e persino dell'ora della giornata. Da qualsiasi organo della pianta siano costituite (fiori, foglie, frutti, semi ecc.), le droghe vanno comunque raccolte al momento giusto, ossia durante il cosiddetto tempo balsamico. Ad esempio, le foglie della digitale (pianta bienne) vanno raccolte nel secondo anno, prima che la pianta inizi la fioritura, quando cioè il contenuto di glucosidi è più elevato.
La raccolta si fa generalmente con il clima secco, in modo da favorire l'essiccamento e la conservazione della droga: le sommità fiorite delle piante potrebbero infatti subire un deterioramento a causa della pioggia. È preferibile invece raccogliere radici e cortecce dopo un periodo di umidità: le prime si estraggono dal terreno più agevolmente e le seconde si distaccano più facilmente.