Il commercio e le importazioni
Malgrado le enormi ricchezze di cui disponeva il territorio egizio, molti erano i beni provenienti da altri paesi. Prodotti di prima necessità, come l'olio o certi minerali, e anche alcuni articoli di lusso, tra cui pelli e profumi, venivano infatti importati.
Già dal Periodo Predinastico (fine V millennio-3200 a.C.) nelle tombe dell'antico Egitto fecero la loro comparsa alcuni prodotti provenienti da paesi stranieri e la loro provenienza, tra l'altro, era alquanto varia. Da Canaan, ad esempio, venivano importati olio e vino, che erano trasportati in anfore. I contatti con Biblo sono documentati dal periodo Predinastico. Il prodotto più importato da quella zona era il cedro, il cui legno era notevolmente apprezzato. Nella penisola del Sinai, invece, iniziò l'estrazione di turchese, con cui venivano elaborati gioielli, e di malachite, utilizzata come cosmetico. Il lapislazzuli era importato dal lontanissimo paese di Bactriana, l'attuale Afghanistan. Da Cipro l'Egitto prendeva il rame, necessario soprattutto per le armi. In diverse occasioni l'importazione di questo prodotto fu effettuata per via diplomatica, vale a dire che fu un regalo del sovrano di Cipro al faraone. La principale fonte di rifornimento di prodotti esteri era comunque la Nubia, vicina e ricca di minerali. Inoltre, benché il paese del Nilo disponesse di oro, anche questo minerale, insieme ad altri prodotti esotici, veniva importato dalla Nubia. Dall'Africa sub-sahariana venivano importate scimmie, giraffe e leopardi, animali piuttosto rari in Egitto. Un "prodotto" particolare fu un pigmeo di questa zona portato in dono al re Fiope II.
I prodotti che entravano nella terra dei faraoni erano monopolio statale e solo il sovrano poteva concedere il privilegio dell'importazione, così come soltanto lui poteva revocarlo. In epoche più avanzate, i templi iniziarono a organizzare alcune spedizioni per importare prodotti. La maggior parte dei commerci avveniva via mare: è stato calcolato che un viaggio dall'Egeo fino in Egitto poteva durare circa cinque giorni. Al paese di Opone si giungeva attraverso il Mar Rosso, su imbarcazioni di piccole dimensioni; per giungere in Nubia gli Egizi navigavano lungo il Nilo, oppure potevano seguire la rotta delle oasi. Il percorso via terra, invece, risultava molto più lungo. Gli egizi non utilizzarono la moneta fino alle epoche più tarde e il commercio veniva realizzato tramite scambi. Per conoscere il valore dei prodotti si usavano alcune misurazioni fatte con rame (nel caso in cui il prodotto non fosse pregiato) o anche oro e argento (nel caso di prodotti di lusso). Quando l'importazione non fu più monopolio statale, anche i piccoli commercianti ebbero accesso ai prodotti importati.
Dai paesi del Mediterraneo si importavano numerosi prodotti, che giungevano su enormi imbarcazioni di proprietà dello Stato. In particolare, si distinse la cosiddetta "nave di Biblo": questo mezzo di trasporto era ideale per importare le anfore contenenti vino e olio, così come grandi quantità di minerali e legno. Uno dei prodotti utilizzati sin dal Predinastico per la realizzazione di piccoli oggetti artistici era l'avorio, che arrivava dall'Africa nera, dove abbondavano gli elefanti. Questo prodotto veniva però importato anche dalla Nubia, come è testimoniato da alcuni rilievi delle tombe. A partire dal Terzo Periodo Intermedio, il bronzo fu impiegato in grande scala. In Egitto, però, gli elementi per realizzare tale lega (rame e stagno) erano scarsamente presenti e quindi furono importati. Il rame fu prelevato da Cipro, ma furono i Fenici a portarne grandi quantità in Egitto. Una volta elaborati gli oggetti di bronzo, gli stessi Fenici si facevano carico di diffonderli commerciandoli per l'intero Mediterraneo. Gli alberi della mirra, sempre molto apprezzati, venivano trasportati interi per poi essere piantati in Egitto. Sin dai primi tempi della storia d'Egitto vi furono contatti con il mondo greco, dapprima con i Cretesi e poi con i Micenei e i Greci. È probabile che alcuni commercianti di Creta si trasferirono in Egitto per commerciare, e dall'isola arrivarono ceramica e profumi. Benché il commercio fosse controllato dallo Stato e riguardasse beni di lusso, sono stati rinvenuti oggetti micenei in umili case dell'epoca amarniana, il che lascia supporre l'esistenza di una certa importazione su scala maggiore.
Il "commercio silenzioso"
La spedizione della regina-faraone Hatshepsut al paese di Opone è raffigurata in alcuni rilievi del suo tempio, a Deir el-Bahri. Nelle immagini, oltre ai diversi prodotti importati, è possibile osservare un tipo di commercio che non veniva praticato solo in Egitto, ma anche in alcune tribù primitive del Pacifico; si trattava del cosiddetto "commercio silenzioso". In questo commercio, le due parti depositavano una serie di prodotti senza nessun tipo di comunicazione fintanto che la quantità sembrava ragionevole a entrambi. Questo tipo di commercio si effettuava soprattutto in luoghi in cui non era conosciuto il vero valore dei prodotti scambiati. Nei paesi del Mediterraneo, invece, e nelle grandi potenze come l'Egitto, il commercio veniva realizzato in forma più avanzata.